VERSO IL VOTO. La sfida decisiva per il Campidoglio
Domenica e lunedì si sfideranno per il turno di ballottaggio i candidati a sindaco in 67 Comuni, di cui 11 capoluoghi di provincia: Roma, Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Lodi, Siena, Treviso e Viterbo. Il centrosinistra parte in vantaggio in tutti i Comuni capoluogo, anche in quelli storicamente più legati al centrodestra, come Imperia. Il Movimento 5 Stelle è invece riuscito ad andare al ballottaggio in tre Comuni con meno di 15 mila abitanti: Pomezia (Roma), Assemini (Cagliari) e Martellago (Venezia). Se la sfida principale sarà quella di Roma, tutte le partite sono importanti e ancora praticamente aperte. Il Pd, che due settimane fa ha vinto a Isernia, Massa, Pisa, Sondrio e Vicenza, ora spera di fare l’en plein, anche per i risvolti che il voto potrebbe in qualche modo avere sugli equilibri politici nazionali. Sfida sul filo di lana a Brescia, dove il sindaco uscente, di centrodestra, Adriano Paroli, al 38% di preferenze al primo turno, dovrà vedersela con Emilio Del Bono, sostenuto dal Pd, al 38,06%. A Treviso il «sindaco sceriffo» Giancarlo Gentilini, sostenuto dalla Lega e dal Pdl, già due volte primo cittadino e poi due volte vice, si è inaspettatamente fermato, al primo turno, al 34,82%, contro il 42,53% di Giovanni Manildo, sostenuto da Pd e Sel. Siena, storica roccaforte del centrosinistra, vede Bruno Valentini, sostenuto da Pd e Sel, al 39,54%; lo tallona Eugenio Neri, sostenuto dal centrodestra, al 23,37%. Nella cittadina del Palio è evidente l’influenza che ha avuto lo scandalo Monte Dei Paschi. Alle urne sono chiamati quasi 4 milioni di italiani. Domani e lunedì si voterà anche in Sicilia per il primo turno delle elezioni comunali che interesseranno 142 Comuni, di cui 4 capoluoghi di provincia: Catania, Messina, Ragusa e Siracusa. Complessivamente, dunque, il voto riguarderà 209 Comuni. In Sicilia le sfide più importanti sono quelle di Messina e Catania ma politicamente rilevante sarà il risultato del Movimento 5 Stelle. Non a caso, ieri il governatore Rosario Crocetta si è augurato che «tenga il Movimento 5 stelle» che in Sicilia, ha ricordato, «si è assunto delle responsabilità» e «favorisce un quadro politico più avanzato».
CAMPIDOGLIO, LA SFIDA DECISIVAA metà pomeriggio Ignazio Marino si vede già sindaco. «Siamo a settantadue ore dalla liberazione di Roma, ci siamo quasi...». Alla stessa ora Gianni Alemanno attraversa la capitale e, sottovoce, ripete di credere ancora al miracolo. «Roma ha bisogno di continuità. E poi per governare le mille emergenze si devono conoscere i meccanismi, la macchina amministrativa, le strutture...». Dietro le parole private del sindaco prendono forma le speranze della rimonta "impossibile": «I romani non hanno bisogno di belle parole sulla bellezza della città. Hanno bisogno di un amministratore». È un duello infinito. Sono passate le 18 quando Guglielmo Epifani arriva a Piazza Farnese dove Marino si prepara a chiudere la campagna elettorale. «I romani vogliono cambiare e Marino è la persona giusta. Credo che possa davvero vincere la sfida». Con 12 punti di vantaggio il candidato del Pd vola alto. Non offre ricette, soluzioni, piani. "Regala" parole e ora evita anche di esprimersi in modo esplicito su temi "difficili" come quello dei matrimoni gay: «Sono favorevole ai diritti di tutti, ma non sono io a scrivere le leggi nazionali». Alemanno deve recuperare e spinge: «Marino non conosce Roma; ha deciso di candidarsi a sindaco solo tre mesi fa... Poi si è messo a fare il moralista ma ha dimostrato di non essere assolutamente qualificato per farlo perchè ha tanti problemi anche da questo punto di vista». Di nuovo Marino: «Dobbiamo liberare Roma dalla palude e dai favoritismi e farla tornare a sperare e a sorridere». Di nuovo Alemanno: «Noi siamo gli unici che possono dare garanzie sui valori della vita e della famiglia, sullo sviluppo di Roma producendo sulla sicurezza e facendo in modo che nella capitale resti solo chi rispetta le regole. Grazie alla nostra guida Roma sarà la prima città a uscire dalla crisi». Domani si vota. E il sindaco sa che ce la potrà fare solo se esploderà la partecipazione. «Tutti vadano a votare perchè non è pensabile un astensionismo che premia l’apparato grazie al quale Marino è andato avanti al primo turno. Se vince il voto d’opinione vinciamo noi». Tra settandadue ore tutto sarà chiaro. Arturo Celletti