La campagna elettorale arriva agli incroci decisivi. Stasera il premier è a piazza del Popolo a Roma, poi andrà da Bruno Vespa. Domani la chiusura a Firenze, anticipata però da una conferenza stampa sui primi 80 giorni di governo. Beppe Grillo oggi invece è a Milano, ma il 'boom' lo sta conservando per la chiusura
di domani sera nella Capitale (a piazza San Giovanni). Silvio Berlusconi è al Palazzo dei Congressi all’Eur e poi a Matrix in tarda serata. Domani, inoltre, l’ex premier non sarà a Cesano Boscone, ma avrà il permesso di fare campagna elettorale: le sue ore settimanali di servizi sociali sono state spostate a sabato mattina, quando già vigerà il silenzio elettorale.
Stamattina il premier, intervistato a Radio anch’io, ha ribadito che per il Pd si potrà parlare di “netta sconfitta” solo se si scende “sotto il 25%”, il risultato raggiunto da Bersani alle politiche del 2013. “Ma faremo un grande risultato, ne sono convinto”, assicura
Matteo Renzi. Sopra la soglia del 25-26, insomma, nessun rischio per il governo e nemmeno nessuna necessità di aprire il governo alla partecipazione di Forza Italia (“Non allargo la maggioranza, con loro solo le riforme…”). I problemi per l’esecutivo nascerebbero, invece, se il 26 maggio risultasse totalmente insabbiato il cantiere delle riforme istituzionali (Italicum e Senato). Sul punto, Renzi avverte: "Se non mi fanno fare le riforme allora si che è fallito il mio progetto e vado a casa. Io sono qui a Roma per cercare di cambiare le regole del gioco". Sulla vera posta in gioco dopo il voto, ovvero le riforme, si sono espressi anche i leader di Ncd Angelino Alfano e Gaetano Quagliariello, scommettendo sul buon esito del voto europeo e sul rafforzamento della coalizione di governo proprio grazie al Nuovo centrodestra.
Anche Berlusconi prosegue nel suo vorticoso giro mediatico. Nella mattinata, ospite a La7, si mostra scettico sulla possibilità che il governo arrivi al 2018. "Io credo che noi dovremmo guardare all'ipotesi delle elezioni anticipate con molta attenzione: questa legislatura non andrà al 2018, al massimo entro 18 mesi andremo a elezioni sempre che non avvengano fatti traumatici come la vittoria Grillo alle Europee. Che Dio ce ne scampi".
Silvio Berlusconi, guardando al voto anticipato, assicura però che nessun figlio sarà in campo, nonostante il forte accentramento di poteri in corso in Forza Italia presso i suoi fedelissimi. Quanto al patto con le riforme con Renzi, l’ex Cavaliere negli ultimi giorni ha cambiato registro: non stoppa più il cantiere, ma rilancia chiedendo “l’elezione diretta del capo dello Stato” già in questa legislatura. Duro invece il giudizio sulle misure economiche dell’esecutivo: “Sono dilettanti allo sbaraglio”.
Beppe Grillo torna in campo nel pomeriggio a Milano. Ma fanno ancora rumore le parole pronunciate ieri notte a Firenze, quando si è di fatto intestato la “questione morale”: “Siamo gli unici a portare avanti l’eredità di Berlinguer”. L’ex comico genovese, intanto, dal suo blog chiama a una supermobilitazione per domani sera in piazza San Giovanni: “Vi chiedo uno sforzo ulteriore. Capisco che partire da tutta Italia coi pullman e i treni sia disagevole. Ma dobbiamo trovarci in piazza San Giovanni. Dobbiamo abbracciarci, toccarci, guardarci negli occhi perché sarà una grande festa di affetto. Entriamo nelle istituzioni, facciamo lo Stato. Poi il Movimento, quando lo Stato sarà formato dai cittadini, si scioglierà. Non avrà più senso. Questo non è un partito che si sostituisce a un altro. Il 23 maggio a Roma facciamo una festa straordinaria. Le nostre parole guerriere torneranno sulla piazza di San Giovanni e sarà un abbraccio di milioni di persone”.