«Discuteremo... L’esame del provvedimento è solo all’inizio, ma va salvaguardata una specificità dei termini di prescrizione per i reati di corruzione...». È ormai sera quando il Guardasigilli Andrea Orlando, negli studi Rai per la registrazione del programma «Porta a porta», prova a ricucire i margini dello strappo aperto nella maggioranza dalla decisione di Area popolare (Ncd più Udc) di non sostenere, ieri alla Camera in commissione Giustizia, la riformulazione dell’articolo 1 del testo di riforma della prescrizione che prevede un corposo allungamento dei termini per i reati di corruzione. La proposta firmata dai due relatori di maggioranza del provvedimento (Sofia Amoddio del Pd e Stefano Dambruoso di Sc) e sostenuta dal parere favorevole del governo, alla fine è passata in commissione, ma con l’astensione di M5S e i voti contrari dei componenti di Forza Italia e di Area popolare, che la giudica «inaccettabile». Prevede un intervento sulla versione attuale dell’articolo 161 del codice penale («In nessun caso l’interruzione della prescrizione può comportare l’aumento di più di un quarto del tempo necessario a prescrivere») per innalzare «alla metà» il tempo da calcolare, in aggiunta al massimo della pena, per arrivare alla prescrizione del reato. Se diventasse legge, ad esempio, i termini di prescrizione per il reato di corruzione semplice potrebbero estendersi fino a 18 anni. Ciò in quanto il disegno di legge anti corruzione, attualmente in discussione al Senato, innalza a 10 anni la pena massima, a cui sommare un’altra metà (5 anni) e i 3 anni di sospensione previsti per tutti i reati nella medesima riforma: 2 dopo la condanna in primo grado e uno dopo la condanna in appello. Ma la nuova versione trova la ferma contrarietà di Ap, che col capogruppo in commissione Alessandro Pagano annuncia il rischio di frizioni sul piano politico: «Su questo punto è rottura con la maggioranza. Con la proposta dei relatori si allungano i tempi di prescrizione a 25-30 anni, una posizione ideologica che per quanto ci riguarda mette in difficoltà lo stesso governo». Dal Pd arriva la replica di Walter Verini: «Si tratta di un buon testo, è un segnale importante nella lotta alla corruzione». Toni accesi a parte, è partita subito l’opera degli sherpa per cercare una ricomposizione dentro la maggioranza. Lo lasciano intendere, sui due fronti, sia il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi («Stiamo lavorando col Guardasigilli Orlando, la presidente Ferranti e i membri della commissione. Ed è stata individuata un’ipotesi di accordo»), sia il vice ministro della Giustizia Enrico Costa (Ncd), che pronostica «correttivi in Aula». Ieri, comunque, l’esame del testo in Commissione si è concluso e il testo dovrebbe approdare nell’Aula di Montecitorio entro il 16 marzo. Negli stessi giorni, fra il 17 e il 19, è atteso nell’emiciclo di Palazzo Madama l’esame del ddl anti corruzione (le cui norme si incastrano con quelle sulla prescrizione): ieri l’Aula ha respinto sia la richiesta di anticiparlo alla prossima settimana e che quella (avanzata dal presidente della commissione Giustizia Nitto Palma e dal capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani) d’inserire nel calendario la formula «ove concluso in commissione». Il testo, dunque, potrà arrivare in Aula anche senza che i commissari abbiano concluso il proprio lavoro. Secondo quanto ha riferito il presidente del Senato Pietro Grasso, la decisione di non anticipare l’arrivo in Aula del testo è dovuta anche «in relazione allo stato dei lavori in Commissione giustizia », dove non risulta peraltro ancora formalmente presentato l’emendamento annunciato dal governo per reintrodurre le sanzioni penali nel reato di falso in bilancio. Il ritardo viene stigmatizzato dai senatori di Forza Italia, irritati dalle anticipazioni giornalistiche sui contenuti del testo: «Non possiamo tollerare che un emendamento del governo, da tutti atteso in commissione e che sta oggettivamene ritardando i lavori, venga veicolato ai giornali prima che al Parlamento», protesta Nitto Palma. Non è del medesimo parere il senatore del Pd Giorgio Tonini: «Ci auguriamo che questo tempo sia usato in modo proficuo anche da quelle forze di opposizione come Forza Italia che, in questi giorni, anche attraverso atteggiamenti ostruzionistici, hanno, di fatto, rallentato i lavori».