Ultimo ripasso prima di entrare al PalaAlpitur di Torino per un concorso della Sanità
Un quadro epidemiologico in netto miglioramento, con le terapie intensive che si stanno ormai svuotando e sono ben al di sotto della soglia di allarme. La pandemia da Covid-19 in Italia sta rallentando significativamente, come dimostra l'ulteriore calo dell'indice di trasmissibilità Rt - questa settimana a 0,63 - e del tasso di incidenza che è sceso a 9 casi su 100mila abitanti. I dati dell'ultimo monitoraggio settimanale della Cabina di regia confermano dunque il trend positivo, ma a preoccupare è ora la crescente prevalenza delle varianti del virus SarsCov2: la Delta, più temibile perché più contagiosa, ha raggiunto una diffusione pari al 22,7% dei casi e, secondo l'ultima indagine rapida dell'Istituto superiore di sanità, è ormai presente in 16 Regioni.
A sottolineare l'importante inversione di tendenza è lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza, che rileva come i numeri di oggi della cabina di regia siano "molto incoraggianti. È la fotografia - ha commentato - di un Paese con un quadro epidemiologico molto migliorato, conseguenza della campagna di vaccinazione che resta l'arma fondamentale per mettersi alle spalle questa stagione". Tuttavia, ha avvertito, "continuo a chiedere massima prudenza ed i numeri ci dicono che la strada della gradualità è quella giusta. Siamo ancora dentro questa battaglia e c'è bisogno di grande cautela. Ci vuole gradualità perché la partita è ancora aperta".
Il monitoraggio fotografa dunque un'Italia in cui tutte le Regioni sono a rischio basso e con un tasso nazionale di occupazione in terapia intensiva al 3% (la soglia critica è il 30%), ed anche il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende ulteriormente e si attesta al 3% (soglia critica 40%). I dati giornalieri del ministero della Salute confermano il trend in discesa, con 794 positivi nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 882) e 28 vittime (ieri 21), mentre il tasso di positività è stabile allo 0,4%. Sono invece 213 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid, con un calo di 16 rispetto a ieri, mentre i ricoverati in area medica sono sotto quota 1.500. Tuttavia l'allarme resta poiché, sebbene in assoluto i nuovi casi siano in diminuzione, la proporzione delle infezioni causate da varianti delta e kappa (la seconda faceva parte della famiglia della variante delta ed è ora distinta) è in aumento. Lo rileva il monitoraggio settimanale, e la conferma arriva appunto dalla nuova indagine rapida condotta dall'Iss e dal Ministero della Salute, relativa al 22 giugno. Buona notizia dalla Lombardia, che per la prima volta dallos corso ottobre non registra nessuna vittima.
A questa data, la variante Delta aveva infatti una prevalenza pari al 22,7% ed è stata identificata in 16 Regioni/Province autonome, con un range tra lo 0 e il 70,6%. La prevalenza della variante Alfa era invece del 57,8%, in calo rispetto all'88,1% del 18 maggio, con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 16,7% e il 100%. Alla stessa data, la variante Gamma (prima denominata 'brasiliana') aveva una prevalenza pari a 11,8% (con un range tra 0 e 37,5%, mentre nella precedente survey era al 7,3%).
La crescita della prevalenza della variante Delta "è un dato atteso, che deve essere monitorato con grande attenzione", ha affermato il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, avvertendo che è dunque "fondamentale continuare il tracciamento sistematico dei casi per individuare i focolai, che in questo momento è reso possibile dalla bassa incidenza, e completare il più velocemente possibile il ciclo vaccinale, dal momento che, come confermato anche dall'Ema, questo garantisce la migliore protezione". Eppure, il tracciamento dei casi e il sequenziamento dei campioni "cruciali in questa fase, sono ancora insufficienti e inaffidabili poiché effettuati su una base emergenziale e non strettamente statistica", rileva Giuseppe Arbia, professore di Statistica economica all'Università Cattolica di Roma e curatore del sito COVSTAT sull'andamento pandemico da Covid-19.
Ad ogni modo, conclude il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, a fronte della crescente minaccia rappresentata dalle varianti resta un'indicazione precisa: "È necessario mantenere comportamenti individuali ispirati alla massima prudenza e, soprattutto, continuare a vaccinare".