Attualità

IL CASO. Quei clandestini sepolti. E dimenticati

Nello Scavo giovedì 8 ottobre 2009
I numeri del disastro di Messina aumentano, di ora in ora. E però non dicono dei "fantasmi" di Giampilieri: gli extracomunitari clandestini. Nessuno sa dire con esattezza quanti fossero gli stranieri. In paese si vedevano poco. Dormivano in alloggi di fortuna, spesso in casali di campagna abbandonati. Soprattutto senegalesi e marocchini. I loro datori di lavoro li pagavano in nero, e difficilmente ne denunceranno la scomparsa. Ufficialmente, non esistono. «Lo sapremo – ha ribadito Guido Bertolaso riferendo alla Camera– solo quando l’opera di soccorso sarà terminata e tutte le zone colpite, i valloni, gli scantinati, saranno indagati fino all’ultima delle possibilità». In Prefettura fanno notare che non c’è modo di sapere se essi si siano salvati. «Trattandosi di clandestini – osserva un funzionario – è ragionevole ipotizzare che non verranno mai a dirci che stanno bene, perché rischierebbero di essere identificati ed espulsi».Tra gli stranieri ci sono anche eroi di cui poco si è saputo. Il maresciallo dei carabinieri Giovanni Calderone, ha perso la suocera, Concetta Cannistraci di 71 anni e la badante rumena, Monica Balascuja, 48 anni, madre di 4 figli. Abitavano nei pressi del torrente Divieto, a Scaletta Zanclea. «Io e mia moglie – racconta il maresciallo – eravamo fuori al momento della tragedia; in casa, al piano terra, si trovavano le nostre due figlie, mia suocera disabile e la badante. Proprio quel piano è stato inondato dal fango». Calderone trattiene le lacrime, perché almeno Monica poteva salvarsi e tornare sana e salva nel suo Paese. «Le mie figlie sono riuscite a fuggire nei piani superiori dello stabile, mentre la badante e mia suocera non ce l’hanno fatta nonostante i tentativi della rumena di portarla in salvo in tutti i modi, sacrificando la propria vita».