Attualità

Lo studio. Caldo, cosa significa che ha ucciso 18mila italiani (e come proteggersi)

Viviana Daloiso lunedì 10 luglio 2023

Anziane su una panchina di Pontedera, nel Pisano

I fatti noti, prima di tutto: sullo sfondo del riscaldamento globale, lo scorso anno il continente europeo ha vissuto un’intensa serie di ondate di calore che hanno battuto i record di temperatura, con l’estate più calda mai registrata che ha provocato siccità e incendi boschivi. L’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, aveva già segnalato un eccesso di mortalità insolitamente elevato, ma la quota di mortalità attribuibile al caldo non era stata finora quantificata. Ora il legame tra il caldo e la mortalità invece è certo, ed ecco la novità arrivata in queste ore, ripresa con grande evidenza da tutte le agenzie di stampa e i siti di informazione: gli scienziati dell’Istituto nazionale francese di sanità (Inserm) e dell’Istituto di salute globale di Barcellona (ISGlobal) hanno infatti ottenuto i dati di temperatura e mortalità per il periodo 2015-2022 in 823 regioni di 35 Paesi europei, ovvero una popolazione totale di oltre 543 milioni di persone. Risultato? Secondo i loro calcoli tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022 ci sarebbero stati 61.672 decessi correlati al caldo in Europa. Durante questo periodo, tra il 18 e il 24 luglio in particolare, si è verificata un’ondata di caldo particolarmente intensa a cui sarebbero associati un totale di 11.637 decessi. «È un numero altissimo – ha commentato Hicham Achebak, ricercatore dell’Inserm e coautore dello studio –. Conoscevamo gli effetti del caldo sulla mortalità con il precedente del 2003, ma con questa analisi vediamo che c’è ancora molto lavoro da fare per proteggere le popolazioni».

Per quanto riguarda l’estate 2022, scomponendo per Paese, la Francia ha registrato l’incremento di temperatura più elevato rispetto alle medie stagionali, con +2,43ºC sopra i valori medi del periodo 1991-2020, seguita da Svizzera (+2,30ºC) e Italia (+2.28ºC). Ma in termini assoluti, il Paese con il maggior numero di vittime è stato il nostro, con 18.010 morti. Di più, lo studio specifica che la stragrande maggioranza dei decessi si è concentrata nelle persone di età pari o superiore a 80 anni (e che la mortalità attribuibile al calore è stata del 63% più alta nelle donne che negli uomini). Il che, un po' come nel caso del Covid, spiega immediatamente le ragioni del triste primato del nostro Paese: «Questi dati sono infatti la conferma della “tempesta perfetta” presente già da anni in Italia - spiega Agostino Di Ciaula, presidente del Comitato scientifico Isde, medici per l'Ambiente, e medico della Medicina interna universitaria del Policlinico di Bari -. Le conseguenze dei cambiamenti climatici infatti agiscono in Italia su una popolazione resa più vulnerabile di altre dall'età media avanzata e dalla crescita epidemiologica costante di malattie cronico-degenerative ad insorgenza sempre più precoce, senza dimenticare il numero di lavoratori a rischio di particolare esposizione alle ondate di calore (soprattutto in Italia meridionale) e il maggiore rischio presente in fasce sociali a basso reddito e, di conseguenza, a bassa capacità di resilienza». E senza escludere anche il post-pandemia, con gli anziani nuovamente più colpiti (e provati fisicamente) dal virus e i ritardi nei controlli sulla salute innescati dal cortocircuito sanitario dei lockdown. Insomma, per le 18mila vittime italiane dello studio il caldo ha rappresentato la concausa - o meglio la causa contingente - del decesso.

La prevenzione necessaria

L'Europa, d'altronde, è ancora il continente che sta vivendo il maggior riscaldamento globale, fino a 1°C in più rispetto alla media. In questo contesto, le stime effettuate dai gruppi di ricerca suggeriscono che, in assenza di una risposta efficace, il continente dovrà affrontare una media di oltre 68mila morti in più ogni estate entro il 2030 e oltre 94mila entro il 2040: «Queste previsioni si basano sull'attuale livello di vulnerabilità e sulle temperature future» ha spiegato Hicham Achebak. Se adottiamo misure efficaci di prevenzione, insomma, «la vulnerabilità può essere ridotta». «Lo studio dimostra che proprio le strategie di prevenzione del caldo devono essere rivalutate, tenendo conto in particolare del genere e dell'età» il commento di Chloe Brimicombe, ricercatrice climatica dell'Università di Graz (Austria), in una nota del Science Media Center del Regno Unito. Emerge dallo studio «un'urgente necessità di proteggere le popolazioni più vulnerabili» ha sottolineato anche Raquel Nunes, docente all'Università di Warwick (Inghilterra).

Due bambine si rinfrescano in una fontana di Milano - Fotogramma

Per il Wwf Italia, la ricerca dimostra che siamo ancora impreparati di fronte all'accelerazione del cambiamento climatico, oltre a non agire in modo minimamente adeguato per abbattere le emissioni ed evitare che il fenomeno progredisca a livelli ingestibili. «Le emissioni di gas a effetto serra provocate dalle attività umane (uso dei combustibili fossili, deforestazione, ecc.) hanno portato a un aumento rilevabile delle temperature globali, associato ad un incremento della frequenza e dell'intensità delle ondate di calore e delle estati calde. Si tratta ormai di fenomeni che si ripetono, non fenomeni rari o eccezionali come fu l'ondata di calore del 2003». Ma nonostante proprio dal 2003 si sia presa coscienza dell'impatto potenziale delle ondate di calore e si siano messe in atto misure di intervento, «le modalità per affrontare il fenomeno - continua il Wwf - risultano ancora del tutto insufficienti: occorre una rivalutazione e un rafforzamento delle piattaforme di sorveglianza della situazione, dei piani di prevenzione e delle strategie di adattamento a lungo termine».

Il decalogo di FederAnziani

Se di prevenzione occorre iniziare a occuparsi con puntualità, ecco allora - in concomitanza con la prima vera ondata di calore di quest'estate 2023 nel nostro Paese, prevista per tutta la settimana in corso - i consigli del Decalogo salvavita elaborato in queste ore da Senior Italia FederAnziani e dedicato proprio a chi è più a rischio: si va dalle raccomandazioni di buon senso (non uscire nelle ore più calde della giornata, ovvero dalle 12 alle 17, e farlo sempre col capo riparato dal sole), a quelle sull'alimentazione (bere almeno un litro e mezzo di liquidi al giorno, evitando bevande alcoliche, gassate o troppo zuccherate, e consumare pasti leggeri) all'abbigliamento (indossare abiti leggeri, non aderenti, di colore chiaro e tessuti naturali perché le fibre sintetiche ostacolano il passaggio dell'aria) fino alla raccomandazione di non interrompere le terapie mediche, né sostituire i farmaci che si assumono abitualmente, di propria iniziativa (ma sempre consultando il proprio medico). Infine, l'undicesima e non meno importante regola rivolta ai familiari, amici, figli e nipoti: non lasciare soli, mai, gli anziani. Soprattutto d'estate.

In base alle previsioni, il clima rovente nel nostro Paese durerà almeno per altri 7 giorni con temperature massime ben oltre i 40 gradi e nuovi possibili record. La giornata più calda secondo gli esperti potrebbe essere mercoledì 12 luglio quando, in alcune località della Sardegna, potrebbero addirittura toccarsi i 45 gradi, se non oltre (il record assoluto, 48,8°C, è stato registrato nell'agosto 2021 in provincia di Siracusa). Non andrà meglio neanche nelle ore notturne: le notti saranno tropicali con umidità alle stelle (afa) e valori che non scenderanno al di sotto dei 22-23 gradi su gran parte del Paese.