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Intervista. Calderone: «Aperti al confronto. Ma il decreto è a favore dei lavoratori»

Francesco Riccardi sabato 6 maggio 2023

«Il confronto con le organizzazioni sindacali c’è stato e ci sarà ancora in futuro. Le sfide che attendono il lavoro sono ancora tante». Nella giornata che vede le sigle sindacali mobilitate a Bologna, la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, interviene per chiarire nel merito i contenuti del decreto del Primo Maggio. «La nostra è un’azione politica a favore del lavoro e dei lavoratori, maggiore sostegno ai più fragili, contrasto alle attività in “nero”. E con un impegno di legislatura a rendere il taglio del cuneo fiscale strutturale».

Signora Ministra, con il Consiglio dei ministri del Primo Maggio avete iniziato una riforma del lavoro, con una forte affermazione della vostra volontà politica. I sindacati oggi scendono in piazza per protestare. Cosa vorrebbe dire a Cgil, Cisl e Uil e soprattutto quale messaggio volete mandare ai lavoratori e ai giovani in particolare?

Il Primo Maggio è una data simbolica che deve unire e non certo dividere l’Italia. È stata, per il Governo, un’occasione per dare un segnale concreto del suo impegno a favore di lavoratori, famiglie, imprese e soprattutto giovani. Che rappresentano il futuro del nostro Paese e che vanno accompagnati nella realizzazione delle loro aspirazioni lavorative. Ai sindacati confermo la volontà di proseguire con l’ascolto e il confronto sulle tante sfide che ancora interessano il nostro mercato del lavoro.

Il taglio del cuneo fiscale, previsto per ora fino a dicembre, come agirà? È sufficiente a sostenere i bassi salari?

L’impatto è piuttosto significativo perché mette in busta paga, fino alla fine dell’anno, mediamente 100 euro in più. È un buon inizio. La riduzione in maniera strutturale di cinque punti percentuali del cuneo fiscale contributivo è un impegno di legislatura. E quindi continueremo a lavorare su questo fronte.

Le nuove norme sui contratti a termine rischiano da un lato di allungare ulteriormente i periodi di lavori intermittenti per i giovani, dando loro poche prospettive di stabilità, e dall’altro secondo diversi esperti di far crescere il contenzioso giudiziario. Quali sarebbero i vantaggi che immaginate?

Su questo tema, credo ci sia stata molta confusione. Non abbiamo modificato la durata dei contratti a termine. Siamo intervenuti sulle causali per i rinnovi dopo i 12 mesi, rimandando alla contrattazione collettiva per la definizione delle casistiche dei rinnovi. Si tratta di una norma di chiarimento che non ha alcun riflesso sulla precarietà, in una fase, peraltro, in cui i contratti a tempo indeterminato stanno crescendo e in cui il problema dei datori di lavoro è sempre più spesso quello di trovare le competenze giuste e, in molti casi, di trattenerle nelle imprese.

Il nuovo sistema di contrasto alla povertà distingue i poveri sulla base dei carichi familiari e non della effettiva condizione di occupabilità sul mercato del lavoro. Ma un cinquantenne senza figli disoccupato da anni è meno occupabile di un trentacinquenne con due bambini...

L’obiettivo della riforma non è quello distinguere i poveri dagli occupabili. Questi ultimi, fra l’altro, di difficile individuazione poiché l’occupabilità di una persona non è un concetto astratto ma è determinata dalle sue competenze. Il decreto, infatti, oltre ai nuclei in condizione di fragilità (con over 60, minori e disabili), cerca di stimolare coloro che sono in età da lavoro. A questa platea si dà la possibilità di attivarsi per fare un percorso di formazione, finanziato dallo Stato, e di percepire un’indennità (chiamata ora “Supporto per la formazione e il lavoro”) di 350 euro per un massimo di 12 mesi.

Il punto debole sono sempre state le politiche attive. Quali nuove strategie avete immaginato? Si riusciranno a realizzare?

L’accesso alle nuove misure sarà accompagnato da un rafforzamento delle politiche attive. Oltre alla necessaria definizione di un percorso personalizzato di inclusione, nascerà un nuovo Sistema informativo per l’inclusione sociale lavorativa (Siisl). Al suo interno, una piattaforma digitale metterà a disposizione informazioni e offerte di lavoro ed altre opportunità formative, tenendo conto delle competenze del beneficiario. Andiamo incontro, così, anche alla richiesta dell’Europa di miglioramento delle competenze che per questo obiettivo mette a disposizione dell’Italia 4,6 miliardi di euro.

È confermata la neutralità dell’Assegno unico sull’importo del nuovo Assegno di inclusione? E che dunque le famiglie in difficoltà con figli avranno maggiori aiuti rispetto a quanto previsto con il Reddito di cittadinanza?

Sì, esatto. È una scelta di fondo e questo determina un assegno mediamente più robusto per le famiglie più numerose. Per esempio, un nucleo di due genitori e due figli minorenni potrà contare su un importo anche di 1.800 euro annui (900 per ogni figlio) in più rispetto a quanto previsto dalle vecchie regole del Reddito di cittadinanza. Non solo, se uno o tutti e due i genitori disoccupati parteciperanno ad uno o più corsi di formazione potranno avere l’indennità di 350 euro aggiuntiva all’importo dell’assegno di inclusione.

Ma 350 euro massimo per un single che frequenta un corso di riqualificazione, uguale in tutta Italia, è sufficiente per la sua sopravvivenza?

I 350 euro non sono un sussidio, ma una indennità per la partecipazione all’intervento formativo e di rafforzamento delle competenze. Compatibile, comunque, con lo svolgimento di attività di lavoro. L’obiettivo è quello di aiutare le persone, con la formazione, a trovare un lavoro dignitoso e andare oltre la condizione della sopravvivenza.

L’Unione Europea raccomanda, però, di sostenere in maniera strutturale e continuativa le persone disoccupate in povertà. Il nuovo sistema che avete approvato, invece, dura al massimo un anno per i singoli e le coppie senza figli. Non è una contraddizione?

Nessuna contraddizione. Il Decreto lavoro opera una distinzione di platee che hanno esigenze diverse. Da un lato i nuclei con delle fragilità (over 60, disabili e figli minorenni). Per questi, aumentano gli importi e si creano le condizioni per un aiuto concreto per 18 mesi rinnovabili. Dall’altro, coloro che sono in età da lavoro ma che hanno la necessità di essere aiutati a migliorare le proprie competenze. Nella sostanza, lo Stato non taglia le platee di riferimento e né tanto meno gli impegni di spesa rispetto il passato. Opera solo un’azione di stimolo, da un lato, e di aiuto alle famiglie più numerose, dall’altro.

È vero che c’erano spinte di una parte della maggioranza per abolire del tutto i sostegni ai cosiddetti “occupabili”?

L’indicazione, presente nello stesso programma di Governo, è quella di fare in modo che gli “attivabili” in condizione di povertà rientrino davvero nella popolazione attiva e siano stimolati a farlo. Non sono i sussidi erogati senza condizioni che possono stimolare comportamenti attivi.

Ma come pensate di combattere il lavoro nero, che è una delle piaghe peggiori e più diffuse del nostro mercato del lavoro?

Rendendo la vita sempre più difficile a chi aggira le regole in materia di lavoro regolare. In campo ci saranno più ispettori e quindi anche più ispezioni con un maggiore coordinamento di tutte le attività di verifica. La lotta al lavoro nero e irregolare è una mia priorità, così come l’impegno per la sicurezza sul lavoro.

Un’altra fascia di popolazione particolarmente fragile è quella delle persone con disabilità. Come agiranno le norme che avete varato?

Proprio nel decreto appena approvato abbiamo rivolto una particolare attenzione all’inclusione attiva delle persone con disabilità. Intanto, perché sono comprese nell’assegno di inclusione in tutte le condizioni. In più, al fine di favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità con meno di 35 anni, è disponibile un nuovo incentivo all’assunzione con contratto a tempo indeterminato da parte degli enti del Terzo settore, delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale coinvolte nel processo di trasmigrazione e delle Onlus.

Avete progettato uno specifico sistema premiale per le famiglie con figli, ma come funzionerà concretamente?

Il sistema valorizza il lavoro di cura ed attribuisce una maggiorazione dell’assegno anche in ragione del numero dei figli. Inoltre, i figli maggiorenni possono richiedere l’accesso allo strumento di attivazione e ricevere l’indennità. Le famiglie numerose, soprattutto nelle aree con maggior disagio, vanno sostenute con una adeguata attenzione: l’importo più alto dell’assegno è legato anche ai percorsi di attivazione e di formazione. Le modalità di attivazione prevedono anche sanzioni rigorose per le persone che disattendono gli impegni del percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativo e l’accettazione delle offerte di lavoro.

I rapporti con buona parte delle organizzazioni sindacali non sono dei migliori, li avete solo informati all’ultimo... Non pensate a un maggiore confronto ad esempio sulla previdenza?

Sui temi del lavoro, della sicurezza e della previdenza abbiamo incontrato circa dieci volte i sindacati da quando il Governo si è insediato. Il confronto c’è stato e ci sarà anche in futuro e sulla previdenza, questo è stato detto in tutte le occasioni possibili. Non capisco come si possa ancora polemizzare sul poco confronto quando, in poco più di sei mesi, si è intervenuti, anche accogliendo le richieste dei sindacati, due volte per aumentare il potere di acquisto dei lavoratori alle prese con l’inflazione.