È arrivato il primo sì al Decreto legge sugli stadi, che prevede il contributo dei club calcistici ai costi degli straordinari per la sicurezza. Il governo ha posto la fiducia alla Camera e il provvedimento ha ottenuto il via libera con 323 sì, 168 no e 9 astenuti. L'approvazione definitiva del testo arriverà invece martedì mattina, dopo l'esame degli ordini del giorno.
Resta alto intanto l'allarme del mondo del calcio, anche se il presidente del Palermo
Zamparini allontana l'ipotesi di una serrata: ma domani la Lega di A convocherà un'assemblea straordinaria per il 10 ottobre, unico argomento in discussione
proprio la nuova 'tassà sulla sicurezza.
L'affondo, ieri, del premier
Renzi ha avuto intanto il suo
effetto e così, una volta convertito il legge (entro il 21
ottobre), il provvedimento ridisegnerà il sistema. Attualmente
il testo prevede un prelievo tra l'1 e il 3% degli introiti da
biglietteria: il principio non piace assolutamente al calcio, ma
soprattutto se fosse limitato a serie A e B si tratterebbe di un
cifra nell'ordine dei 6-8 milioni. Resta però la preoccupazione
da allarme rosso da parte dei club, per una formula più severa
che in teoria potrebbe ancora essere introdotta nel corso della
discussione parlamentare: per i 25 milioni di straordinari
attualmente pagati alle forze dell'ordine Renzi vorrebbe
incidere direttamente sul fatturato (e si tratterebbe dell'1%).
È l'ipotesi che il calcio vuole scongiurare a tutti i
costi: le prime reazioni di tanti dirigenti sono state per la
serrata, in effetti inutile. "È prematuro parlarne", ha detto
oggi il presidente della Federcalcio,
Carlo Tavecchio. Si cerca
piuttosto un fronte comune per arrivare a un confronto col
governo: il presidente federale a breve potrebbe incontrare
Malagò, che ha già espresso il dissenso del Coni alla linea del
governo.
"Ovviamente le società non possono essere contente", dice
invece Tavecchio ricordando che le società di calcio già si sono
fatte carico di notevoli sforzi economici per contribuire alla
sicurezza, "hanno già fatto i tornelli, hanno sistemato gli
stadi, hanno messo gli steward".
Meno diplomatici il presidente
della Lega di B, Andrea Abodi, e il presidente del Palermo,
Maurizio Zamparini, a cui proprio non va giù il prelievo
forzoso: il primo la bolla come 'demagogia insostenibile", il
secondo come una stupidata enorme". "Far pagare ai club i costi
degli straordinari delle forze di polizia per la sicurezza negli
stadi è una cosa inaccettabile per un sistema che paga un
miliardo di tasse", spiega Abodi. Zamparini è ancora più diretto
e dice che "se ne potrà discutere se lui (Renzi, ndr) e i
politici si pagheranno le scorte. Ma io non sciopero, non l'ho
mai fatto in vita mia. Non ci sarà nessuna serrata del calcio",
chiarisce.
Di tutt'altro tenore i commenti dei
sindacati di Polizia, che
ricordano come "per garantire la sicurezza in ogni singola
giornata di campionato vengono impiegati migliaia di poliziotti
e carabinieri, con un impegno particolarmente gravoso da parte
dello Stato e che assorbe notevoli risorse". "Le società
sportive, del resto - aggiungono Siap e Anfp - traggono lauti
profitti dal regolare svolgimento delle partite. Riteniamo
quindi equo che il 3% degli introiti derivanti dalla vendita dei
titoli di accesso sia destinato a contribuire alle spese per la
sicurezza negli stadi".
Un'equazione che non convince tutti se è
vero, sottolineano gli stessi sindacati, che se non ci sarà una
norma ad hoc il contributo dei club finirà infatti nel 'Fondo
riassegnazioni' gestito dal Tesoro e non al Dipartimento di
Pubblica sicurezza. Il Fondo prevede la ridistribuzione degli
introiti solo entro un determinato tetto, che il ministero
dell'Interno ha però già superato. Il rischio quindi è che i
contributi in eccesso restano nel Fondo e vanno a finanziare
altri bilanci. L'approvazione del testo arriverà martedì dopo
l'esame degli ordini del giorno. Passerà quindi all'esame del
Senato per essere convertito in legge: sarà lì che i club
cercheranno di evitare la stangata, sottolineando come il calcio
sia contribuente fedele e sostanzioso, alle prese con la crisi.