Attualità

L'intervista. Cafiero de Raho: «Ci vuole più etica»

Antonio Maria Mira venerdì 9 maggio 2014
«È come se fossero saltati tutti i valori etici. Quando si pensa di essere finalmente andati avanti poi ci si ritrova nuovamente indietro. Però tanta gente spera che si vada avanti...». È l’amaro commento, ma con un segno di speranza, del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, all’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex ministro Scajola.«L’aspetto che colpisce tutti è che una persona che ha ricoperto posizioni di vertice e di responsabilità nello Stato possa occuparsi di un condannato per mafia fuggito all’estero per non espiare la pena. Quasi che una condanna per mafia non significhi nulla per chi gli è a fianco e lo sostiene. Ma la legge è uguale per tutti e la Procura ha un precetto cui non verrà mai meno, l’obbligatorietà dell’azione penale. Non ci sono intoccabili».Procuratore, ancora una volta la magistratura deve intervenire sulla politica...Anche queste ultime indagini, la nostra e quella dei colleghi di Milano, sono il segnale dell’emergenza politica che di fronte a questi episodi e alla risposta della gente dovrebbe cominciare a fare verifiche al proprio interno, colpire chi sbaglia, rendere trasparenti i comportamenti. Noi colpiamo solo la patologia ma se la politica non torna alla sua etica, alla soddisfazione del bene pubblico, mettendo da parte gli interessi di parte e individuali, non cambierà nulla. La nostra azione deve essere solo un campanello d’allarme, poi tocca alla politica. Per fortuna ci sono segnali di speranza soprattutto tra i giovani. C’è voglia di cambiare verso un’etica del comportamento.Sia la vostra inchiesta che quella milanese partono da legami tra ’ndrangheta e mondo politico. La corruzione aiuta le cosche?È vero. Ormai non c’è inchiesta in cui la criminalità organizzata non ne sia parte, soprattutto la ’ndrangheta. E questo grazie a un radicamento sul territorio che ormai non è circoscrivibile a una provincia ma a tutto il Paese. Con riferimenti importanti grazie a una politica che ha subito l’inquinamento mafioso. Ma la ’ndrangheta è anche favorita da una predisposizione della politica e dell’amministrazione ad essere terreno "fertile" dove può allignare più facilmente. L’illegalità, la corruzione sono l’humus su cui la ’ndrangheta si sviluppa.Una ’ndrangheta ormai ovunque...È diventata più forte perché riesce a mischiarsi a quei livelli sociali che solo apparentemente rappresentano la società buona. E c’è quindi difficoltà a capire chi rappresenta il bene o il male.Ma non è solo responsabilità della politica.La criminalità organizzata e in particolare la ’ndrangheta ha raggiunto il livello superiore che è economia, finanza, mercato globale. Lo dimostra anche la nostra inchiesta con le società di Matacena che hanno dovuto cambiare fisionomia e trasferirsi altrove per non essere identificate. E dove è più difficile indagare. Così anche i tempi dell’inchiesta si allungano. Se avessimo la collaborazione dei settori economici i tempi si accorcerebbero e l’economia, oggi inquinata dal denaro illegale, avrebbe il vantaggio di pulirsi, tornando alle regole della domanda e dell’offerta.