I numeri. C’è un’Italia che sa dire «no». Raccolta firme a quota 93mila
Diciotto regioni, 61 province, 411 Comuni. E 93.194 mila firme. Ecco l’Italia che dice no all’azzardo, che chiede allo Stato poteri in materia per i sindaci, che si mobilita contro questa piaga sociale. Quella stessa Italia che presenta oggi la proposta di legge di iniziativa popolare in materia di regolamentazione del gioco d’azzardo. Lo fa nelle mani della presidente della Camera, Laura Boldrini, pronta a ricevere nel pomeriggio una delegazione di oltre 60 persone: sindaci, assessori, membri di associazioni: «Tutti impegnati per questa battaglia – scandisce Angela Fioroni, responsabile organizzativa di Legautonomie, coordinatore dell’iniziativa – che è una battaglia di diritti e civiltà, prima ancora che di contrasto al gioco d’azzardo ». Una finalità scritta nel dna dell’organismo, nata come associazione di enti locali uniti per tutelare le rispettive comunità. Un’associazione che non poteva certo lasciar sola la “Scuola delle buone pratiche“ ideata da “Terre di mezzo”: è partita da lì la prima raccolta firme, mobilitando quei 299 primi cittadini che il 1 ottobre 2013, a Milano, avevano aderito al “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”. Poi è stato un salutare contagio: «Tra Comuni, comuni e associazioni, all’interno delle unioni dei Comuni, su spinta delle Province e dei Comuni capoluogo», attesta Fioroni. Insomma: firme preordinate a una legge che si pone da subito quale «momento di sintesi di un impegno comune, mai realizzato prima d’ora». Con un obiettivo molto concreto: «Fare in modo che si arrivi a una legge nazionale sul gioco d’azzardo – annuncia Marco Filippeschi, presidente di Legautonomie – che riordini e razionalizzi il settore dei giochi ». E che riconosca «poteri ai Comuni per le decisioni localizzative e di regolamentazione degli orari di apertura e chiusura delle sale slot». Esercizi che ora dipendono dalle questure, le quali a loro volta devono applicare leggi nazionali assolutamente indifferenti ai singoli contesti locali. Nello stesso tempo, aggiunge Filippeschi, vogliamo «continuare a sensibilizzare e informare i cittadini sui pericoli del gioco d’azzardo patologico», oggi più che mai evidenti sotto gli occhi di tutti. Legautonomie vede con favore che «l’articolo 14 della legge sulla delega fiscale, approvata a febbraio, contenga tanti punti che ritroviamo tra gli articoli della legge popolare», ma attende «i conseguenti decreti che il Governo dovrà emanare entro 12 mesi». Una volta stesi, appunta il presidente, «ne verificheremo gli orientamenti». Come a dire: ci auguriamo che l’applicazione pratica della legge non tradisca le finalità con cui è stata emanata. Banchetti, gazebo, spettacoli, seminari. E ancora feste, happening, aperitivi. Con parrocchie e oratori in prima linea. «Dove la raccolta firme è uscita dagli uffici comunali – testimonia Fiorioni – i cittadini hanno posto la loro sottoscrizione al di là di ogni aspettativa». E decisivo, precisa la responsabile organizzativa di Legautonomie, «è stato il lancio di “1000 piazze contro l’azzardo”»'. Una manifestazione inizialmente prevista dal 19 al 26 gennaio, ma di fatto prorogata per il suo grande successo fino al 25 marzo. A condurre questa classifica virtuosa, la Lombardia. Che, da sola, ha suscitato 34.420 adesioni in 200 Comuni. In seconda posizione l’Emilia Romagna, in terza il Veneto. Un punto d’arrivo? 'No, un punto di partenza per rilanciare l’impegno degli enti locali contro l’azzardo': è l’imperativo categorico di Legautonomie.