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Mafia Capitale. La difesa di Buzzi attacca: associazione mafiosa è «pista bislacca»

Redazione romana lunedì 5 giugno 2017

Salvatore Buzzi, l'imprenditore delle cooperative al centro dell'inchiesta Mafia Capitale, si difende attaccando le istituzioni, in particolare rilanciando le accuse al presidente della Regione Nicola Zingaretti di essere stato il «garante» di un spartizione politica sulla gara per il Centro unico di prenotazione sanitaria. Il legale di Buzzi, Alessandro Diddi, oggi nell'arringa al processo ha definito il suo assistito un "Virgilio" «disposto a guidarla in questo percorso ma ha preferito andare alla ricerca delle farfalle all'interno della foresta, costruendo alla fine, in maniera veramente eccessiva, un mostro di processo che aleggia sotto questo 416 bis». Poi ha puntato il dito contro «un sistema di corruzione marcio e spaventoso, a tutti i livelli, dal Comune, alla Regione, al Parlamento. Altro che mafia, altro che Carminati».

L'imprenditore delle coop, nell'ammettere le sue responsabilità, prosegue Diddi, «ha dato tutte le chiavi di lettura dei vari fenomeni, ha ricostruito tutti i passaggi essenziali delle procedure amministrative a lui addebitate come segno di infiltrazione mafiosa, a cominciare dalla gara Cup». La gara per affidamento del centro unico di prenotazione sanitaria «fu un'operazione di sistema fatta con il presidente della Regione che fu garante della più grande spartizione politica». Il legale sostiene che è stata la difesa di Buzzi a fare «il lavoro della procura», che continua a sostenere l'inattendibilità di Buzzi e persegue una «pista bislacca come quella dell'associazione mafiosa».

La procura di Roma ha chiesto una condanna a 28 anni di carcere per Massimo Carminati, 26 e tre mesi per Salvatore Buzzi. Sono 46 gli imputati nel processo in corso nell'aula bunker di Rebibbia, e dopo le richieste di condanna dei pm rischiano pene che vanno dai due ai 28 anni, per complessivi 515 anni di carcere. Le accuse cambiano a seconda delle posizioni, dalla corruzione, alla turbativa d'asta, l'usura e l'estorsione, fino all'associazione mafiosa di cui sono accusati Buzzi, Carminati e altre 16 persone. Nel procedimento, in corso da 17 mesi, oltre a Carminati e Buzzi, considerati i principali artefici della presunta organizzazione criminale al centro dell'indagine, figurano ex amministratori locali di diversi schieramenti politici, ex dipendenti pubblici e dirigenti di azienda.