«Siamo di fronte al riuso politico degli scarti di un’inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici». Ribatte così, il ministro dell’Interno Angelino Alfano alle indiscrezioni emerse dalle carte dell’inchiesta «Labirinto» della procura di Roma e della Guardia di Finanza su un presunto giro di corruzione, frodi fiscali e riciclaggio, sfociata lunedì in 24 arresti e 50 indagati, fra cui il deputato di Area popolare Antonio Marotta. Il cognome del ministro (che non è indagato) figura nel testo di un’intercettazione telefonica riportata da alcuni quotidiani, ma non inclusa nelle 564 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppina Guglielmi. Nel dialogo, il faccendiere Raffaele Pizza (finito agli arresti, mentre suo fratello, l’ex sottosegretario Giuseppe, leader della nuova Democrazia cristiana, è indagato) sostiene di aver 'facilitato' l’assunzione di Alessandro Alfano, 41 anni, fratello del ministro, in Postecom, società del gruppo Poste italiane (oggi è responsabile dell’area immobiliare della spa postale in Sicilia). La conversazione è del 9 gennaio 2015. Pizza si lamenta con Davide Tedesco, collaboratore del ministro, di una richiesta del fratello di Alfano: «Angelino lo considero una persona perbene, un amico. Se gli posso dare una mano...», ma per stipendio Alessandro «come massimo poteva avere 170mila euro... Io gli ho fatto avere 160mila. Adesso va dicendo che la colpa è mia». In serata, è trapelata un’altra intercettazione in cui un’indagata, parlando del ministro, asserirebbe che «mi ha chiamato suo padre...mi ha mandato ottanta curriculum...ottanta.... dicendomi... non ti preoccupare....tu buttali dentro...La situazione la gestiamo noi... E il fratello comunque è un funzionario di Poste....anzi è un ammini- stratore delegato di Poste...». Ma la posizione del titolare del Viminale, espressa nel pomeriggio con una nota, appare ferma: «Le intercettazioni non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni – argomenta Alfano –. Io rimango fermo a quanto valutato da chi l’inchiesta l’ha studiata e portata avanti e ha ritenuto di non coinvolgermi ». La vicenda del fratello del ministro, che ha una laurea triennale in economia conseguita nel 2009, non è nuova. Era stata sollevata all’epoca dell’assunzione in Poste, nel 2013, dall’Unità, ed era stata oggetto di un’interrogazione parlamentare di un deputato di Sel. Ma i controlli della Gdf non hanno portato a contestazioni formali. Ciò su cui gli inquirenti si sono concentrati è la capacita tentacolare di Raffaele Pizza di allacciate rapporti con manager di livello, come l’ex-ammini-stratore delegato di Poste Massimo Sarmi (che non è indagato), nonché «con organi di vertice di enti e società pubbliche, quali Inps ed Enel». In un dialogo, Pizza si vanta delle conoscenze altolocate: «Boeri ci penso io quand’è il momento... Con Sarmi, se gli dico una cosa la fa...». Millanterie? Per accertarlo, gli inquirenti si sono concentrati su alcuni fatti, come una gara da 13 milioni di euro vinta dalla Cadit Spa di Verona nel 2008 per la fornitura di una piattaforma informatica a Poste. A fornire consulenza all’azienda fu la Piao snc di Alberto Orsini (tributarista incluso fra i 50 indagati) e la Cadit pagò 747mila euro, una parte dei quali sarebbe finita a Pizza sotto forma di bonifici per l’acquisto di case. Ma per i magistrati, la consulenza fornita dalla Piao è stata «scadente» e «approssimativa », a fronte di un compenso «sproporzionato». Da parte sua, Sarmi smentisce «categoricamente qualsiasi mio coinvolgimento personale per favorire l’assegnazione di commesse o agevolare procedure di appalto in favore della società Cadit di Verona. Abbiamo sempre seguito regole corrette». Da Poste Italiane, l’attuale ammini-stratore delegato Francesco Caio rimarca come tali legami appartengano al passato: «Da ciò che leggo sui giornali, il giudizio che queste persone danno sul nuovo
management testimonia la discontinuità che stiamo portando avanti». Mentre dall’Inps fanno sapere che il presidente Tito Boeri «non ha mai avuto contatti» con Sarmi e sottolineano che l’istituto «è impegnato in un’operazione di trasparenza».