Salute. Il farmaco gratis, il Sud escluso, la rettifica: la bronchiolite è un caso
Ai neonati il virus respiratorio sinciziale può causare infezioni anche gravi
Sta per partire la campagna vaccinale contro le infezioni respiratorie (influenza e Covid) e cresce la preoccupazione per il virus respiratorio sinciziale (Vrs), che causa circa il 70 per cento delle bronchioliti nei neonati, per i quali rappresenta un rischio serio di ospedalizzazione e di gravi conseguenze, fino alla morte. Contro il Vrs si discute in questi giorni della possibilità di somministrare a tutti i neonati un farmaco, un anticorpo monoclonale (Nirsevimab), che protegge per i primi sei mesi di vita. La bronchiolite, infatti, è stata responsabile nella scorsa stagione 2023-24 di un aumento delle sindromi respiratorie simil-influenzali e di un notevole affollamento sia del Pronto soccorso sia degli studi dei pediatri, con ovvia ansia dei genitori e con ripercussioni sulla regolarità dell’assistenza.
Il capo dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute, Maria Rosaria Campitiello, ha confermato l’intenzione di rendere disponibile il farmaco in modo gratuito per i neonati di tutte le Regioni. La soluzione tecnica è ancora allo studio, ma la risposta dovrebbe placare le polemiche – durate 24 ore – rispetto alla prima circolare del ministero, che riservava la possibilità di somministrare il farmaco, che non è compreso nei Livelli essenziali di assistenza (è in fascia C), solo alle Regioni non sottoposte ai piani di rientro, che sono tutte al Centro-sud. Il che avrebbe significato escludere le sette Regioni ancora interessate dai piani di rientro: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia. E per le altre, la somministrazione del Nirsevimab poteva essere effettuata solo «con risorse a carico dei bilanci autonomi regionali aggiuntive rispetto al Fondo sanitario regionale».
Questa prima deliberazione aveva provocato forti reazioni, soprattutto da parte di esponenti di Pd e Movimento 5stelle, che indicavano come si stesse verificando un anticipo della autonomia differenziata, creando bambini di serie A e di serie B.
Ma anche dai medici specialisti era venuto un allarme: Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia, ricordava che lo scorso anno si erano registrati circa 15mila ricoveri in ospedale per bronchiolite da Vrs, di cui 3mila in terapia intensiva, e 16 decessi. «Se, come speriamo, potremo far partire la profilassi da novembre – aggiungeva Orfeo – per tutti i neonati, questo potrebbe cambiare la storia di questa infezione dal momento che il nuovo anticorpo ha dimostrato di ridurre del 90% il rischio di ospedalizzazione».
Pur negando una «retromarcia» del governo («la nota diceva alle Regioni cosa dovevano fare»), oggi il capo dipartimento della Prevenzione, Campitiello, ha confermato che il ministro della Salute Orazio Schillaci vuole «garantire a tutti, in maniera equa e universale, la possibilità di avere chiaramente a disposizione l’anticorpo monoclonale e in questo senso ci stiamo attivando». La soluzione, che potrebbe venire ufficialmente già oggi, dopo alcuni incontri dei dirigenti ministeriali con i colleghi dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), potrebbe consistere nel cambiamento della fascia dell’anticorpo monoclonale, da C ad A, in modo che diventi gratuito per i bambini in tutta Italia «nel minor tempo possibile» ha detto Campitiello.
Il farmaco Niversimab, spiega il virologo Fabrizio Pregliasco (direttore della scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva all'Università di Milano), è un prodotto molto specifico, ma non un vaccino: «Il vaccino stimola il nostro sistema immunitario a produrre anticorpi. L’anticorpo monoclonale in questione offre una immunizzazione passiva, cioè offre già gli anticorpi, preformati, che offrono una protezione limitata: si degradano in circa sei mesi». In questo modo, però, il soggetto è immediatamente protetto contro l’infezione: «Si fa lo stesso per prevenire il tetano quando una persona si ferisce : viene somministrato subito un richiamo della vaccinazione antitetanica, ma anche immunoglobuline – chiarisce Pregliasco – prodotte dal sangue di soggetti che hanno gli anticorpi, per una risposta immediata all’infezione».