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Comune di Brescello (Reggio Emilia), il paese famoso per essere teatro delle avventure letterarie e cinematografiche di
Peppone e Don Camillo, è stato sciolto per mafia. La decisione è stata presa dal Consiglio dei ministri e fa fa esultare insieme Lega e M5s; entrambi i partiti si considerano infatti i promotori della richiesta di commissariamento.
L’amministrazione comunale era finita nei guai a gennaio del 2015, quando dalle carte dell’inchiesta
Aemilia (è in corso il processo che vede alla sbarra complessivamente oltre 230 imputati) erano affiorati gli interessi della cosca dei Grande Aracri nel settore degli appalti pubblici e delle immobiliari riferibili a diversi Comuni, tra cui proprio Brescello, guidato dal sindaco Marcello Coffrini, sostenuto dalla lista civica per Coffrini e dal Pd, partito che poi lo aveva invitato a dimettersi.
Da qui la decisione della Prefettura di inviare degli specialisti per passare a setaccio il lavoro del Comune. Alcuni mesi dopo è arrivata la proposta di scioglimento avanzata dal prefetto Raffaele Ruberto al ministro dell’Interno Angelino Alfano. Per la prefettura di Reggio Emilia nessun dubbio: esiste “il concreto pericolo che l’attività del Comune sia stata e sia tutt’ora condizionata da infiltrazioni mafiose”.
Esulta la Lega Nord in Regione
Emilia-Romagna secondo cui "lo scioglimento per mafia è una
vittoria di Ln che da anni sta conducendo una battaglia per la
legalità". "Ora aria pulita a Brescello, siamo pronti a
collaborare col commissario, come già fatto con la commissione
prefettizia", scrive l'attivista antimafia del Carroccio, Catia
Silva, consigliera comunale di Brescello.
"È finita come doveva finire ed il
Movimento 5 Stelle si auspicava e chiedeva da tempo. È una
vittoria della legalità. Il Comune di Brescello (Reggio Emilia)
, il paese di Peppone e Don Camillo è stato sciolto per mafia
come proponeva il Prefetto di Reggio Emilia. Le responsabilità
politiche di chi ha portato a questa situazione dovranno essere
indagate fino a fondo", ha detto a sua volta la parlamentare M5S di
Reggio Emilia Maria Edera Spadoni.
"Su Brescello i parlamentari del M5s mentono, perché sanno che in Comune la maggioranza dei consiglieri non era del Pd ma della lista civica per Coffrini. La spina (da staccare) non l'aveva in mano il Pd". Replica su Twitter il senatore del Pd Stefano Vaccari, componente della Commissione Antimafia ed eletto in Emilia Romagna, rispondendo al M5s.
La replica di don Camillo e Peppone: non è un paese mafioso
Brescello non è mafiosa.
Don Evandro Gherardi e
Marcello Coffrini, parroco ed ex sindaco del paese, idealmente gli eredi dei protagonisti creati da Giovanni
Guareschi, sono concordi: lo scioglimento del Comune deciso dal
Consiglio dei ministri non fotografa la realtà del mondo piccolo
sulle rive del Po.
"Non siamo sotto scacco della 'Ndrangheta. Qui i mafiosi ci
sono, vanno combattuti e respinti. Ma dire che il paese e gli
amministratori comunali sono conniventi con la mafia è una cosa
non corretta", dice don Gherardi, che da quattro anni guida la
parrocchia di Santa Maria Nascente, la chiesa dove è ospitato il
crocifisso che parlava con don Camillo nei film con Fernandel e
Gino Cervi.
Il sacerdote, che negli scorsi mesi aveva preso
posizione difendendo il sindaco al centro delle polemiche, è
convinto: "Purtroppo paghiamo la nostra notorietà".
La gente, il suo gregge, "è avvilita, si sente messa sotto
accusa in maniera non giusta". Il paese "è distrutto. Rialzarsi
e vedere il futuro sarà difficile". Lo scioglimento "è una
decisione che rispettiamo, come comunità, ma che non
condividiamo". Don Evandro garantisce per le persone, dice di
conoscere gli industriali, i commercianti, gli artigiani e le
famiglie: "Non ho elementi per dire che ci sono state
intimidazioni, che qualcuno paghi il 'pizzò o quant'altro". E
gli amministratori "hanno sempre agito per il bene comune, non
per favorire qualcuno".
Se il successore di don Camillo è amareggiato, l'uomo che ha
rivestito fino al 30 gennaio il ruolo che fu di Giuseppe
'Peppone' Bottazzi, non è sorpreso, ma dispiaciuto: "La mia
prima reazione è di grande dispiacere anche se mi aspettavo
questo esito perché è da un pò che ho questo sentore", commenta
Coffrini, prima sostenuto dal Pd e poi dimessosi,
anche a
richiesta del partito,
dopo le polemiche seguite a una vecchia
intervista in cui aveva definito il condannato per mafia
Francesco Grande Aracri come persona "molto gentile e
tranquilla".
Il Comune da allora è commissariato, ora lo sarà
per altri 12 o 18 mesi. "Voglio capire quello che è successo e
per questo leggerò tutti gli atti: mi riservo di fare le
valutazioni giuridiche e impugnarli nelle sedi opportune. Ma -
sottolinea - questa non è una sfida alle istituzioni".