Ha rinunciato a utilizzare lo scudo del legittimo impedimento e si farà processare già ai primi di luglio ma a dimettersi non ci pensa proprio. Aldo Brancher, finito al centro delle polemiche politiche, assicura di essere pronto a «andare avanti e di non avere rimpianti». Invece, l'idea di saltare le udienze era un errore, ribadiscono i finiani, che ora rivendicano di averci visto giusto e invitano Berlusconi ad ascoltarli più spesso per evitare «ulteriori autogol» mentre il Pd e l'Italia dei Valori non demordono e continuano a chiedere le dimissioni con gli uomini di Antonio Di Pietro sempre pronti a portare la richiesta di sfiducia in Parlamento.Il diretto interessato, che sabato si era tenuto lontano dai riflettori, ieri ha parlato a più riprese con la stampa e mostra tutta l'amarezza per quanto gli sta accadendo: «Sono stupito - ha detto - che l'Italia sia fatta di cattiveria e di odio». E poi ancora più risentito aggiunge: «Ma come l'Italia perde i mondiali e la gente se la prende con me?». Poi però a chi gli chiede delle deleghe, ancora non ufficiali e della cui assenza si è lamentato il Pm del processo milanese nel quale è imputato, svela un pò di confusione: «L'opposizione? Vada a vedere le deleghe, quelle che sono scritte. In questo momento... le deleghe... sulla Gazzetta Ufficiale, che se le leggano tutti. Vedo che ancora non sono state pubblicate. Sono sereno».Le deleghe, appunto, restano una delle questioni aperte e su cui ad esempio l'Italia dei Valori non fa sconti: «Qui - affermano in una nota congiunta i presidenti dei gruppi parlamentari dell'Idv di Camera e Senato, Massimo Donadi e Felice Belisario - c'è un intero Paese preso in giro. La sua nomina è un imbroglio dimostrato dal fatto che non ha uno straccio di delega o competenza».Sul fronte della maggioranza, il premier Silvio Berlusconi blinda il ministro anche se lascia la questione spinosa delle deleghe nelle mani del Carroccio. La Lega, che dal "caso Brancher'" ha preso le distanze, minimizza e cerca sopratutto di inviare segnali rassicuranti ai propri elettori: le polemiche sollevate attorno alla nomina del ministro Brancher «non ci distoglieranno - assicura il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni - dal motivo principale per cui in tanti ci hanno votato, vale a dire proseguire speditamente sul cammino delle riforme a partire dal federalismo».
BINDI: BRNACHER SI DIMETTA«Brancher dice che era meglio occuparsi della Nazionale? A questo punto si deve dimettere, anche lui è finito nel pallone». Lo dice il presidente del Pd, Rosy Bindi, che aggiunge: se non si dimette «il Pd dovrebbe presentare subito una mozione di sfiducia individuale. Voglio vedere se Fini e la Lega dimostreranno di avere la schiena dritta quando bisognerà votare».Per Rosy Bindi la rinuncia al legittimo impedimento da parte del neo-ministro non risolve un «secondo vulnus», ovvero «la creazione di un ministero ad personam inutile che va cancellato», prova «che dentro questo governo, oltre ai conflitti di interesse, ci sono sospette solidarietà e complicità incrociate».