Migranti. Medici senza frontiere: braccianti senza accesso alle cure. Le loro storie
I migranti impiegati come braccianti nel Metapontino vivono in casolari fatiscenti e baraccopoli, con serie difficoltà di accesso alle cure. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Msf, “Vite a giornata. Precarietà ed esclusione nelle campagne lucane”, presentato oggi a Matera.
"Tra luglio e novembre 2019, siamo intervenuti nell’area con una clinica mobile, offrendo cure mediche di base e orientamento socio-sanitario - si legge nel rapporto - Su 910 visite mediche, abbiamo identificato in 785 casi condizioni mediche legate in particolare alle difficili condizioni di lavoro e di vita, come infiammazioni muscoloscheletriche o disturbi gastrointestinali e respiratori. Più di 1 paziente su 2 ha avuto difficoltà ad accedere al sistema sanitario, soprattutto per barriere amministrative, sebbene oltre il 30% abbia detto di essere in Italia da più di 8 anni".
Il rapporto completo della Ong 'Vite a giornata. Precarietà ed esclusione nelle campagne lucane' denuncia una situazione drammatica. “La persona che ero una volta non esiste più. Dicono che siamo in Europa, ma mi sembra che qui si viva peggio che in molti posti in Africa. Questa è la periferia invisibile dell’Europa” dichiara A., Niger, 30 anni.
"Era orribile, le persone vivevano come gli animali, peggio degli animali. C'erano i rifiuti davanti alle case, non c'era il bagno, non c'erano le docce. Non era una situazione umana" racconta S., rifugiato politico eritreo di 29 anni, le condizioni in cui vivevano i migranti nella struttura dell'ex-Felandina, a Metaponto di Bernalda, provincia di Matera, utilizzata come base per raggiungere i campi della zona dove i ragazzi lavoravano come braccianti.
All'équipe di Msf S. ha raccontato che a 12 anni, nel tentativo di fuggire all'arruolamento forzato nel suo Paese, è rimasto coinvolto in un violento incidente che gli ha compromesso l'uso di una gamba. È arrivato in Italia quattro anni fa ed è stato inizialmente ospitato in un centro di accoglienza a Venezia. Qui è stato operato all'anca e gli è stata accertata una parziale invalidità dovuta all'incidente. Una volta uscito dall'ospedale non è più potuto rientrare nel centro di accoglienza e ha vissuto insieme ad un amico, guadagnandosi da vivere lavorando come panettiere.
Nell'estate del 2019 ha perso il lavoro e si è ritrovato in difficoltà, senza alcuna possibilità di pagare l'affitto. Ha chiamato alcuni amici in Basilicata che gli hanno consigliato di raggiungerlo all'ex-Felandina; gli hanno detto che la situazione abitativa non era delle migliori, ma che c'era lavoro. Non aveva altra scelta, ha preso un treno e si è diretto a Metaponto.
Intanto per lui anche lavorare nei campi si è rivelato problematico poiché i datori di lavoro, considerando la sua invalidità, non lo assumevano. Si è ritrovato bloccato, senza speranza. In queste circostanze è avvenuto l'incontro con l'équipe di Msf. "Li ho visti arrivare con il camper alla ex-Felandina. Ho fatto la visita con il dottore e poi ho parlato con l'operatrice socio-sanitaria. Avevo bisogno di aiuto per rinnovare il mio certificato di invalidità. Ero molto scoraggiato, soffrivo per le condizioni di vita lì. Non sapevo cosa fare. Volevo trovare un posto in cui stare, poter studiare, trovare un lavoro".
Nel frattempo, ad agosto, l'insediamento dell'ex-Felandina è stato sgomberato e S. ha cercato ospitalità da amici a Metaponto continuando a nutrire un forte disagio per l'assenza di prospettive nella sua vita. L'équipe di MSF ha aiutato S. ad accedere al sistema sanitario e lo ha riferito al Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati (Siproimi), richiedendo l'inserimento in un progetto di accoglienza. Da ottobre 2019 S. è ospite di un progetto Siproimi a Matera dove sta anche svolgendo un corso intensivo per migliorare la conoscenza della lingua italiana. Vuole prendere la patente di guida e trovare un lavoro. "Magari in un panificio, ma qualsiasi altra cosa va bene lo stesso".