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BOTTA E RISPOSTA. Grillo contro Bersani I partiti cercano il rilancio

martedì 22 maggio 2012
Dopo aver festeggiato la conquista di Parma e di altri Comuni da parte dei suoi candidati del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo torna a parlare del risultato dei ballottaggi sferrando un duro attacco al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani."Il non morto (ma quasi) di un partito mai nato Bersani ha detto di aver 'non vintò a Parma, Comacchio e Mira", scrive il comico genovese sul suo blog, invocando "un'ambulanza per un TSO" per "l'affermazione del Pdmenoelle che è una vittoria senza se e senza ma" in un post intitolato "Gnocchi fritti a Parma", in riferimento a Gene Gnocchi, che ha partecipato alla campagna elettorale del Pd nella città emiliana.Secondo Grillo, Bersani "è affranto, non potrà più costruire l'ennesimo inceneritore nella sua Emilia, a Parma non ci sarà un tumorificio come in altre città governate dal Pdmenoelle come con l'ebetino a Firenze. Il pollo che si crede un'aquila".Rispondendo alle parole del segretario del Pd che aveva detto che Grillo lasciava inevaso il tema del lavoro, il leader del Movimento 5 Stelle conclude così il suo post: "Chi ha creato la disoccupazione? Il Movimento 5 Stelle oppure vent'anni di inciuci con il Pdl, di investimenti nei catorci della Fiat e nella cementificazione del Paese invece che in innovazione? Chi ha svenduto a debito la Telecom se non D'Alema condannandola a un nanismo industriale? Chi ha benedetto la legge sul precariato ieri e la 'ristrutturazione' dell'articolo 18 oggi? Chi ha permesso alle nostre aziende di spostare la produzione all'estero, dalla Cina alla Romania consentendo di mantenere sui loro prodotti il marchio Made in Italy? Chi ha costretto una generazione di giovani a emigrare (secondi in Europa dopo la Romania)? Prima di parlare di lavoro, Bersani dovrebbe lavorare, ci provi, in futuro ne avrà bisogno".Il segretario ribatte a stretto giro invitando il leader del Movimento 5 Stelle a "stare sereno" e a fare proposte concrete per il Paese. "A Grillo dico stai sereno, sei un capo partito anche tu - dice Bersani - e non basterà bestemmiare gli altri. Di' qualcosa che sia preciso per il tuo Paese". LA REAZIONE DEI PARTITIL'esito dei ballottaggi fa svanire ogni tentazione di elezioni anticipate a ottobre. Non chiede elezioni anticipate neppure Antonio Di Pietro, pur collocato all'opposizione del governo Monti, che si limita a dire a Pier Luigi Bersani che "occorre rilanciare l' alleanza Pd-Idv-Sel perchè si è dimostrata maggioranza nel Paese".Nel Pdl, Ignazio La Russa parla di "sconfitta annunciata per via del sostegno al governo Monti, un senso diresponsabilità non compreso dal nostro elettorato". Neanche lui si spinge fino a proporre la fine del sostegnoall'esecutivo. Angelino Alfano commenta che "l'elettorato di centrodestra chiede una nuova offerta politica". Il segretario del Pdl conferma che nei prossimi giorni lancerà una "inedita novità politica".Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sottolinea "una vittoria senza se e senza ma" del suo partito. Bersani preferisce parlare di riforma della legge elettorale e di altri impegni parlamentari piuttosto che di fine anticipata della legislatura. Del resto il Pd è il più convinto sostenitore del governo Monti fin dal suo insediamento, quando le elezioni anticipate avrebbero potuto premiare il centrosinistra.Sul fronte dell'ex Terzo polo ci si divide tra chi come Fli e Api vorrebbero il rilancio di quel progetto e chi, come Pier Ferdinando Casini che ne era il leader, ritiene che occorra mettere in campo altre ipotesi e si candida tra quanti vorrebbero dare risposta alla crisi del Pdl. È in crisi profonda pure la Lega Nord che perde 7 ballottaggi su 7. "Abbiamo perso, ce l'aspettavamo",commenta Roberto Maroni che da segretario in pectore annuncia il rilancio del Carroccio e non si sbilancia su possibili riedizioni di alleanze con il Pdl. L'erede di Umberto Bossi vuole rilanciare innanzitutto l'azione del suo partito che rischia di aver esaurito la funzione di rappresentatività del malessere del Nord.L'impressione è che entrambi gli schieramenti abbiano bisogno di tempo per mettere a punto strategie, alleanze, leader, proposte e che siano ancora impreparati alla resa dei conti in una competizione elettorale per il rinnovo di Camera e Senato. Il problema è più stringente per il Pdl, che prendendo atto dell'andata in frantumi della storica alleanzacon la Lega Nord deve costruirne un' altra. Il voto premia l'unica offerta in campo, che in questo momento è quella del centrosinistra e obbliga il centrodestra a riformulare la propria offerta. Ma il tema delle alleanze non è del tutto risolto per il Pd che non vorrebbe rinunciare ad allargare la coalizione con Idv e Sel al centro.Il risultato delle elezioni amministrative e dei ballottaggi conferma inoltre la disaffezione nel rapporto trapartiti e opinione pubblica. L'astensione ha raggiunto livelli record. Domenica e lunedì ha votato il 51,4% degli aventi diritto. La flessione è di oltre dieci punti rispetto al primo turno di 15 giorni fa. Fa eccezione Parma, dove ha votato il 60% degli elettori eleggendo il sindaco grillino Federico Pizzarotti. In molti Comuni, come a Genova e a Palermo con il 40%, la partecipazione al voto è sensibilmente al di sotto del 50%. Il che pone la questione dell'effettiva rappresentatività di molti dei sindaci eletti nei ballottaggi.Il dato dell'astensione è enfatizzato più dal Pdl che dal Pd. Il segretario Alfano dichiara: "I nostri elettori nonsono andati a votare. Il nostro elettorato è ancora maggioranza nel Paese". Il mix tra astensionismo e avanzata del Movimento 5 stelle indica comunque una profonda crisi di credibilità della politica a cui è urgente dare risposta.Se centrodestra e centrosinistra hanno bisogno di tempo per ridefinire le proprie offerte elettorali e devono oliare programmi e alleanze in vista delle elezioni politiche della primavera 2013, a trarne vantaggio dovrebbe essere l'azione del governo che potrebbe contare su una maggiore collaborazione parlamentare. Di carne al fuoco ce n'è in teoria molta da qui alla fine della legislatura.La prima emergenza istituzionale - come più volte sottolineato dal presidente Giorgio Napolitano - è lariforma della legge elettorale. Pdl, Pd e centristi preferiranno la soluzione più pigra, che è quella di inserire nelle norme in vigore del cosiddetto "porcellum" le preferenze per l'elezione di una quota di deputati? Ilgoverno, su sollecitazione di Napolitano, potrebbe avanzare una sua ipotesi di riforma allargando lo spettro del proprio programma. Il capo dello Stato insiste perchè allo stesso tempo proceda al Senato l'iter della riforma costituzionale che prevede tra l'altro la riduzione del numero dei parlamentari, più poteri al premier e ruoli distinti per le due Camere.Devono intanto concludere il proprio itinerario parlamentare il disegno di legge di riforma del lavoro messo a punto dal governo e che è in discussione al Senato e il disegno di legge anticorruzione che oggi torna a essere discusso dalle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera. Sempre oggi, nell'Aula di Montecitorio, riprende il confronto sulla proposta di riforma del rimborso ai partiti.