Attualità

POLITICA E GIUSTIZIA. Bossi: Silvio riposati, ci pensiamo noi

Gianni Santamaria sabato 22 gennaio 2011
A Silvio Berlusconi che vacilla sotto i colpi del caso Ruby Umberto Bossi promette sostegno. Ma allo stesso tempo gli consiglia «di andare un po’ a riposare da qualche parte, che ci pensiamo noi». L’interessato tira avanti, pur dicendosi pronto a tornare al voto se il governo non dovesse reggere l’urto.Certo, anche l’appoggio bossiano resta condizionato al mantra "o federalismo o urne". Anche perché sulla tenuta della maggioranza, anche con l’aiuto che potrà arrivare dal neonato gruppo dei responsabili, non si sbilancia: «Non sono mica un mago!». Ma in questo momento le sue parole sono ossigeno per un presidente del Consiglio che più che mai ha necessità di compattezza della sua maggioranza parlamentare in vista delle mozioni contro il ministro della Cultura Sandro Bondi. E - mentre i suoi legali affinano la strategia per difenderlo dalle accuse dei pm milanesi - invita il governo a proseguire nella sua azione. Lo ha ribadito, stando ai ministri presenti, nella riunione di ieri del Consiglio dei ministri. «In questo momento di attacco mediatico, comunichiamo meglio quello che facciamo e non riusciranno ad abbatterci», la sostanza del suo discorso. Che ha preso di mira le trasmissioni televisive stile Annozero che «usano i soldi pubblici» per far cadere l’esecutivo, ma «non ci riusciranno». Il premier ha poi voluto rassicurare i presenti sul fatto che le parole del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, non fossero direttamente riferite a lui. Dichiarazioni da lui definite generiche e che sarebbero state forzate dai giornali.Insomma, di dimissioni non se ne parla. E lo ribadisce lo stesso alleato lumbard parlando in Transatlantico. «Quella cosa lì non la fa. È inutile chiedere cose che non servono a niente», manda dire alle opposizioni che reiterano al numero uno di Palazzo Chigi la richiesta di fare un passo indietro. Poi il ministro delle Riforme se la prende con il dispiegamento di mezzi per l’inchiesta: «Berlusconi è stato praticamente circondato e tenuto sotto pressione, controllato da tutte le parti». Cose che «in un Paese normale e democratico non avvengono. Non si mette sotto pressione una persona così: è il presidente del Consiglio mica la mafia», conclude con un paragone gettonatissimo in questi giorni.Contro lo spreco di risorse della forze dell’ordine «che dovrebbero essere impiegate per promuovere la tranquillità e la serenità delle nostre comunità» si scaglia Mario Mantovani, sottosegretario alle Infrastrutture. Alle opposizioni si rivolge il quasi omonimo Alfredo Mantovano (che pur difendendo Berlusconi, in un’intervista al Corriere della sera ieri lo ha invitato a chiarire tutto in procura). «Bersani di Pietro e la Boccassini rinuncino alla convinzione che la stagione del centrodestra in Italia si possa archiviare con iniziative mediatico-spionistiche», l’affondo del sottosegretario agli Interni. Denuncia una «campagna di odio e di mistificazione» da parte di un «settore limitato ma agguerrito della magistratura» Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione. Si dice, infine, fiducioso sul superamento della buriana - sia pure «con qualche danno e difficoltà» - il titolare delle Politiche agricole Giancarlo Galan che, dalla sua esperienza, afferma di non aver mai avuto sentore di festini.