Attualità

IL RICHIAMO AL CARROCCIO. «Bossi sbaglia, l’Italia c’è e ci sarà sempre»

Marco Iasevoli martedì 23 agosto 2011
Inattesa. Un po’ tirata per la giacca dagli ambienti del Pdl più sensibili alla voce del Colle. Ma alla fine voluta, anche per lan­ciare un messaggio nuovo all’alleato di sem­pre, Umberto Bossi. Berlusconi, pur senza al­zare troppo i toni, rimprovera il Senatur e le sue ultime uscite sul«si­stema- Italia condannato a morte» e sulla «Padania che viene su», insomma sulle nuove velate minac­ce di secessione tra Nord e Sud, reiterate poche ore dopo il monito alla cre­scita «meno diseguale» lanciato da Napolitano al meeting di Rimini. «Mi spiace – scrive il premier in una nota – non es­sere d’accordo con il mio amico Umberto. So­no convinto che l’Italia c’è e ci sarà sempre. Il Paese è unito, celebra 150 anni in cui ha rea­gito con orgoglio a ogni difficoltà. Nord e Sud – chiude – sono partecipi di una comune sto­ria e di un comune destino». Quattro righe politicamente corrette che ar­rivano poco dopo le 19.30, ma in realtà medi­tate sin dal mattino. Da Rimini, dove ci sono diversi esponenti pidiellini, giungono ad Ar­core segnali chiari sul rammarico del Colle per i nuovi proclami padani che mettono in di­scussione l’unità nazionale. Il Cavaliere an­nota, medita, ne parla con Alfano - anche lui oggetto di pernacchie da parte del Senatur –, poi decide che vale la pena rispondere. Con­sapevole che il terreno è di quelli sensibili per l’elettora­to leghista, ma anche che oc­corre replicare in modo inci­sivo alla nuova chiusura sul­le pensioni decisa dalla se­greteria del Carroccio. «Han­no avuto tanto in passato, non possono frenarci così», avrebbe confidato ai colon­nelli del partito. E non man­ca chi vede nella mossa di Berlusconi una ca­rezza al partito, che al momento vede nella Lega una sorta di barriera ai propositi di mo­dificare in maniera incisiva la manovra. Tra i due leader era anche prevista una telefonata, che però sarebbe saltata proprio per gli aut­aut provenienti da via Bellerio. Anche se i rea­listi assicurano che in qualche modo Berlu­sconi avrebbe preavvisato Bossi circa la pun­gente nota sull’unità d’Italia. E tra gli analisti degli umori del premier, c’è chi sottolinea che in fondo si tratta anche di un tentativo di te­nere la porta aperta all’Udc, che chiede insi­stentemente uno smarcamento dal Carroc­cio. Il premier, comunque, ha agito convinto di non correre eccessivi rischi quanto alla tenu­ta della maggioranza. «Ora co­me ora siamo legati, non ci so­no vie d’uscita». E durante la segreteria di via Bellerio, Bos­si ha detto più o meno la stes­sa cosa: «I sondaggi li avete vi­sti, non conviene a nessuno andare a votare. Andare ora alle urne sarebbe devastante per tutti». Ma sul punto della 'Padania imminente' il Se­natur non desiste, anche se durante il vertice della Lega lo articola in modo più politico e meno elettorale, con un’implicita risposta al discorso di Napolitano al meeting di Rimini: «C’è una crisi drammatica e l’Italia rischia di spaccarsi in due, quando la crisi morde così forte hai voglia a parlare di solidarietà. La so­lidarietà viene meno, chi produce non vuole pagare per chi non produce...». E anche sul­l’esito delle trattative per la manovra, il Sena­tur si mostra sicuro di sé, convinto che alla lunga Berlusconi avrà meno forza contrattuale a causa delle diverse richieste provenienti dal­le varie anime del Pdl. Non che manchino dis­sidi nel Carroccio, però. Fonti di via Bellerio assicurano che alla fine ci si è accordati sui 'capitoli' (non toccare le pensioni, ridurre i ta­gli agli enti locali, com­battere l’evasione), non sui contenuti concreti, rinviando le decisioni ad un nuovo incontro pre­visto lunedì prossimo. In sette giorni, infatti, ci sa­ranno anche i faccia a faccia nel Pdl (stamattina Alfano incontra Croset­to, capo dei 'frondisti' azzurri), scambi formali e informali tra i grup­pi parlamentari, nuovi incontri con gli enti lo­cali e le parti sociali, una festa leghista (ve­nerdì) in cui il segretario del Pdl si conronterà con Maroni e Calderoli, la nuova generazio­ne che scalpita dietro i due leader. Passi in­termedi verso le scelte finali, che al momen­to, in un clima gelido tra i due principali al­leati, non possono essere ancora assunte.