Solo poche parole rompono il silenzio stampa di Umberto Bossi, a ventiquattr’ore dalla 'sberla' degli esiti del voto amministrativo. Poche parole, scandite ai cronisti, uscendo da Montecitorio che non nascondono però il malumore che aleggia fra le fila della Lega ma anche e soprattutto le perplessità e una prima riflessione post-voto. Il Governo va avanti ? «Per ora si. Tranquillo ? Non lo so» ha detto il leader lumbard. «Non sono preoccupato. Ci è già capitato di andare sotto e poi tornare su – ha aggiunto commentando l’esito amministrativo – Ad essere vecchi c’è un vantaggio: hai già vissuto le cose». «Ma con Berlusconi ce la si fa a risalire? » incalzano i cronisti. Il senatur sorride e fa una pernacchia prima di entrare in auto e lasciare Roma. È dalle urne milanesi, dal cuore di quella Padania tanto cara al Carroccio, ma anche dalle province del nord, come Mantova e Novara (città del governatore Roberto Cota) e dalle più piccole Domodossola, Trecate, Rho, Desio e Gallarate, solo per citarne alcune che lo 'schiaffo' di lunedì si fa sentire e fa guardare a un futuro diverso. A quel «colpo di frusta » nell’alleanza Pdl-Lega, auspicato da Maroni subito dopo l’esito, un colpo di frusta dai contorni ancora sbiaditi, che potrebbero spingere verso la nomina di uno o due vice premier o la richiesta di un governo tecnico capitanato da Tremonti o da Maroni. Ma, per capire meglio la strategia del Carroccio, fanno sapere dal quartier generale milanese di via Bellerio, bisognerà attendere il raduno di Pontida, il prossimo 19 giugno. «Oggi non parlo» aveva dichiarato solo ieri mattina, il leader del Carroccio, Umberto Bossi, entrando a Montecitorio. Ripetendo così lo schema del giorno prima, quando dal quartier generale milanese di via Bellerio dove aveva atteso gli esiti dei ballottaggi insieme ai suoi fedelissimi, se ne era andato senza proferir parola. Una telefonata post-voto con il premier Silvio Berlusconi, al quale avrebbe detto «andiamo avanti». Eppoi tutti chiusi nel silenzio. E così, se l’allenza tra Pdl e Lega sembra non essere in discussione, per il momento, come ha fatto intendere ieri il Senatur, le riflessioni potreb- bero invece riguardare la sua leadership. E sullo sfondo c’è anche la base leghista: quei militanti che urlano il loro disagio e che pretendono una svolta, ben rappresentati dall’europarlamentare Matteo Salvini. «Non moriremo per Berlusconi – ha dichiarato ieri – Speriamo che il premier abbia capito la legnata e che acceleri sulle riforme». Intanto ieri mattina, a margine del Consiglio dei ministri, a Palazzo Chigi, si è svolto un breve incontro tra i vertici della Lega Nord ed il responsabile del dicastero dell’Economia, Giulio Tremonti. Al summit informale erano presenti per il Carroccio il leader Umberto Bossi con i ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni. Probabile che i vertici leghisti e Tremonti abbiano affrontato l’opportunità di quel 'colpo di frusta' suggerito da Maroni, un’ «un’azione forte» del governo che parta «dal rilancio sul terreno dell’economia, dalla riforma fiscale e federale». L’esponente della Lega, ieri, è sembrato rivolgersi direttamente al ministro dell’Economia, specialmente quando ha precisato che il rilancio e la riforma fiscale non possono essere 'a costo zero'. Ma sul breve incontro, Maroni ha minimizzato: «Non è stato un minivertice: noi leghisti padani siamo non solo puntuali, ma sempre in anticipo, e ci siamo trovati io, Bossi e Calderoli nell’anticamera a Palazzo Chigi, poi si è unito Tremonti e abbiamo commentato le cose» ha precisato aggiungendo anche che «non è Tremonti ad essere sotto attacco ma è la maggioranza sotto attacco dal voto degli italiani».