Attualità

L'intervista. Boscia (Amci): tutelare la libertà degli operatori

lunedì 6 ottobre 2014
Una totale disattenzione al tema della vita in un paese dove la denatalità è ai massimi storici. Per Filippo Boscia, presidente dell'associazione medici cattolici (Amci) il caso della pillola del giorno dopo è emblematico delle difficoltà che in Italia incontrano queste temariche. Il punto di partenza è che l'Agenzia italiana del farmaco per adeguarsi alla normativa europea ha sposato in pieno la teoria che classifica questo farmaco come contraccettivo e non abortivo. "Questo fa sì che ogni rifiuto legittimo nella prescrizione venga visto come un rifiuto ideologico, in questo modo viene lesa la libertà e l'autonomia dei singoli operatori sanitari" spiega Boscia. Medici e giuristi cattolici stanno portando avanti una battaglia per chiedere una modifica della classificazione della pillola del giorno dopo perché ritengono che ci siano degli effetti abortivi scientificamente dimostrabili. "La nostra è una battaglia di salvaguardia non di retroguardia nei confronti dei principi non negoziabili" dice Boscia. L'Amci ha anche presentato un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto della Regione che obbligava gli operatori sanitari dei consultori ad erogare tutte prestazioni, dalle interruzioni di gravidanza alle prescrizioni di pillole abortive. Anche il caso di Voghera va in questa direzione di mettere a tacere il diritto all'obiezione di coscienza. Con lo spauracchio di procedimenti sanzionatori, peraltro dal punto di vista legale legittimi in virtù del fatto che il farmaco è ritenuto contraccettivo. "Bisogna sollevare il problema - conclude Boscia - anche perché la situazione delle prescrizioni è fuori controllo, da tempo chiediamo al ministero un registro".