Borsellino. Mattarella: «Cercare la verità». La letterina della nipote del giudice
Don Scordato mostra la lettera della nipotina di Paolo Borsellino (Ansa)
«Onorare la memoria del giudice Borsellino e delle persone che lo scortavano significa anche non smettere di cercare la verità su quella strage». A dirlo è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dei 26 anni dalla strage di via D'Amelio a Palermo, dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Il capo dello Stato interviene a venti giorni dalla consegna delle motivazioni della sentenza della Corte d'assise di Caltanissetta, che nell'aprile 2017 ha concluso l'ultimo processo sulla strage del 19 luglio 1992. E all'indomani dello sfogo della figlia minore del giudice, Fiammetta, che chiede ai vertici istituzionali di fare luce sui tanti «perché ancora senza risposta». Alla richiesta dei familiari si associa anche il pm Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia siciliana e figlio di un'altra vittima di mafia (il giornalista Pippo Fava).
«A ventisei anni di distanza - continua il capo dello Stato - sono vivi il ricordo e la commozione per il vile attentato di via d'Amelio, in cui hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina. Borsellino era un giudice esemplare - continua Mattarella: probo, riservato, coraggioso e determinato. Le sue inchieste hanno costituito delle pietre miliari nella lotta contro la mafia in Sicilia. Insieme al collega e amico Giovanni Falcone, Borsellino è diventato, a pieno titolo, il simbolo dell'Italia che combatte e non si arrende di fronte alla criminalità organizzata».
All'appello si è unito anche il premier Giuseppe Conte che ha ricordato i nomi delle vittime di via D'Amelio in Tweet: «Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina. Coltiviamo la loro memoria nella lotta quotidiana alle mafie. La ricerca della verità su Via D'Amelio è un dovere per l'Italia che crede nel loro esempio e nell'onestà».
Oggi a Palermo si è svolta la messa di commemorazione: «Quando assisteva alla messa - ha ricordato don Cosimo Scordato, parroco della Chiesa di San Francesco Saverio all'Alberghiera - era quasi una presenza invisibile, si metteva in ginocchio in segno di dedizione nei confronti del Signore». Nel corso della messa è stato inoltre letto il testo del biglietto della figlia di Manfredi Borsellino, la piccola Fiammetta, che non ha mai conosciuto il nonno, al quale ha però dedicato queste parole: «Caro nonno, mi dispiace per il 19 luglio 1992. Certo se tu fossi vivo, avresti capito quanto ti coccolerei. Ti voglio bene, la tua nipotina Fiammetta Borsellino».