Borsellino, «colossale depistaggio» i pm indagano su tre superpoliziotti
venerdì 16 settembre 2011
Nasce un nuovo filone di indagine sulla strage
Borsellino. Riguarderà il "colossale depistaggio", come lo ha definito
il procuratore Sergio Lari, che venne organizzato dagli apparati
investigativi e dai servizi segreti attraverso la manipolazione delle
dichiarazioni di Vincenzo Scarantino.
Oltre a chiedere la revisione del processo per sette dei condannati
all'ergastolo con sentenza definitiva, la Procura di Caltanissetta ha
deciso di stralciare la posizione di tre poliziotti, che facevano parte
della squadra guidata dal questore Arnaldo La Barbera, ora indagati per
calunnia.
Il gruppo avrebbe costruito una falsa verità sugli organizzatori e sugli
esecutori dell'attentato che non ha retto alle diverse indicazioni date
dagli ultimi due collaboratori Gaspare Spatuzza e Fabio
Tranchina, a quel tempo uomini di fiducia del boss Giuseppe Graviano.
Scarantino sarebbe stato indotto ad accusarsi di essere l'autore del
furto della Fiat 126 imbottita di tritolo esplosa in via D'Amelio. Le
sue dichiarazioni depistanti sarebbero state "suggerite" dagli stessi
investigatori che avrebbero anche alterato un verbale del 1994. Agli
atti dell'inchiesta sono finiti alcuni fogli con le annotazioni di un
poliziotto che avrebbe imboccato Scarantino alla vigilia dei suoi
convulsi e contraddittori interrogatori in aula nei sette processi
celebrati sulla strage.
Degli investigatori sotto inchiesta sono finora trapelati i nomi di
Mario Bo, Vincenzo Ricciardi (attualmente questore di Bergamo) e
Salvatore La Barbera. Facevano parte del pool coordinato da Arnaldo La
Barbera, morto nel 2002. Nella stessa squadra lavorava Gioacchino Genchi
che, non condividendo tecniche e modalità investigative, ne uscì dopo
una polemica interna.