Sono i microprogetti quelli che stanno dimostrando di reggere meglio la pressione migratoria, offrendo prospettive di integrazione di cui beneficano i territori che decidono di scommettere sull’accoglienza. Dopo l’esperienza pilota dei comuni calabresi di Riace e Caulonia, che hanno potuti ripopolarsi grazie all’accoglienza di diverse famiglie di immigrati, molte delle quali hanno scelto di non allontanarsi più dalla Calabria, questo modello è ora diventato il riferimento per numerose realtà territoriali nel resto d’Italia.Tra gli ultimi in ordine di tempo ci sono 17 Comuni del Molise che, rispondendo al bando del ministero degli Interni sul "Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar)", si sono candidati ad accogliere 283 profughi e rifugiati politici. Quindici Comuni sono in provincia di Campobasso e due in quella di Isernia. L’idea è quella di offrire un’accoglienza che non si basi esclusivamente sulla possibilità di dare una casa, ma costruire percorsi di integrazione che prevedano anche la possibilità di recuperare antichi mestieri.Anche Caltagirone, poco lontano dal Cara Mineo, ha individuato dopo una gara pubblica, il soggetto che gestirà per il triennio 2014-2016 il programma territoriale di accoglienza integrata per 25 adulti stranieri. Aggiudicatario è il consorzio "Sol.Calatino" (lo stesso attualmente incaricato della gestione del Cara), l’investimento è a costo zero per il municipio, che potrà contare su fondi nazionali per 1,2 milioni in tre anni. Iniziative analoghe sono in corso anche nel Ragusano.In Puglia anche il Comune di Corato è entrato a far parte dello Sprar, aderendo al progetto territoriale "La Dimora", promosso dall’Ambito Territoriale di Putignano (Bari). In queste città saranno complessivamente ospitate 65 persone.