Nel Parmense. Bore, asilo e scuola elementare salvi grazie ai figli dei rifugiati
Asilo e scuola elementare salvi grazie ai bimbi dei rifugiati. Succede a Bore, un piccolo comune sull’ Appennino parmense. Poco più di 750 abitanti perlopiù anziani come in ormai molte delle località montane. Qui il sindaco Fausto Ralli (Lista civica) ha stretto un patto con la Prefettura: ok all’accoglienza ma famiglie con bambini in età scolare.
Il patto ha funzionato: ad agosto 2015 sono arrivate le prime due famiglie. Padre e madre con tre figli al seguito, dalla Nigeria. Alcuni mesi dopo, una terza famiglia, curda, con due figli. Grazie a loro, l'anno scorso, si è potuto formare una classe dell'asilo nido, scongiurandone la chiusura. Quest'anno, il piccolo Enchwy Destiny è l'unico studente della prima elementare della scuola di Bore.
"Grazie a loro, l'anno scorso siamo riusciti a formare una classe nella scuola dell'infanzia e quest'anno, abbiamo garantito anche il servizio della scuola elementare" racconta il primo cittadino del comune parmense. Il rischio, per i bambini di Bore senza l'arrivo dei rifugiati, era il trasferimento nelle strutture pubbliche più vicine: che, per l'asilo dell'infanzia voleva dire almeno 25 km, per la scuola elementare, 15, a Vernasca, nel Piacentino.
A Bore, l'accoglienza dei rifugiati si è tradotta in risorsa per il territorio. "Se si evita di caricare i migranti su puillman e si lavora con i cittadini e la prefettura si ottiene un buon inserimento" svela la formula magica, il sindaco Ralli, riferendosi senza pochi giri di parole alla vicenda tanto discussa del Comune di Gorino, a Ferrara.
Le tre famiglie vivono in appartamenti in una struttura pubblica. Le madri si occupano dei figli, i padri partecipano attivamente alla vita della comunità. "Operano anche in Comune, con attività di giardinaggio e di pulizia delle strade - aggiunge Ralli - alcuni hanno anche dimostrato di avere particolari abilità in falegnameria, sono assolutamente inseriti, hanno socializzato e vanno al bar".