Assegno unico. Bordignon: l'obiettivo sia 200 euro al mese
Adriano Bordignon
Adriano Bordignon, presidente del Forum delle famiglie dallo scorso marzo, come valuta il primo vero bilancio dell’Assegno unico e universale?
L’introduzione di questa misura ha comportato il passaggio da un sistema in cui erano previsti Assegni per il nucleo familiare ai soli lavoratori dipendenti e detrazioni per familiari a carico, a un sistema di benefit monetari legati al numero dei figli a prescindere dalla condizione lavorativa dei genitori. È stato un passo importante per il nostro Paese ma adesso va corretto il tiro. La notizia sull’erogazione di si soli 15,2 miliardi non ci sembra una notizia positiva. Significa che non siamo stati in grado di in formare e motivare le famiglie in modo adeguato per utilizzare le risorse. Ancora troppo poche le richieste, troppe le famiglie che si sono accontentate della misura minima, troppe le famiglie che non sono convinte di averci guadagnato rispetto a prima.
Cosa propone per correggere il tiro di fronte alle famiglie che non vengono raggiunte?
È un aspetto che preoccupa molto. Se da un lato ci sono famiglie benestanti che ritengono di non fare la richiesta, ci accorgiamo che a troppe famiglie non è ancora arrivata la notizia. È necessario rilanciare una campagna comunicativa multicanale che coinvolga patronati, pubbliche amministrazioni, associazionismo, imprese e sindacati. Sinceramente poi mi preoccupa il numero ingente di famiglie che, a causa dell’Isee, ha deciso di accontentarsi della misura minima.
Grazie agli aumenti per i nuovi nati e le famiglie numerose, oltre all’adeguamento all’inflazione già previsto, l’importo medio mensile per figlio è salito da 146 euro a 165 euro. Siete soddisfatti?
Purtroppo le famiglie numerose in Italia sono sempre a un passo dalla soglia di povertà, è una grave ingiustizia verso i minori fragili tra i fragili. È miopia ed indifferenza verso un soggetto sociale, la famiglia, che contribuisce in modo sostanziale alla crescita economica e sociale del Paese. Per cui si tratta di un piccolo passo cui devono seguirne necessariamente altri.
Anche a fronte di una spesa per l’Assegno unico più contenuta del previsto, cosa chiedete?
Sembra che si facciano passi indietro piuttosto che in avanti. Sappiamo che la grave crisi di denatalità in Italia è frutto di basso investimento sulle famiglie. Non possiamo permetterci di disinvestire. Servono molte più risorse per stabilizzare un Assegno Unico che sia veramente universale e che sia sostanzioso. Dobbiamo avvicinarci agli oltre 200 euro assegnati in Germania per ogni figlio, a prescindere dal livello di reddito.
Il governo ha fatto capire che con nella riforma sarà previsto un “criterio figli”. Cosa vi aspettate?
È un passo che attendiamo con trepidazione e diamo atto al Governo di aver preso in mano questo tema spinoso. È prima di tutto una questione di equità e di giustizia verso le famiglie. Una riforma potrebbe essere poi il secondo perno per una vera lotta alla denatalità. Non ne facciamo una questione di nomi per ora. Che si parli di Quoziente familiare alla francese, come promesso in campagna elettorale, di splitting alla tedesca, o di Fattore Famiglia, il modello da noi proposto nel passato, l’importante è andare alla sostanza e dare ossigeno alle famiglie. Non per gentile concessione ma per giustizia.
Il Programma nazionale di riforma allegato al Def annuncia, tra le altre cose, misure per aumentare gli importi base dell’Assegno unico e risolvere le tante criticità emerse.
Credo che sia la strada giusta ma è necessario farlo con rapidità. Le famiglie, e la denatalità lo dimostra, sono stufe di camminare come funamboli sopra un filo sottile ed esposto ai venti. Serve una piattaforma sicura per rilanciare le speranze i progetti delle giovani coppie e per riconoscere ai genitori che occupandosi dei più piccoli si occupano del futuro del Paese. E che per questo non verranno lasciate sole.