I nuovi aiuti. Bonus 200 euro, per i sindacati ancora non basta
Maurizio Landini
Arriverà tra giugno e luglio il bonus anti-rincari da 200 euro destinato ai lavoratori e ai pensionati. Una misura una tantum che i sindacati giudicano un primo passo, positivo ma non sufficiente, e che Confindustria boccia esplicitamente. Il bonus, che andrà a 28 milioni di persone, vale 6 miliardi di euro ed è finanziato con la tassa sugli extraprofitti delle imprese produttrici di energia, che il nuovo decreto-legge ha portato dal 10% al 25%. Ne saranno beneficiari 28 milioni di italiani, quelli con un reddito lordo entro i 35mila euro. Il sostegno verrà erogato direttamente in busta paga attraverso il datore di lavoro, oppure dall’Inps.
Per quanto riguarda gli autonomi, sarà l’Agenzia delle Entrate a provvedere, come già accaduto con i sostegni Covid. La cifra sarà uguale per tutti, indipendentemente dai carichi familiari. Un po’ come per i vecchi 80 euro, il criterio di accesso legato a una sola so- glia di reddito Irpef potrà avere effetti sperequativi: ci saranno nuclei numerosi con un solo reddito da 36mila euro che non avranno nulla, mentre una coppia di lavoratori senza figli potrebbe avere un doppio bonus. In questo caso però si tratta di un intervento di urgenza e le modalità scelte favoriscono una rapida erogazione alla platea interessata. Mentre per le fasce più deboli è stato prorogato fino a settembre il 'bonus sociale energia', che scatta in base all’Isee. I sindacati incassano il risultato ma chiedono di più.
Dalla Cisl il segretario Luigi Sbarra sottolinea che nel decreto c’è «un importante e non scontato incremento delle risorse che, dopo l’incontro con il sindacato, il governo ha raddoppiato da 7 a 14 miliardi, recuperandole da un’ulteriore tassazione degli extraprofitti ». Mentre il bonus da 200 euro «è un primo significativo intervento che va nella direzione da noi auspicata» anche se ora «dobbiamo negoziare un nuovo patto sociale per crescita, sviluppo e lavoro ». Per il leader Cgil, Maurizio Landini, «duecento euro sono meglio di nulla, ma siccome l’inflazione è alta, non può che essere il primo passo per sostenere un anno complicatissimo ». La Uil parla di «boccata d’ossigeno» e promuove l’incremento al 25% della tassa sulle imprese energetiche «che va nella direzione dell’equità», ma chiede al governo di estenderla a tutte le aziende che hanno realizzato extraprofitti durante la crisi pandemica».
Da Confindustria arriva invece una stroncatura: «Non si affrontano i temi più importanti con i bonus e le una tantum, noi abbiamo proposto interventi strutturali per affrontare i gap decennali del Paese», ha detto il presidente Carlo Bonomi. Il numero uno degli industriali, rilanciando la proposta di un taglio del cuneo contributivo da 16 miliardi, batte cassa per finanziarlo: lo Stato, afferma, potrebbe ridare alle imprese quei 16,7 miliardi in più che le aziende hanno versato tra il 2010-2019 per la cassa integrazione ordinaria senza poi usufruirne. E di misure «attese ma non sufficienti» parla anche Confcommercio, secondo la quale «restano urgenti interventi di riduzione del cuneo fiscale nonché di detassazione degli incrementi contrattuali».