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INCHIESTA IN LOMBARDIA. Il faccia a faccia col Senatur: «Vai avanti. Niente dimissioni»

Vincenzo R.Spagnolo giovedì 8 marzo 2012
​«Vai avanti». La posizione del Carroccio, scosso dall’inchiesta della procura di Milano, è riassumibile in queste due parole, pronunciate ieri da Umberto Bossi, al termine del lungo faccia a faccia con Davide Boni, nel fortino federale di via Bellerio a Milano. In attesa della riunione dei vertici leghisti, convocata per oggi nuovamente nella sede di via Bellerio, il partito delle camicie verdi fa dunque quadrato in difesa del presidente del Consiglio regionale lombardo, indagato per corruzione insieme ad altri politici locali.Per affrontare personalmente la grana, Umberto Bossi ha scelto di non seguire gli altri parlamentari del partito, scesi a Roma. E in serata ha ricevuto negli uffici di via Bellerio lo stesso Boni, giunto in auto. I due hanno avuto un primo colloquio, fra le 18.30 e le 19.15. Quindi Boni è uscito, senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti, per poi tornare sui suoi passi pochi minuti dopo, richiamato dal Senatur. Chi ha assistito ai due round del colloquio preferisce risparmiare i dettagli, riferendo solo che Boni, interrogato da Bossi, avrebbe proclamato con forza la propria «estraneità» alle accuse di corruzione mosse dai magistrati milanesi. E avrebbe poi messo a disposizione del segretario federale della Lega Nord l’incarico di presidente del consiglio regionale lombardo: «Se ritieni che io debba farlo, mi dimetto». Ma Bossi, dopo averlo ascoltato, ha preso la sua decisione, chiedendogli, e forse imponendogli, di restare dov’è, almeno fino a nuovi eventi. Ma questo è tutto. Nel partito, assicura una fonte, «la consegna è quella del silenzio», affidata a un sms che invitava i parlamentari leghisti a non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda. I cellulari di diversi big ieri squillavano a vuoto, anche se c’è chi assicura che, in contemporanea con l’incontro di via Bellerio, a Roma si sia tenuta una riunione fra Roberto Maroni, Roberto Calderoli, Giancarlo Giorgetti e i capigruppo di Camera e Senato, Giampaolo Dozzo e Federico Bricolo. Il clamore dell’inchiesta milanese rischia anche di rinfocolare le braci dei dissidi fra maroniani e bossiani all’interno del partito. Tutti sono attesi comunque oggi a Milano per l’incontro convocato in via Bellerio. Per essere presente, l’ex ministro dell’Interno Maroni ha cancellato un impegno in Friuli. Anche se la sua solidarietà del partito a Boni, per ora, non pare in discussione: «Condivido al 100%, non servono altre parole», ha scritto su Facebook in risposta a un lungo messaggio pubblicato da una militante del Carroccio, Lorena Bastoni, che parlava di un «attacco di Stato», attraverso l’inchiesta, chiudendo il messaggio con un perentorio: «Davide Boni non si tocca, la Lega non si tocca». Solidale, attraverso Facebook, è anche un altro pezzo da novanta della Lega, ed ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli: «Ciao Davide. Non credo alle accuse», scrive in un messaggio, concludendo con uno scaramantico «in bocca al lupo».