Attualità

L'INTERVISTA. Bonanni: «Niente listini ma un'offerta nuova e forte»

Francesco Riccardi venerdì 26 ottobre 2012
​Più che un auspicio è un appello accorato, quello che Raffaele Bonanni lancia all’indomani del passo indietro di Silvio Berlusconi. Alcuni commentatori hanno definito la scelta dell’ex premier un atto di generosità e di chiarezza. Bonanni preferisce guardare avanti, ma quanto «a generosità e chiarezza, servono altri passi, altri atti per recuperare la fiducia dei cittadini». «Abbiamo poco tempo», spiega il leader di Todi 2, la riunione del Forum delle associazioni del mondo del lavoro che si ispirano alla dottrina sociale della Chiesa e che sembra aver impresso un’accelerazione ai processi di cambiamento. «Ora non ci si può più arroccare dietro liste e progetti particolari, per quanto bene intenzionati. Non è il momento, questo, delle iniziative personali, della frammentazione. Bisogna che si apra un nuovo cantiere con la volontà di impegnarsi tutti in una nuova costruzione, mettendo insieme tutte le energie migliori che vengono in particolare dalla società civile».Un cantiere per costruire che cosa?Anzitutto per far nascere una nuova offerta politica chiara, forte e concreta. Che completi il panorama e torni a convincere i cittadini che vale la pena non solo di votare e non abbandonarsi all’astensionismo, ma di partecipare veramente, di riversare le proprie energie anche nell’impegno politico. Le sfide che abbiamo di fronte, la crisi ancora da superare, richiedono questa partecipazione piena degli italiani per essere vinte.Quali rischi vede, altrimenti?Al Paese serve stabilità, dopo tanta instabilità e insicurezza in particolare sul piano economico. Per questo diciamo da tempo che l’esperienza del governo Monti deve continuare. E dobbiamo evitare che a prevalere siano da un lato la sfiducia, con l’astensionismo, e dall’altro il populismo demagogico già in incubazione.Per evitarlo occorre forse anche una diversa legge elettorale...Certo, i cittadini si aspettano una nuova legge che anzitutto restituisca loro la possibilità di scegliere gli eletti. A livello nazionale così come già avviene per le realtà locali.E i partiti possono restare gli stessi? Per costruire qualcosa di nuovo è sufficiente ricostruire delle alleanze o è necessario in qualche modo azzerare l’esistente?Per avere la risposta dobbiamo pensare ai tanti, purtroppo tantissimi cittadini tentati dall’astensione. Perché cambino idea e tornino ad appassionarsi alla politica, ad amarla e a riporvi la loro fiducia, a cercarvi la risposta alle loro esigenze, non bastano certo né i restyling, né i partiti personali, né la frammentazione con alleanze più o meno fragili. Questi cittadini sfiduciati richiedono realtà ampie ma coese, e soprattutto con forti identità. E perché le forze politiche, soprattutto centriste, ritrovino identità, autorevolezza, collegamenti reali con il Paese, sono convinto sia fondamentale innestarvi le energie e il radicamento di tante personalità oggi impegnate nel sociale, nella rappresentanza di bisogni e speranze.Per arrivare a questo risultato le primarie già avviate nel centrosinistra e che ora si aprono anche nel Pdl, sono lo strumento più adatto?Non entro nelle scelte dei singoli partiti. Mi limito ad osservare che non sempre le primarie possono essere lo strumento migliore per fare sintesi e per allargare i consensi intorno a un’offerta politica. Non fosse altro perché qualcuno deve comunque deciderne le regole, i criteri e questo rischia di prestarsi a soluzioni che possono rivelarsi persino peggiori della situazione che vorrebbero sanare.