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Emilia Romagna. Protezione minori: dopo Bibbiano, le promesse del governatore Bonaccini

Lucia Bellaspiga e Luciano Moia lunedì 27 gennaio 2020

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Sul tema politica e minori, in riferimento al caso Bibbiano e alle Elezioni regionali dell'Emilia Romagna, abbiamo dato spazio venerdì scorso su Avvenire alle risposte di Stefano Banaccini (Pd), Lucia Bergonzoni (Lega) e Simone Benini (M5S). Le domande che abbiamo posto loro sono arrivate dal basso, in particolare dalla rete "Inascoltati" che raccoglie un gruppo di associazioni di genitori che si battono per un rapporto più equilibrato e trasparente tra famiglie e giustizia minorile. Alcune di queste famiglie hanno vissuto sulla propria pelle il dramma di vedersi sottrarre un figlio per decisione dei Servizi sociali e del Tribunale per i minorenni, con modalità considerate talvolta inadeguate e arbitrarie. Le inchieste "Angeli e demoni" - di cui si attendono a giorni gli sviluppi giudiziari - e "Veleno/Bassa Modenese" degli anni Novanta, confermano che il problema esiste, non rappresenta purtroppo un caso isolato e va quindi affrontato con serietà.

Alla luce dell'esito elettorale, che ha visto la riconferma alla guida della Regione Emilia Romagna di Stefano Bonaccini, riprendiamo qui la versione integrale delle risposte forniteci che rappresentano un impegno programmatico molto forte da parte del Pd. In particolare Bonaccini si dice pronto a dare rapida attuazione alle conclusioni dell'Inchiesta regionale sui minori fuori famiglia, in particolare assicura la volontà di investire risorse sul "rafforzamento di tutto l'ambito della prevenzione e dell'allontanamento, a partire dal sostegno tempestivo delle famiglie vulnerabili" e promette anche il "massimo impegno necessario per la qualità, la formazione, la supervisione professionale degli operatori della tutela dei minori, anche attraverso la creazione di équipe multiprofessionali specialistiche pubbliche". Di grande rilievo anche la volontà esplicita di costituirsi parte civile, come Regione Emilia Romagna, nel processo sul caso Bibbiano che dovrebbe essere celebrato nei prossimi mesi.

L'obiettivo dei servizi sociali è supportare le famiglie in difficoltà, per ridurre a eccezioni gli allontanamenti dei bambini. Ma il personale presente sul territorio è decisamente troppo scarso per poter seguire con la necessaria attenzione le molte famiglie in difficoltà, da qui il numero ingente di bambini dati in affido che poi si muta in affidamento perpetuo. Intende supportare i servizi sociali finanziariamente e con l'aggiunta/affiancamento di personale specializzato in numero adeguato?

BONACCINI Tutti i distretti sociali dell’Emilia-Romagna rispettano o superano lo standard nazionale di riferimento nel rapporto tra assistenti sociali e popolazione: deve essere uguale o superiore a 1 a 5mila, mentre qui si arriva ad una presenza media di 1 a 3.500 abitanti. Negli anni abbiamo inoltre investito in maniera consistente nella formazione, ed è su questo che vogliamo insistere ancora, anche e soprattutto nel settore minori e famiglie. Negli ultimi anni abbiamo orientato in misura crescente il Fondo Sociale Regionale proprio all’area famiglie e minori e il bilancio di previsione che abbiamo approvato per il 2020 prevede un ulteriore incremento delle risorse.

L'allontanamento dovrebbe essere l'ultima spiaggia: per legge l'affido deve puntare a ricostituire i legami familiari, non a romperli. Se una famiglia ha oggettive difficoltà, non va "punita" ma supportata nelle sue fragilità attraverso appoggio ocncreto e aiuti economici. Quali azioni di governo pensa siano necessarie e urgenti rispetto al problema dei cosiddetti allontanamenti facili?

BONACCINI In Emilia-Romagna migliaia di professionisti e operatori concorrono a dar vita a uno dei sistemi di welfare più avanzati nel nostro Paese e in Europa. Organizzazione, standard, efficacia ed efficienza della nostra Regione sono analizzati e presi a riferimento sul piano internazionale. La prevenzione degli allontanamenti e il supporto concreto alle fragilità genitoriali costituiscono l’obiettivo del lavoro degli operatori sociali e sanitari, che non perseguono affatto obiettivi punitivi ma sono impegnati quotidianamente per il benessere dei bambini e delle loro famiglie, anche attraverso supporto educativo, gruppi di aiuto per i genitori, contributi economici, mediazione familiare e diverse opportunità a supporto delle responsabilità genitoriali. Naturalmente è necessario proseguire e rafforzare ulteriormente il monitoraggio, ma i numeri della nostra Regione rispetto a quelli del Paese e di quest’ultimo rispetto agli altri paesi europei non evidenziano un problema generale di “allontanamenti facili”.

Nelle numerose vicende che hanno travolto genitori e bambini, gli enti a più livelli hanno dimostrato vulnerabilità e un notevole margine di errore: possiamo partire dai 100 casi esaminati dal Tribunale per i minorenni di Bologna, così come dichiarato dal presidente Spadaro, secondo il quale solo in 15 vi era necessità di intervento (significa un errore dell'85%). Istruirà una legge regionale che punti alla vera tutela del minore in Emilia-Romagna, e se sì in quali termini?

BONACCINI La Regione Emilia-Romagna già dal 2008 ha una legge organica sulle giovani generazioni, che tratta esplicitamente anche di prevenzione e tutela. A distanza di un decennio, è senza dubbio auspicabile rivederne alcune parti e rendere maggiormente incisive alcune disposizioni, anche alla luce delle raccomandazioni che sono emerse dal lavoro della Commissione tecnica che abbiamo istituito come Giunta dopo i fatti della Val d’Enza e dalla Commissione speciale d’inchiesta istituita dall’Assemblea legislativa, formata dai rappresentanti di tutti i Gruppi consiliari. Abbiamo assunto l’impegno di procedere immediatamente in questa direzione già dall’inizio della prossima legislatura. Ma abbiamo anche segnalato ulteriori criticità e passi avanti possibili che pur non competono direttamente al nostro Ente. Se il clamore mediatico e la strumentalizzazione politica non avessero fatto ombra al merito trattato oggi quelle indicazioni potrebbero risultare un patrimonio di impegni più condiviso. Ma è del tutto evidente che per alcuni l’obiettivo prioritario non era quello di rafforzare il sistema.

L'esternalizzazione del servizio a cooperative, entro le quali educatori e operatori nel sociale sono precari e retribuiti con emolumenti non adeguati all'impegno, in Emilia-Romagna ha causato non poche fragilità nel sistema. Come metterà mano a questa situazione, per garantire risposte alla richiesta nel sociale?

BONACCINI In generale, nella nostra Regione, le attività di servizio sociale professionale quali accoglienza, valutazione e presa in carico di minori e famiglie in situazione di difficoltà, sono svolte da personale dipendente dagli Enti locali e AUSL, che lavora in équipe per la valutazione dei bisogni e la definizione degli interventi necessari, ricercando il coinvolgimento attivo delle famiglie nei progetti di sostegno. Gli interventi successivi alla valutazione possono coinvolgere anche soggetti esterni, verso i quali i servizi pubblici locali esercitano funzioni di coordinamento e monitoraggio. Come anche emerso dai lavori delle commissioni regionali, occorre potenziare le azioni di presidio dell’organizzazione e su questo mi sento personalmente impegnato, anche con azioni maggiormente incisive a livello normativo. Le differenze retributive tra il personale dipendente dagli Enti locali e il personale dipendente da privati o cooperative sono legate ai contratti collettivi nazionali di lavoro, sui quali la Regione non può intervenire. Quello che la Regione e gli Enti locali hanno potuto fare nel 2019, dopo un decennio di blocco delle assunzioni, è l’avvio di una importante operazione di assunzioni a tempo indeterminato, proprio per superare i residui di precariato. Concordo però in via generale, per questo come per altri ambiti, che un buon servizio passa anche dalla qualità della contrattualizzazione dei lavoratori.

Lei resterà in carica come Governatore; attiverà indagini amministrative e contabili interne sui casi "Veleno (Diavoli della Bassa") e Bibbiano?

BONACCINI Per la verità io mi sono attivato immediatamente dopo l’avvio dell’inchiesta sui fatti della Val d’Enza da parte della Procura di Reggio Emilia. Con la Giunta abbiamo istituito la commissione tecnica, e ho auspicato la nascita della commissione regionale d’inchiesta poi istituita dall’Assemblea legislativa. E, lo ricordo, abbiamo deciso di costituirci parte civile come Regione nell’eventuale processo, come parte lesa. Questo avveniva mentre altri erano indaffarati a sostituirsi alla magistratura. Le due commissioni hanno lavorato a ritmo serrato, chiamando in audizione centinaia di soggetti, hanno valutato una molteplicità di atti amministrativi, elaborato concrete indicazioni di possibili miglioramenti. Su tutti, come dicevamo, investire sul rafforzamento di tutto l’ambito della prevenzione dell’allontanamento, a partire dal sostegno tempestivo delle famiglie vulnerabili e della rete di tutte le agenzie educative presenti sul territorio. Accennavo anche, non a caso, al massimo impegno necessario per la qualità, la formazione, la supervisione professionale degli operatori della tutela minori, anche attraverso la creazione di équipe multiprofessionali specialistiche pubbliche che possano fornire consulenza e supporto. Ci muoveremo in tal senso.

Noi le chiediamo di individuare, in tempi brevi, il numero di genitori della nostra regione accusati penalmente di abuso sessuale e/o violenza domestica sui figli minorenni, poi assolti (o perché il fatto non sussiste, o per non aver commesso il fatto, o con istruttorie archiviate per infondatezza della notizia criminis), a partire dall'inchiesta giornalistica "Veleno/Diavoli della Bassa" fino all'inchiesta giudiziaria "Angeli e Demoni". Pensa di poterlo fare?

BONACCINI L'opinione pubblica della nostra regione e del nostro Paese pretende di conoscere la verità, così come la vogliamo noi: siamo i primi a volerla. I fatti devono essere accertati e i colpevoli, di fronte a sentenze di condanna, dovranno scontare pene senza alcuno sconto. L’accertamento della verità in ambito penale, in un ordinamento democratico come il nostro, spetta però alla Magistratura. La Regione non può sostituirsi a chi fa indagini e processi. Ribadisco che noi saremo parte civile e continueremo a dare il massimo sostegno possibile a tutte le vittime di reati e abusi. Lo stiamo facendo e continueremo a farlo.

Noi le chiediamo di individuare quanti, tra i figli dei genitori assolti, negli anni sono stati allontanati ex art. 403 del Codice Civile, istituzionalizzati, affettivamente resettati e posti in terapia psicologica e/o neuropsichiatrica, prima che la giustizia accertasse la veridicità dei fatti contestati, cioè la reale condizione di vittima. Pensa di poterlo fare?

BONACCINI Per evitare usi impropri delle procedure di allontanamento d’urgenza, come evidenziato dalla Commissione regionale d’inchiesta, occorrono nuove norme nazionali in grado di contemperare efficacemente le esigenze di tutela urgente del minore (art. 403 Codice Civile) e quelle di garanzia costituzionale delle parti coinvolte: in particolare, è opportuno definire tempi e modalità per la convalida del provvedimento d’urgenza, ne va definita e assicurata l’impugnabilità, e vanno definiti nella fase successiva alla prima urgenza tempi vincolanti e modalità certe di attuazione del contraddittorio, comprese la rappresentanza della famiglia e del minore. In ogni caso, i provvedimenti di urgenza devono essere limitati ai casi di effettiva, estrema necessità ed essere sempre eseguiti con modalità proporzionate ai rischi effettivi di pregiudizio corsi dal minore. In questo senso, mi impegno personalmente a promuovere presso il Parlamento e il Governo una modifica al Codice Civile e alla legge 184/1983 in materia di affidamento dei minori, e di accompagnarne l’evoluzione e la futura attuazione. La prevista Relazione al Parlamento dovrà dar conto anche dei dati circa l’applicazione dell’art. 403 nelle diverse aree del Paese.