Attualità

LIBERTA' DI EDUCAZIONE. Fism: ideologico il referendum sui finanziamenti alle paritarie

Enrico Lenzi sabato 12 gennaio 2013
«Sconforto» per «la persistenza di resistenze ideologiche, pregiudiziali e antistoriche», probabilmente legate a fini elettorali. Ma anche una ferma precisazione sulla «costituzionalità» dei contributi pubblici alle scuole del sistema scolastico paritario. A far sentire la propria voce contro il referendum consultivo promosso da un cartello di associazioni denominato «Nuovo comitato articolo 33» e che si svolgerà il 26 maggio prossimo a Bologna, sono in un documento congiunto la Federazione delle scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) della provincia di Bologna, della Regione Emilia Romagna e quella nazionale. Voci che si aggiungono a quella della Fism bolognese e che mostrano un fronte compatto. Il quesito sottoposto a consultazione chiede di fatto l’eliminazione del contributo che attualmente il Comune di Bologna riconosce alle materne paritarie convenzionate, che in un anno ammonta a un milione di euro, «pari al 2,8% delle risorse che il Comune destina alla fascia di popolazione tra i 3 e i 6 anni d’età». Ma «le nostre scuole di Bologna – precisa il segretario nazionale della Fism Luigi Morgano – accolgono il 21% della popolazione scolastica nelle 27 materne parificate, per un totale di 74 sezioni e 1.736 bambini». Eppure, sottolinea il comunicato congiunto della Fism «la scelta dell’amministrazione comunale di Bologna, essendo a sgravio delle rette, ha consentito negli anni il mantenimento di rette accessibili alle famiglie, soprattutto alle meno abbienti, contribuendo ad assicurare, concretamente, il diritto alla libertà di educazione sancito dalla nostra Costituzione italiana». E il richiamo alla Carta, la Fism lo fa anche per ricordare a quanti hanno proposto il referendum parlando di aiuti vietati dalla Costituzione, che «per ben tre volte la questione è stata affrontata presso la Corte Costituzionale» e «tutte e tre le volte il giudizio della Corte è stato inequivoco: le questioni poste erano "manifestamente infondate", ovvero una bocciatura senza appello. Del resto, già in precedenza, la stessa legge 62/2000 allorché fu oggetto di richiesta di referendum abrogativo da parte di associazioni e realtà che in Italia si oppongo alla parità scolastica, come noto, la loro richiesta fu dichiarata inammissibile dalla Corte costituzionale con la sentenza numero 43 del 2003». Ma nonostante le pronunce, «di questa sentenza, guarda caso, ci si continua a dimenticare nel dibattito in corso» ricorda il comunicato della Fism.E anche sulle cifre la Fism, nelle sue diverse articolazioni locali e nazionali, ricorda che attualmente il Comune di Bologna spende per i 5.137 bambini delle sue materne - tra l’altro anch’esse paritarie come quelle convenzionate secondo la legge 62/2000 - ben 35 milioni di euro l’anno (pari a 6.900 euro annui a bambino) accogliendo il 61% della popolazione scolastica. e spende altri 665mila euro l’anno per i 1.495 bambini (pari al 18% della popolazione scolastica tra i 3 e i 6 anni) iscritti nelle materne statali. Contro questo referendum si è espresso il sindaco di Bologna Virgilio Merola (esponente del Pd, anche se, commenta la Fism non nascondendo la propria sorpresa, «la responsabile nazionale Pd della scuola si è espressa a favore del quesito») e la sua giunta, che proprio nel luglio 2012 ha rinnovato la convenzione con le materne paritarie per altri 4 anni. «La nostra priorità – ha detto qualche giorno fa il primo cittadino del capoluogo emiliano – è di mantenere un metodo condiviso di educazione indipendentemente dal fatto che le scuole siano comunali, statali o paritarie», ricordando che per lui e la sua giunta «è importante e decisivo far sì che ogni giorno i genitori di Bologna pronti ad andare al lavoro, sappiano che le scuole della città siano in grado di accogliere i loro bambini». Ora la questione sarà, dunque, sottoposta a referendum il 26 maggio con un testo che domanderà ai bolognesi quale sia il modo «più idoneo per assicurare il diritto all’istruzione dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia: comunali e statali o paritarie private?». La risposta è sicuramente: tutte e tre.​​