Attualità

Scuola e religione. A Bologna l'ora di «condivisione» fa discutere

Chiara Pazzaglia lunedì 22 ottobre 2018

Ora di religione (Siciliani)

Un progetto che ha il merito di avvicinare, e su cui invece a Bologna si torna a voler dividere. È quello avviato in via sperimentale dall’Istituto Comprensivo 11 – il plesso scolastico che comprende le elementari Don Minzoni e le medie Saffi – denominato "Convivialità delle differenze" ma ormai noto in città come “l’ora delle religioni”. Si tratta di un progetto multidisciplinare, sul tema del dialogo interculturale ed interreligioso, ideato dal docente incaricato per l’insegnamento della religione cattolica, assieme al collega di “alternativa”, i cui alunni rispettivi si riuniscono durante le attività di progetto per confrontarsi e discutere delle diverse culture e tradizioni da cui provengono.

Un’iniziativa che già nell’aprile scorso aveva sollevato critiche da parte di chi accusava i docenti di religione cattolica di non avere competenze per insegnare altre religioni e che ora vede una famiglia arrivare addirittura a diffidare la preside in nome della presunta “violazione della laicità della scuola pubblica”.

«L’“ora delle religioni” non esiste, né a Bologna, né altrove». Queste le parole di don Paolo Marabini, direttore dell’Ufficio per l’insegnamento della religione cattolica della Diocesi di Bologna. «Come ha detto l’arcivescovo Zuppi stiamo rispettando in tutto e per tutto la normativa concordataria. Essa prevede – continua Marabini – l’esistenza dell’“ora di religione” (che non è in alcun modo messa in discussione) mentre nella formazione dei docenti di religione sono previsti moduli specifici sul tema del dialogo fra le diverse culture e religioni ed è solo questo che si sta cercando di trasmettere ai ragazzi con tale progetto, simile a molti altri».
Una polemica «incomprensibile» dunque, per don Marabini, quella sorta in città. «Si è trattato solo di un problema organizzativo della scuola nel proporre un’alternativa a chi non ha aderito. È un progetto – dice – apprezzato e condiviso dalla diocesi, approvato dal Ptof (cioè il Piano triennale dell’offerta formativa, ndr) che permette agli alunni di non essere fisicamente divisi proprio sul tema, così delicato, della religione, ma di restare insieme in classe per alcune ore». Nello scorso anno scolastico, una sola famiglia non aveva dato il consenso alla partecipazione della figlia all’attività; quest’anno le famiglie sono due.

«Il Concordato esiste e non lo può cambiare una scuola di Bologna» afferma invece Bruno Moretto del Comitato Scuola e Costituzione, cui la mamma che ha sollevato il problema si era rivolta già lo scorso anno. «La questione specifica riguarda il fatto che, negato il consenso alla partecipazione dell’alunna all’attività in oggetto, la scuola non ha assegnato un docente che potesse stare con la bambina, che veniva collocata in una classe parallela durante lo svolgimento del progetto. Quest’anno la dirigente scolastica ci ha assicurato che, essendo due i bambini esonerati, si sta provvedendo ad individuare una specifica alternativa, che è tale sia all’ora di religione, sia all’insegnamento alternativo, visto che entrambi i docenti svolgono assieme questo progetto».

Nel frattempo, il Comitato aveva «chiesto l’accesso agli atti per leggere e valutare la proposta sperimentale, i cui contenuti ci sono parsi poco chiari: si parla di dialogo interculturale ed interreligioso, ma esistono già progetti specifici in tal senso in tutte le scuole e non vediamo perché affrontare questi temi coinvolgendo, in orario scolastico, anche gli alunni che optano per l’ora alternativa». «Si tratta di un’attività che non mette in discussione la laicità della scuola pubblica – ha obiettato invece la preside reggente, Filomena Massaro –. Il progetto vuole insegnare come le differenze sia religiose che culturali, riescano a convivere in modo pacifico. La diffida non l’ho ancora ricevuta però non ne capisco le motivazioni».