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Boldrini. «Il rischio nucleare è attuale, Meloni s'impegni per la messa al bando»

Luca Liverani giovedì 4 maggio 2023

Arriva da Hiroshima l’appello dei sei parlamentari di Italia, Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Giappone - in presenza o con videomessaggi - invitati da Ican, la campagna internazionale della società civile che ha portato nel 2017 all’adozione da parte dell’Onu del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, firmato già da 84 paesi. Un parlamentare in rappresentanza di ogni paese del G7. Assenti gli Stati Uniti. I 6 parlamentari, che hanno visitato il museo di Hiroshima - dove cadde la prima bomba H che fece 140 mila morti, poi a Nagasaki 70 mila - e incontrato alcuni hibakusha (i sopravvissuti alla tragedia), hanno preso l’impegno di esortare i loro leader a intraprendere azioni concrete sul disarmo nucleare, in occasione del vertice che si terrà nella stessa città giapponese fra tre settimane. La scelta della città simbolo come sede del prossimo G7 non è causale: il premier giapponese Fumio Kishida ha perso alcuni parenti a causa del bombardamento atomico statunitense. E mai da decenni, per la guerra in Ucraina, l’umanità è stata così vicina al rischio di una nuova catastrofe nucleare, minacciata ripetutamente dal presidente russo Vladimir Putin. Anche la mobilitazione “Italia, ripensaci” (promossa da Senzatomica e Rete Italiana Pace Disarmo) ha partecipato a questa importante iniziativa, accogliendo con favore gli impegni sottoscritti e sottolineando l’importanza di mantenere un gruppo di lavoro ufficiale sul disarmo nucleare anche in vista del vertice del G7 del 2024, che si svolgerà in Italia.

Laura Boldrini è tornata nei giorni scorsi da Hiroshima, dove ha partecipato al Forum internazionale dei parlamentari, promosso dalla campagna Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) in vista del G7 governativo (19-21 maggio) proprio nella città martire. La deputata del Pd si è confrontata coi colleghi stranieri, ha visitato il Museo della pace e ha incontrato i sopravvissuti. Ora ha tre nuovi impegni in agenda. «Questo Forum per l’eliminazione delle armi nucleari – spiega - ha coinvolto un membro del Parlamento di ciascun paese del G7. Il premier Fumio Kishida ha messo al centro del vertice il disarmo nucleare. Tutti dobbiamo adoperarci, whatever it takes, a qualsiasi costo, per ottenere un risultato».

Di ritorno da Hiroshima, cosa direbbe ai leader del G7?
Di ascoltare gli hibakusha, i sopravvissuti: i loro racconti servono più di mille discorsi. E poi di prendere atto degli effetti devastanti delle armi nucleari su persone e ambiente, per condannare anche solo la minaccia del loro uso e riconoscere l’importanza del Trattato sulla proibizione di queste armi, il Tpnw. L’Italia purtroppo è tra i Paesi che non l’hanno firmato. Per questo ho preso tre impegni.

Cosa intende fare?
Ho appena scritto una lettera alla presidente del Consiglio Meloni chiedendole di impegnarsi per il disarmo nucleare: oggi che Putin minaccia di ricorrere alle armi nucleari, se vogliamo dare al Pianeta un futuro, dobbiamo metterle al bando. Poi sto istituendo l’intergruppo parlamentare per il disarmo nucleare. E proporrò una risoluzione perché l’Italia mandi, almeno come osservatore, un rappresentante alla Conferenza di New York dei paesi aderenti al Tpnw.

Alla prima edizione a Vienna l’Italia non andò.
Non andò, anche se in commissione Esteri avevamo votato all’unanimità una risoluzione per l’invio di un osservatore, come altri Paesi Nato. Tornerò su questa richiesta. Spero aderiscano tutti i gruppi, non ci si può dividere sulla minaccia di estinzione dell’umanità. E serve una campagna di sensibilizzazione: l’opinione pubblica potrebbe non essere consapevole dei rischi. A Hiroshima una sola atomica, molto meno devastante delle attuali bombe nucleari, il 6 agosto 1945 uccise 140mila persone. A Nagasaki altre 70 mila. Chi decide delle sorti del pianeta dovrebbe visitare il museo di Hiroshima, vedere le immagini dei corpi e delle macerie. E gli effetti delle radiazioni durano anni. È vero che l’Italia non produce armi nucleari, ma a Ghedi e Aviano ci sono testate americane. Quelle negli arsenali sparse per il mondo sono almeno 13 mila, soprattutto di Stati Uniti e Russia, ma non solo.

Oggi c’è chi minimizza, parlando di “testate tattiche”, un’opzione possibile.
Per certi versi sono le più pericolose perché abbassano la soglia di inibizione all’uso delle armi nucleari. Ma i depositi di testate diventano essi stessi bersagli e da questo scaturiscono reazioni a catena. Basta il primo lancio.

Putin minaccia di usare le armi nucleari.
Ha anche sospeso il trattato Start e le vuole in Bielorussia. Spero che questo G7 convinca i paesi partecipanti sul rischio attuale, perché si impegnino per un mondo libero dalla minaccia nucleare. Chi ha aderito al Forum parlamentare - tranne gli Usa - sostiene la campagna Ican. Io lavorerò sull’intergruppo, sull’appello a Meloni e per l’Italia alla conferenza dei paesi aderenti. Ricordiamoci che non c’è un piano B.