Polemiche. Boeri sfida Di Maio e Salvini. «Il ministero del Lavoro sapeva»
Su Salvini: «Non posso neanche prendere in considerazione le richieste di dimissioni on line e le minacce da parte di chi dovrebbe presiedere alla mia sicurezza personale». Su Di Maio: «Affermare che le relazioni tecniche esprimono un giudizio politico», significa «perdere sempre più contatto con la crosta terrestre, mettersi in orbite lontane dal nostro pianeta». Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ascoltato dalle commissioni Finanze e Lavoro della Camera nell’ambito dell’esame del 'decreto dignità' non ha risparmiato bordate all’indirizzo dei due pezzi da novanta del governo, i due vicepremier. Non proprio un atteggiamento da chi è «super-attaccato alla poltrona», come lo ha accusato di rimando il ministro dell’Interno con tanto di apposito comunicato nel quale lo sfida a «candidarsi se vuole fare politica ». In serata è intervenuto Palazzo Chigi: fonti della Presidenza parlano di «toni inaccettabili e di espressioni fuori luogo», tanto più gravi perché pronunciate da chi dovrebbe mantenere un profilo squisitamente tecnico. E Di Maio ha avvertito: «Boeri si è seduto sui banchi dell’opposizione. Non è la prima volta, speriamo sia l’ultima». Il destino del capo dell’Inps pare segnato: l’incarico scade tra sei mesi e l’interessato si è detto pronto a lasciare prima se lo chiedono le commissioni parlamentari.
Era un appuntamento atteso quello di Montecitorio dopo le polemiche sulle cifre, di fonte Inps, della relazione tecnica che ha accompagnato il decreto. Parliamo dell’ormai famosa e contestata previsione degli 8mila occupati in meno in conseguenza della minor durata dei contratti a termine. Anche sul punto Boeri non ha fatto sconti. «Personalmente non sono affatto contrario allo spirito del provvedimento – ha esordito il capo dell’Inps – Ma questo non mi esime dal fare i conti con la realtà». E nel merito delle cifre «le stime dell’Inps possono apparire addirittura ottimistiche se si tiene conto che ai lavori in somministrazione vengono estese le restrizioni stabilite per i contratti a tempo determinato ». Insomma, l’impatto negativo sull’occupazione potrebbe essere maggiore di quello indicato. Quanto alla tempistica della vicenda, il presidente-economista ha smentito Di Maio sull’ipotesi di una 'manina' intervenuta all’ultimo momento sulla relazione per cambiare le carte in tavola a dispetto del governo. Il documento richiesto dal ministero del Lavoro è stato inviato il 6 luglio (una settimana prima della firma del Quirina-le), ha precisato: si trattava di «sei pagine con tabelle» che offrivano «un’immediata rappresentazione delle stime» e contenevano «già i numeri sugli effetti occupazionali negativi del provvedimento». Il ministro dunque sapeva fin dall’inizio anche se, ha aggiunto, sulla base di una richiesta di chiarimenti della Rgs, la relazione è stata è poi integrata in una seconda versione. Ma l’indicazione dell’impatto sui contratti c’era subito, ha precisato Boeri, ed era stato lo stesso ministero del Lavoro a sollecitarla, chiedendo di «stimare la platea dei lavoratori coinvolti al fine di quantificare il minore gettito contributivo derivante dalla contrazione del lavoro a tempo determinato». Il punto rivela due diverse impostazioni. Il ministero chiedeva quanti contratti termine potessero andare persi a causa del provvedimento, che ne riduce la durata e ne rende meno agevole la reiterazione. La relazione tecnica ha risposto prevedendo invece un impatto (suppur minimo) sul totale degli occupati, ipotizzando così che un minor ricorso ai contratti a scadenza non venga compensato da altri rapporti di lavoro. Ipotesi questa che, come già anticipato ieri, ha suscitato dubbi anche tra i tecnici del servizio Bilancio della Camera.
Intanto in Commissione sono stati presentati quasi mille emendamenti al decreto e l’approdo in aula è slittato al 26 luglio. M5s e Lega avrebbero concordato le modifiche da apportare al testo. Da una parte c’è il via libera all’ampliamento dell’utilizzo dei voucher in agricoltura, nel turismo e forse negli enti locali. Dall’altra incentivi alle trasformazioni dei rapporti a tempo determinato in contratti stabili: i costi aggiuntivi (+0,5%) pagati per i rinnovi dei contratti a tempo saranno rimborsati alle imprese che poi stabilizzano il lavoratore.