La riforma. Divorzio fai-da-te, fiducia al Senato
Luce verde dell'aula del Senato al voto di fiducia al Governo sul dl di riforma della giustizia civile. L'esecutivo incassa il voto di fiducia di Palazzo Madama con 161 voti favorevoli, 51 contrari e nessun astenuto. Sul decreto di riforma della giustizia civile ieri il Governo aveva chiesto il voto di fiducia presentando un maxi-emendamento integralmente sostitutivo del testo uscito dalla commissione Giustizia. Il decreto a novembre verrà discusso alla Camera. Soddisfatto il Pd. "La giustizia civile è il vero freno allàeconomia italiana, la sua inefficienza disgrega la società, è fattore di perdita di competitività del nostro Paese" ha detto nelle dichiarazioni di voto in aula, la senatrice Pd Rosaria Filippin. "Il decreto non è una scatola vuota. Non ci saranno solo 100mila ricorsi, udienze e comparizioni di coniugi in meno, ci saranno 200mila persone che, se adeguatamente assistiti da avvocati, non dovranno più salire le scale di un tribunale", conclude Filippin auspicando "la veloce approvazione della legge sul divorzio breve". Il Nuovo centrodestra, con il capogruppo Maurizio Sacconi, rivendica da parte sua una serie di aggiustamenti al testo iniziale. "La semplificazione dei relativi riti si è combinata con la conferma della dimensione pubblicistica di essi rivolta soprattutto a tutelare i figli minori o disabili ed il coniuge in condizioni di potenziale debolezza negoziale. Sarebbe stata pericolosa la confusione tra semplificazione e banalizzazione degli atti di scioglimento del matrimonio".
Il governo ancora una volta chiede la fiducia«A nome del governo e autorizzata dal Consiglio dei ministri...». Alle sette di sera, nell’aula del Senato, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi chiede il voto di fiducia sul maxi-emendamento appena presentato dall’esecutivo, «integralmente sostitutivo» del disegno di legge per la conversione del decreto sulla riforma della giustizia civile. Il Movimento 5 Stelle protesta. Il governo azzera dunque la possibilità di modifiche in extremis al testo (che comunque poi passerà al vaglio della Camera). E lo stesso Guardasigilli Andrea Orlando va a Palazzo Madama per difendere la scelta: «Il non funzionamento della giustizia civile pesa sul mercato e sulle imprese e in modo drammatico su alcune vicende familiari » e il provvedimento è «una prima risposta» parziale all’enorme arretrato della giurisdizione: oltre 5 milioni di processi pendenti. Oltre alle norme sull’arbitrato (il lodo emesso da avvocati avrà valore di sentenza per procedimenti pendenti che non riguardino diritti indisponibili come lavoro, previdenza e assistenza sociale) a quelle, contestate dalle toghe, sulla riduzione delle ferie dei magistrati (da 45 a 30 giorni) e al ripristino degli uffici dei giudici di pace a Ostia (Roma) e Barra (Napoli), il maxi emendamento contiene le misure sulla negoziazione assistita per la risoluzione di controversie mediante l’assistenza di avvocati. L’istituto incide in materia di separazione e divorzio (senza necessità di ricorrere al giudice per sciogliere un matrimonio) e si applica in caso di accordi «consensuali». Nel maxiemendamento, che ritocca gli originari articoli 6 e 12 del decreto entrato in vigore il 12 settembre, si prevede tuttavia che l’accordo venga trasmesso al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale competente che, laddove non dovesse ravvisare irregolarità, darà il nullaosta. In presenza di figli minori o maggiorenni con handicap o economicamente non autosufficienti, l’accordo andrà trasmesso entro 10 giorni al medesimo magistrato, che prima di autorizzarlo, dovrà vagliare se esso risponda all’interesse dei figli. In caso contrario, dovrà trasmetterlo entro 5 giorni al presidente del Tribunale, che fisserà entro i successivi 30 giorni, la comparizione delle parti. Resta la possibilità per i coniugi (ma se non ci sono figli minori o con handicap) di comparire (senza l’obbligo di avvocati difensori) davanti a un ufficiale di stato civile per raggiungere un’intesa di separazione o scioglimento del matrimonio. L’ufficiale dell’anagrafe può convocarli per la conferma dell’accordo non prima di 30 giorni dal ricevimento delle loro dichiarazioni. «Il decreto non risolverà il problema della giustizia civile – ammette il ministro Orlando –. Ma vogliamo aprire la strada a una riforma più ampia» con «una legge delega che sarà incardinata molto presto nell’altro ramo del Parlamento». Il voto di fiducia inizierà oggi alle 13, dopo la discussione generale e le dichiarazioni dei partiti. Oltre al M5S, il testo potrebbe subire il fuoco di sbarramento di Forza Italia: lo strappo del governo non è piaciuto al presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma («Non ha rispetto per il lavoro del Senato») e a Ciro Falanga, secondo il quale l’esecutivo sceglie la fiducia perché «ha paura di un voto segreto, che sui temi del diritto di famiglia era ammissibile».