Televisione. Black Mafia, il primo documentario sulla mafia nigeriana in Italia
Un'immagine del documentario Rai Black Mafia
Si intitola Black Mafia: è il primo documentario che si propone di fare luce sul fenomeno della mafia nigeriana, al centro della gestione di un traffico internazionale di esseri umani, volti soprattutto allo sfruttamento della prostituzione e al parallelo mercato degli stupefacenti, che per giro d'affari è addirittura al terzo posto nel mondo dopo i traffici di droga e di armi, con un fatturato stimato in 31 miliardi di dollari. Il filmato andrà in onda venerdì su Rai3 in prima serata, per la serie Crime Doc firmato da Rai Documentari e prodotto con Luce Cinecittà e Bronx Film.
In particolare, il documentario ruota attorno alla storica inchiesta di polizia e giudiziaria denominata Athenaeum, condotta dalla procura di Torino tra il 2012 e il 2016 proprio contro l’organizzazione criminale transnazionale made in Nigeria, tra donne vittime di tratta, comprate e vendute, riti voodoo, rotte di immigrazione clandestina nel deserto prima e nel mar Mediterraneo poi, fino allo sbarco in Italia e all'avvio coatto alla prostituzione. Il documentario non risparmia immagini crude delle violenze cui sono sottoposte queste ragazze, per mostrare quale sia la loro vera condizione. Immagini che potrebbero urtare la sensibilità di un pubblico non preparatoi, ma che sono inserite col chiaro scopo di una denuncia forte.
Il documentario, firmato dal regista Romano Montesarchio, è tratto dal libro inchiesta Mafia nigeriana dello scrittore e giornalista Sergio Nazzaro e si svolge fra Torino, Castel Volturno, Asti, Roma e Bologna, con interviste ai protagonisti - fra cui il commissario del servizio anti-tratta Fabrizio Lotito, il magistrato Stefano Castellani e l'ex procuratore torinese Giancarlo Caselli - immagini di repertorio e documenti originali ed esclusivi. E non manca di inserire l’intervento di Papa Francesco, che denuncia le violenze cui sono sottoposti i migranti e il traffico di esseri umani.
«I documentari fanno parte del cinema, perché al tempo stesso documentano ma anche rappresentano la realtà - sottolinea Duilio Giammaria direttore di Rai Documentari, durante la presentazione del doc a Roma - Con essi, cresce anche un linguaggio, un made in Italy televisivo: e questo è solo l'inizio».