«La decisione dei relatori di abbandonare il vecchio testo sull’omofobia, che era pieno di punti inaccettabili, è sicuramente positiva. Ma abbiamo bisogno che la nuova formulazione così come garantisce i gay dalla discriminazione, garantisca allo stesso modo la libertà di pensiero per chi crede nel matrimonio fondato sulla legge naturale». Paola Binetti (Udc-Scelta Civica) riassume così la posizione di un largo fronte di deputati cattolici di vari partiti che hanno fatto quadrato per impedire «derive antidemocratiche» della legge contro l’omofobia.
A che punto siete con la discussione in Commissione Giustizia?La presidente della Commissione Donatella Ferranti, preso atto della nuova decisione dei relatori, ha chiesto ai presentatori dei sub-emendamenti di ridurne sensibilmente il numero, perché ce ne sono oltre 300. Noi, l’abbiamo sempre detto, siamo favorevoli a combattere la violenza omofobica. Però abbiamo bisogno di essere rassicurati, non a parole, sul fatto che per esempio un ministro del culto possa continuare a indicare il comportamento omosessuale come peccato, ossia contrario alla propria religione, senza per questo subire denunce o condanne penali. Oppure che si possa continuare a sostenere che un bambino adottivo abbia bisogno di un padre e di una madre, senza per questo essere multati o finire in galera.
E questo come è possibile?Chiediamo di approvare un nostro emendamento, una clausola di salvaguardia, che escluda che si possa essere puniti per la proprie idee o concezioni morali, religiose, culturali sull’omosessualità, naturalmente escludendo che queste idee o concezioni siano espresse con la violenza o con l’incitamento alla violenza o alla discriminazione.
Qualcuno sostiene che questa salvaguardia sia del tutto pleonastica, nel senso che a proteggere la libertà di opinione c’è già la Costituzione...Questo potrebbe essere vero se non avessimo davanti a noi il caso francese, dove i militanti della
Manif pour tous sono stati arrestati per aver espresso la loro contrarietà al matrimonio gay. O dove è stata abolita la "Festa del papà" per non creare, si è detto, discriminazioni. Il principio che vorremmo fosse salvaguardato è questo: non vorremmo che una legge condivisibile, nata con l’intento di proteggere delle persone dalla discriminazione e dalla violenza, finisca per discriminare altre persone che su questioni attinenti alla morale sessuale hanno delle idee diverse dalle prime.