LE PRIMARIE PD. Bindi contro Renzi, verso la candidatura
Il ciclone Renzi scuote il Pd. «Io arrogante? Meglio arroganti che vigliacchi. Mi candido a premier», ufficializza, il sindaco di Firenze a Ballarò, dando atto a Bersani di aver concesso le primarie, che lo statuto - per il segretario - non prevedeva. «Onore al merito», dice il sindaco di Firenze. «Mi candido a premier, ma non da solo, con la mia gente - replica in contemporanea dalla festa di Padova, il segretario del Pd -. Ma ricordiamoci che c’è ancora Berlusconi in giro. Vogliamoci un po’ di bene - è l’appello lanciato a Renzi - lasciamo che a massacrarci siano gli altri».Ed è tentata di scendere in campo anche Rosy Bindi. Voci insistenti la danno per candidata, per arginare, come spiega lei stessa, l’offensiva in atto da parte del sindaco di Firenze in tutta quell’area che guarda con preoccupazione l’asse con Vendola. «Questa vicenda delle primarie - spiega Bindi - rischia di snaturare il partito. Si stanno estremizzando le posizioni. Renzi rappresenta la maggioranza berlusconiana, mentre con Bersani c’è troppo rosso - sintetizza la presidente dell’assemblea democratica -. Temo un rafforzamento dell’identità dell’originario partito della sinistra Pc-Pds-Ds». La mossa sarebbe finalizzata a un secondo turno di ballottaggio che potrebbe tenersi 15 giorni dopo la data già fissata per fine novembre, e a quel punto Bindi potrebbe far confluire, facendoli pesare, i suoi voti sul segretario.Ad alimentare il malcontento la foto di gruppo per il referendum contro l’articolo 18, in cui il leader di Sel si fa ritrarre senza imbarazzi con tutti gli avversari di sinistra del governo Monti, da Antonio Di Pietro a Paolo Ferrero. Con adesioni di un certo peso anche nel Pd stesso, da Sergio Cofferati a Vincenzo Vita, mentre si scansa il responsabile economico Stefano Fassina: «Il referendum è questione di parti sociali». «Forse ragiono alla vecchia maniera ma per me referendum di Vendola e progetto di Bersani fanno a pugni», scrive su Twitter Marco Follini. Dello stesso avviso il riformista Stefano Ceccanti, che parla di «iniziativa scriteriata di Sel che teorizza di voler far parte di una coalizione di governo». Imbarazzo anche nell’area di Enrico Letta, il quale però - da vice - non tira per la giacca il segretario convinto che, vinta la battaglia interna, poi ribadirà la sua lealtà verso il governo Monti.Renzi, intanto, si gioca la sua battaglia in mare aperto. Il documento di ItaliaFutura, la fondazione di Montezemolo contro i "volti vecchi" e i "programmi confusi" di Chianciano aveva portato più d’uno a ipotizzare una liaison con il presidente della Ferrari. «Chi scrive queste cose avrà mangiato male - stronca l’ipotesi -. Se perdiamo, non fondiamo l’ennesimo partito o cambiamo casacca - aggiunge poi -. Io quelli che quando perdono portano via il pallone non li sopporto. Se perdo resterò sindaco, quello che i fiorentini mi hanno chiesto di fare». Ed esclude «premi di consolazione in Parlamento».