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INFANZIA. Il bambino conteso di Cittadella: sentenza ribaltata, torna dal padre

lunedì 20 maggio 2013
Torna dal padre, ma potrà stare con la madre 3-4 giorni alla settimana e otto settimane nei periodi di vacanza: i giudici della sezione minori della Corte d'appello di Brescia hanno scritto un nuovo capitolo nella complessa vicenda del ragazzo di dieci anni di Cittadella (Padova) conteso dai genitori separati. In una quindicina di pagine, il decreto firmato dal presidente relatore Graziana Campanato dichiara inammissibile la domanda di reintegro nella podestà avanzata dalla donna e pare segnare un punto definitivo a favore del padre, anche se l'affidamento del minore resta confermato al Servizio Sociale di Padova. Struttura che, tra l'altro, è chiamata a continuare nel percorso di sostegno della genitorialità nei confronti dei due ex coniugi e nel sostegno psicologico del ragazzino.Quella dei giudici lombardi è una disamina della vicenda che si sofferma sui molti dei punti scottanti della contesa: tra tutti, la questione Pas, la sindrome di alienazione parentale, di cui avrebbe sofferto il bimbo manifestando il rifiuto del padre, e sul ruolo che a tale proposito avrebbe avuto la madre, alla luce delle relazioni degli esperti. Molta attenzione viene riservata dai giudici, anche con una visione critica, proprio al comportamento "possessivo" della donna, che non avrebbe contribuito a un riavvicinamento del figlio all'altro genitore e a far abbassare i toni nel 'conflitto della coppià, utile invece a far acquisire al minore serenità.Tutti elementi, al di là delle definizioni scientifiche o mediche riconducibili alla presunta Pas o alle manifestazioni aggressive derivanti dall'ansia rilevate dai servizi sociali, che avrebbero portato i giudici a far decidere per il ritorno del bambino al padre, ritenuto più idoneo alla sua crescita. Al fine anche di ricomporre una passata difficoltà nei rapporti tra i due - secondo i giudici, la madre nella sostanza non avrebbe accompagnato psicologicamente il figlio alla ripresa dei contatti con il padre - e la cui permanenza potrebbe essere motivo di sofferenza per il minore. I giudici, tuttavia, rilevano che va comunque garantita al ragazzo la frequentazione dell'ambiente materno "che ha costituito per anni il centro dei suoi affetti".Il nuovo pronunciamento è stato accolto dalla madre senza gli accesi toni polemici che avevano segnato le prime fasi della disputa per l'affidamento. Anzi, ha assicurato che la sua battaglia legale continuerà ma non si ripeteranno scene come quelle accadute nell'ottobre scorso quando il minore era stato prelevato a forza all'esterno della scuola per dare esecuzione al provvedimento di affidamento in esclusiva al padre deciso dalla corte d'appello di Venezia. Una decisione ribaltata a metà marzo dalla Cassazione che aveva annullato la sentenza lagunare e rinviato gli atti in terra lombarda proprio per un nuovo decreto.La decisione dei giudici bresciani, depositata il 17 maggio scorso, è stata 'lettà dalla donna su un piano 'operativo' più che giuridico: "l'unica variazione è che da venerdì scorso i tempi di affido sono di fatto uguali tra me e il mio ex marito. Sul piano pratico dovrò fargli capire che adesso passerà più giorni con il padre. È grande e capirà". "Per il suo bene - ha concluso la madre - meno notizie si danno e meglio è. Sta finendo la scuola elementare e sta andando molto bene. Sono certa che non ci saranno più atti costrittivi e da parte mia rispetterò il dettato della corte d'appello di Brescia che stabilisce di fatto un affido paritetico durante tutto l'anno, anche nei periodi di ferie". "Mi auguro - dice a distanza l'ex marito - che ora si smorzino gli echi di questa vicenda e che si possa pensare serenamente alla crescità del bambino".