Attualità

DIETRO LE SBARRE. Bimbi, 4 case “speciali” per non soffrire il carcere

Ilaria Sesana sabato 4 aprile 2009
Nuove strutture per accogliere detenute con figli I nnocenti dietro le sbarre, bambini co­stretti a vivere una giornata scandita dai ritmi del carcere, fra divise e porte sbarrate. Sono i figli delle detenute o del­le donne in attesa di giudizio rinchiuse negli istituti di pena italiani: una sessan­tina di bambini di età compresa fra zero e tre anni. Finora, per loro, non c’era al­tra possibilità se non crescere nel grigio delle celle o all’interno dei nidi del carce­re ma la situazione, per molti di loro, a­desso potrebbe cambiare. A Milano, da due anni, è attivo l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri (I­cam), che offre alle mamme la possibilità di far crescere i propri figli in un ambien­te sereno, dove le sbarre alle finestre so­no mimetizzate, con un giardino e dove è possibile contare sull’apporto di educa­tori e assistenti. Un modello che verrà pre­sto replicato a Roma, Firenze e a Favara, provincia di Agrigento. Ed è prevista an­che la realizzazione di una quarta strut­tura in Sardegna. « Sigleremo a breve le convenzioni con gli enti locali – spiega Maria Pia Giuffrida, presidente del grup­po nazionale di lavoro Icam –. In tre casi abbiamo già reperito i locali e stiamo la­vorando per adeguarli alle esigenze di cu­stodia richieste » . L’Icam di Favara, realiz­zato all’interno di una struttura confisca­ta alla mafia, sarà probabilmente il primo ad aprire i battenti. L’iniziativa è stata pre­sentata ieri durante il convegno « Icam, free to grow up » promosso dalla Provincia di Milano e dalla Commissione Europea. Al 10 febbraio 2009 le detenute in Italia e­rano oltre 2.500 ( vale a dire quasi il 5% del totale della popolazione carceraria). Con loro, nei 19 nidi operativi all’interno di al­trettanti istituti di pena, ci sono 65 bam­bini. Proprio per affrontare questo pro­blema è stato istituito un gruppo di lavo­ro, fortemente voluto dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. «Molte donne, soprattutto straniere, al momento del-­l’arresto non dicono di avere un bimbo. Per timore che gli venga sottratto – ag­giunge Maria Pia Giuffrida –. Per questo è importante esportare il modello dell’I­cam: per rassicurare queste donne e spie­gare loro che possono stare con il proprio bambino nei primi tre anni di vita » . Fuo­ri dal carcere infatti, secondo le stime pre­sentate ieri da Maria Pia Giuffrida, ci so­no circa 250 bambini che hanno la mam­ma in carcere. Una sessantina di loro vi­ve con il papà, 77 sono stati affidati ai non­ni o agli zii, all’interno di una « famiglia allargata » , 12 sono stati dati in affida­mento e 15 si trovano in comunità. In si­tuazioni non sempre ottimali. L’Icam di Milano, che festeggia in questi giorni il secondo anno di vita, attualmente ospita 11 mamme e 12 bambini. Dal 2 a­prile 2007 al 30 giugno 2008 nella struttura di via Macedonio Melloni (che ha una ca­pienza massima di 14 posti) sono transi­tate 48 mamme, delle quali 28 ( il 58,3%) di nazionalità straniera, prevalentemen­te romene e marocchine. La struttura e l’impianto dell’Icam ricalcano quelle di una grande casa famiglia, in cui le dete­nute partecipano alla gestione della vita quotidiana. Colori allegri alle pareti, stan­ze singole per tutelare la privacy, ludote­ca, biblioteca e una grande cucina in cui si mangia tutti assieme. Ma senza per que­sto attenuare la custodia. Semplicemen­te, tutto ciò che può evocare il carcere, dalle sbarre alle divise, è stato occultato, sfumato. Un progetto di cui Francesca Corso, assessore della Provincia di Mila­no all’integrazione sociale per le persone in carcere, va molto orgogliosa. Da lei in­fatti è partita l’ispirazione per realizzare questo istituto, ma la spinta finale venne, nel marzo 2006, dall’ex direttore della Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò. «Sulla questione ci aveva sfidato a singo­lar tenzone – ricorda Francesca Corso – e ci è sempre stato col fiato sul collo per metterci fretta » . 2.500: le donne detenute in Italia, quasi il 5% del totale della popolazione carceraria 48: le mamme transitate dal 2 aprile 2007 al 30 giugno 2008 nella struttura dell’Icam di Milano (che ha una capienza massima di 14 posti) 65: i bambini presenti negli istituti di pena, nei 19 nidi operativi all'interno di altrettanti strutture 58%: la percentuale di donne di nazionalità straniera transitate nell’istituto di via Macedonio Melloni