Attualità

IL CASO. Bimba cinese muore in una fabbrica clandestina

giovedì 3 dicembre 2009
C'è il forte sospetto di una storia di sfruttamento del lavoro minorile dietro la morte di una ragazzina cinese di 11 anni in un laboratorio clandestino a San Claudio di Corridonia, nel maceratese. Secondo i primi accertamenti la piccola sarebbe morta per inalazione di sostanze tossiche, probabilmente usate per la lavorazione di tomaie per le scarpe. Oggi è prevista l’autopsia: nel frattempo il casolare, che si trova in una zona di campagna piuttosto isolata, è stato posto sotto sequestro e il padre della bambina, X.Y., è stato indagato. Non del tutto chiarita è la dinamica dell’incidente: nel pomeriggio la bambina cinese che si trovava nell’opificio, si è sentita male: gli altri operai, che non conoscevano l’italiano, hanno chiamato i genitori, che giunti sul posto hanno avvolto la piccola in una coperta, sono corsi fuori verso la strada e gridando hanno chiesto aiuto in uno stentato italiano a un camionista che passava, che subito ha avvertito il 118. Purtroppo, all’arrivo dell’ambulanza, la bambina era già morta e il personale medico non ha potuto far altro che constatare il decesso. Dalle bruciature sul viso e sulle mani si era ipotizzato, in un primo momento, che la piccola fosse stata vittima di una folgorazione ma la prima perizia medica ha rivelato che A. K. era morta per inalazioni da solvente. Nel sopralluogo dell’opificio, messo poi sotto sequestro, i carabinieri delle stazioni di Corridonia e Macerata hanno trovato letti, suppellettili e vecchi macchinari per lavorare le scarpe, ritrovamenti che sembrerebbero avvalorare l’ipotesi che nel casolare lavorassero a abitassero diversi cinesi clandestini. Secondo Francesco Mantella, l’avvocato che rappresenta entrambi i genitori, con regolare permesso di soggiorno e immigrati in Italia da diversi anni, la bambina che andava regolarmente a scuola, era entusiasta dei suoi studi, e non era certamente «orientata verso l’attività lavorativa». Il legale spiega che i genitori, sposati in Cina, erano separati, e che la piccola viveva durante la settimana a Morrovalle con il padre e nei fine-settimana a Civitanova Marche con la madre. L’avvocato sostiene che martedì la bambina era «temporaneamente affidata» a dei conoscenti cinesi; il padre, che doveva passare a prenderla è stato subito chiamato appena successo l’incidente. I dubbi su cosa sia successo veramente, e quando, rimangono e solo l’autopsia e le indagini potranno scioglierli. Per il segretario della Cisl provinciale di Macerata, Aldo Benfatto si tratta di «un episodio gravissimo, che dimostra che con queste organizzazioni clandestine si rischia di far tornare all’800 le condizioni di lavoro degli operai. Chiediamo alle imprese italiane di non affidare più il lavoro a chi non rispetta non tutte le regole e sfrutta il lavoro minorile».