«Ora la Protezione civile guarda al futuro. Quello immediato. « Puntiamo a fare in modo che già all’inizio del prossimo inverno non ci sia più nessuno degli sfollati nelle sistemazioni provvisorie odierne ( tende e alberghi, ndr), senza dover ricorrere ai container. Pensiamo a casette di legno costruite a regola d’arte » , ha sottolineato il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. E poi il futuro a medio- lungo termine. « Il terremoto non uccide, uccide l’uomo che costruisce male dove si sa che ci può essere un terremoto – annota ancora il numero uno del dipartimento –. Se questo sisma si fosse verificato a Tokyo o San Francisco, non sarebbe morto nessuno e anche i danni sarebbero stati lievi, perché in Giappone e in California hanno investito miliardi nella prevenzione. Ora speriamo che la stessa cosa avvenga in Italia. Mai dall’unità ad oggi è stata varata una autentica politica antisismica. È giunto il momento di farlo» . A una settimana esatta dal terremoto che ha messo in ginocchio L’Aquila e provincia, Bertolaso fa il punto della situazione, nell’incontro con il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. E i numeri che snocciola danno la dimensione della tragedia. Ma segnalano anche il forte desiderio di rinascita: 294 morti, 22 dei quali bambini con meno di 16 anni. «Lo Stato non ha lasciato solo nessuno. Cinque minuti dopo la scossa di lunedì scorso sapevamo già quale scenario ci saremmo trovati di fronte e abbiamo lavorato per dare la massima assistenza a tutti. Ma ora mi auguro che questa ulteriore lezione serva a impostare una vera politica antisismica anche nel nostro Paese » . Gli sfollati sono 57.500 ( il più alto numero mai gestito dalla Protezione civile italiana): 23.500 presso gli alberghi della costa adriatica e 34mila in 5mila tende di 106 tendopoli. E poi 60 posti medici, 55 cucine da campo, una macchina imponente che comprende vigili del fuoco, esercito, forze dell’ordine, geologi e volontari di tutta Italia. « Questa è la Protezione civile italiana – afferma il coordinatore nazionale dell’enorme task force che in meno di una settimana ha messo fine alla prima emergenza – E io sono orgoglioso – aggiunge, rivolgendosi al cardinale Bagnasco – che qualche giorno fa anche l’ambasciatore tedesco, seduto proprio lì dov’è lei, mi abbia detto: ' Noi in Germania non avremmo saputo fare altrettanto. Questo terremoto ha demolito l’immagine di improvvisatori che contraddistingue gli italiani' » . Bagnasco e Bertolaso sono seduti uno di fronte all’altro nell’ampia sala conferenze della Scuola della Guardia di Finanza. C’è anche il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi. Qui sono state prese tutte le più importanti decisioni operative, qui è stata gestita e risolta l’emergenza. E ora il Capo della Protezione civile può ricostruire passo per passo com’è andata. A cominciare proprio dalle 3.37 di lunedì 6 aprile, cioé cinque minuti dopo la scossa. 2 « Quando abbiamo saputo la magnitudo e l’epicentro, grazie all’Istituto di sismologia, abbiamo inserito i dati nel programma di simulazione che abbiamo a Roma, nel nostro centro nazionale, e ci siamo immediatamente resi conto che ci saremmo trovati di fronte a migliaia di sfollati e a non meno di 250 morti » . Anche grazie a questi strumenti informatici, ha sottolineato Bertolaso, oltre che al costante appoggio del governo, è stato possibile fronteggiare bene le necessità di tanta gente.