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L'ACCUSA DEL LEADER PD. Bersani: «Partiti personali cancro della democrazia»

Roberta D'Angelo venerdì 18 gennaio 2013
​Ha aspettato anni, tanti anni, e ora che i tempi sono maturi Pier Luigi Bersani non ha nessuna intenzione di regalare o cedere l’obiettivo che mai aveva sentito così a portata di mano. Il segretario del Pd ha davanti la sua "macchina", il motore che ha collaborato allo svolgimento delle primarie, fatto di giovani, dell’Italia «del presente», come la chiama, "l’Italia giusta", secondo il titolo dell’incontro che mette in platea i diciottenni che voteranno per la prima volta e i <+corsivo>ragassi<+tondo> candidati, che correranno per una poltrona in Parlamento. E con quella macchina parte per la campagna elettorale, che doveva essere in discesa, ma che ha visto ritornare Silvio Berlusconi, il vero «avversario», ed entrare in gioco Mario Monti, «il competitore» inatteso. Bersani non molla.Il segretario del Pd prende le distanze da entrambi. Spietato contro il Cavaliere colpevole della «deriva morale» del Paese, sottile verso il Professore. E va all’attacco, consapevole che «non sarà una passeggiata», ma certo che «vinceremo questa battaglia». I giovani si infiammano e Bersani comincia con il negare le indiscrezioni che lo vogliono a "inciuciare" con Monti: «Sono allibito – dice – che ci sia questo cabaret, questo inseguimento di qualsiasi affermazione per avere un titolo davanti a un Paese che ha bisogno di essere ricostruito».Niente patti segreti. Perché se per il Cavaliere non si risparmiano critiche, sarcasmi e ironie, ce n’è anche per il Professore, che per rilanciare l’economia presenta l’agenda, quando «servono le lenzuolate». La differenza tra i due c’è e il segretario non rinnega la necessità del governo tecnico, salvo considerare «sorprendente» la scelta di Monti di "salire in politica" (ma, gli concede, «quando si è convinti di fare qualcosa di buono per il Paese non ci si sbaglia mai»). Poi però insiste: «Io sono l’unico a non aver messo il nome nel simbolo. Sistemi organizzati su una persona che spesso si sceglie da sola sono un tumore che rendono la democrazia ingessata, inefficace e impotente», incalza. Allo stesso modo Bersani se la prende con il qualunquismo, ma l’accenno a chi ha negato l’esistenza di «destra e sinistra» riporta ancora al premier. «Rifiutiamo sempre ogni forma di qualunquismo che porta inevitabilmente verso posizioni fascistoidi», ripete.Resta comunque «l’avversario» l’obiettivo su cui mirare. «Con Berlusconi, in questo ultimo periodo la farsa si è trasformata in dramma, perché che Berlusconi non fosse più in grado di guidare questo Paese era chiaro da qualche tempo» e invece «siamo arrivati fino sull’orlo del baratro». Insomma, «veniamo da vent’anni di inganno, leggerezza e insostenibile deriva morale. Il nostro obiettivo è la riscossa civica e morale e l’onestà, quella cosa che ti consente di guardarti allo specchio».Bersani, quindi, marca le differenze. Le "lenzuolate" a cui lavorare riguarderanno «il falso in bilancio, l’antiriciclaggio, il conflitto di interessi, così come le unioni civili per le coppie omosessuali, lo ius soli e la parità di genere», oltre al «lavoro» e alla «riforma del welfare».