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IL LEADER PD A BOLOGNA. Bersani: «Milano e Napoli al ballottaggio»

Roberta D'Angelo sabato 14 maggio 2011
La partita è grande e per Pier Luigi Bersani è anche una bat­taglia personale. Ne va della sua segreteria. Il leader democratico si spende fino all’ultimo minuto per una campagna elettorale che vale due città e due bal­lottaggi. L’asticella è stata fissata dallo stesso segretario. Il Pd potrà dire di a­vercela fatta «se ci sarà un’inversione di tendenza rispetto alle ultime elezio­ni». Che in sostanza significa vincere «a Bologna e Torino al primo turno» (stori­che roccaforti della sinistra) e andare «al ballottaggio a Milano e Napoli». Ma la vera novità per il centrosini­stra arriva in serata con l’intervento a sorpresa di Romano Prodi nella «sua» Bologna. Nel dare il proprio so­stegno alla candidatura di Virgilio Merola, il Professore attacca Berlu­sconi. «La volgarità è diventata la sua bandiera» dice, chiedendo al «suo» popolo di non lasciarsi «sopraffare dalla paura». Per il resto della giornata la scena e­ra toccata al leader Pd, Bersani, pron­to a incitare gli elettori, puntando so­prattutto sui «moderati delusi», a quegli elettori del centrodestra «che sono un po’ scossi, ammaccati, che hanno avuto una delusione».È poi al suo popolo che si rivolge il leader democratico. «In ogni città – arringa – c’è una buona ragione per votare Pd. Si tratta di dare un segnale, di po­ter dire smettiamo di occuparci dei problemi suoi, ma occupiamoci dei problemi seri. Dopo una vittoria del centrosinistra lu­nedì vorrei poter di­re questo». Piuttosto dopo lunedì, in caso di vittoria, Bersani assicura che «non chiederemo la spal­lata ». Il leader democrati­co, quindi, riempie di contenuti anche i capitoli di cui vor­rebbe occuparsi do­po le amministrati­ve. Conti pubblici e lavoro al primo posto. «A questi rit­mi non c’è prospettiva per l’occupa­zione e per la piccola impresa». Da lunedì l’agenda del Pd potrebbe es­sere incentrata sulla «disoccupazio­ne giovanile» e la «condizione della precarietà». La riforma fiscale, spie­ga, «significa dire che a parità di pres­sione fiscale si alleggerisce il lavoro, l’impresa che da lavoro e si carica sulla rendita immobiliare e finan­ziaria e si carica sul serio sull’eva­sione fiscale».Ancora, in giro per il Paese, il segre­tario del Pd invita a «sobrietà, one­stà, rigore e semplicità: c’è una ri­chiesta fortissima in questo senso e io voglio che il mio partito e io stes­so corrispondiamo fino in fondo a queste richieste. La gente ha biso­gno di una politica normale che guardi all’altezza degli occhi dei cit­tadini, che mostri più sobrietà, as­soluta correttezza e onestà». Insom­ma, dice, «effetti speciali, miracoli, cricche, sono cose che stanno vera­mente tramontando». Concorda il suo vice Enrico Letta, che, in tempo di crisi, e in un’Euro­pa che non registra ancora un’inver­sione di tendenza per l’Italia, dice: «C’è bisogno di politiche diverse, o­rientate alla crescita. C’è bisogno di un altro governo. Nel settore priva­to un amministratore delegato che portasse agli azionisti i dati odierni sarebbe licenziato. E senza stock op­tion. Ci aspettiamo che gli elettori facciano lo stesso».