"Andrò al Quirinale e valuterò con il presidente dela Repubblica, non ho dei diktat da fare". Lo ha chiarito Pier Luigi Bersani, rispondendo a una domanda dei cronisti dopo le consultazioni di oggi. "Devo portare una valutazione conclusiva che è fatta di numeri e anche di valutazioni politiche, in un dialogo sempre corretto, bello e produttivo", ha aggiunto il leader del Pd. "A quel punto si prenderanno decisioni. Non vado là con delle richieste in premessa", ha insistito, riferendosi ad alcuni articoli di oggi. «Ci avviamo alla fase conclusiva di questi incontri. Domani ci sarà quello con i rappresentanti della mia coalizione. In assoluta trasparenza ho cercato di mettere insieme le forze politiche di fronte a un'occasione vera di cambiamento, un'occasione precisa e strutturata che riguarda da un lato un governo che risponda immediatamente a esigenze impellenti e dall'altro le riforme strutturali da cui parliamo da tempo». Così Bersani ha rilanciato quella che definisce la sua «proposta di cambiamento», ribadita più volte nell'assioma «Non c'è governabilità senza cambiamento». E come? «Attraverso a una convenzione a cui partecipino a titolo gratuito di personalità esterne del Parlamento» e che consegni «un esito sul quale il Parlamento decide senza possibilità emendative in un senso o nell'altro». «Le forze parlamentari - ha concluso il leader del Pd - si stanno prendendo le loro ore di riflessione. Attendo una risposta conclusiva domani per portare l'esito al presidente della Repubblica» Il Movimento 5 stelle già in mattinata aveva fatto sapere di aver deciso all'unanimità per il "no" a un governo guidato da Pier Luigi Bersani, escludendo al tempo stesso di lasciare l'aula del Senato al momento del voto per facilitare il raggiungimento del quorum. Lo avevano già chiarito in una conferenza stampa alla Camera i presidenti dei gruppi parlamentari Vito Crimi e Roberta Lombardi al termine dell'incontro con Pierluigi Bersani che sta completando il giro di consultazioni a seguito del «preincarico» che gli è stato affidato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Voteremmo "no" alla fiducia alla Camera e al Senato. Escludo che usciremmo tutti» da palazzo Madama, ha affermato Crimi. A chi faceva notare che nel caso dell'elezione del presidente del Senato Pietro Grasso i grillini non avevano tenuto un comportamento unitario, Crimi ha risposto: «In quel caso la decisione era stata presa a maggioranza. Ieri, invece, noi abbiamo deciso all'unanimità di votare "no" alla fiducia a un governo formato da questi partiti». Crimi e Lombardi hanno ribadito la richiesta che sia data al Movimento 5 stelle la responsabilità di formare un governo, dopo che il segretario del Pd aveva richiamato con forza il Movimento 5 Stelle alle proprie responsabilità: «Adesso si può se si vuole. Rispetto e prendo atto. Faccio notare solo questo: la fiducia si dà e si toglie nel meccanismo parlamentare e c'è anche modo di non darla consentendo, come sapete bene», ha detto il leader del Pd. «C'è il tema di caricarsi di una responsabilità e il tema di non impedire. Avete avuto colloqui con il Capo dello Stato, se pensate che ci sia un'ipotesi che possiate caricarvi voi di un governo... Inviterei tutti a una riflessione. Purtroppo non è Ballarò anche se siamo in streaming, i prossimi mesi sono una roba seria», ha ammonito il segretario del Pd nel corso dell'incontro mattutino con i “Grillini”. E prima ancora lo stesso Bersani aveva ricordato che «di questa esigenza di cambiamento siete dei grandi e nuovi protagonisti, ma lasciatemi dire che non siete esclusivi». «La mia forza sente profondamente questa esigenza. Quel che abbiamo fatto fin qui non è per mettere in imbarazzo questo o quell'altro, ma perché noi direttamente, io direttamente, sentiamo questa esigenza», aveva insistito Bersani. «Non farò governi che abbiano davanti l'impossibilità di cambiamento».