L’intenzione non c’è. La procura di Napoli «non ha formulato nessuna richiesta di arresto o di altra misura cautelare a carico del senatore Silvio Berlusconi», scandisce il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo. Ma quando arriva la notizia il Cavaliere è già stato messo sul patibolo da Pd e Movimento 5 stelle. E se nel capoluogo partenopeo tutto ancora tace, a Milano - l’ex premier ne è certo - si parla di «"Operazione Craxi 2"». A far salire la febbre oltre il livello di guardia è Maurizio Migliavacca, già di prima mattina. Il coordinatore della segreteria nazionale del Pd parla davanti alle telecamere di Sky tg24 e alla domanda se, nel corso della legislatura, arrivasse la richiesta di arresto dalla magistratura, risponde convinto: «Se gli atti fossero fondati penso proprio» che il Pd voterebbe a favore. Certo, «dovremmo vedere le carte», ma il Pd ha un «atteggiamento rispettoso di atti della magistratura che fossero corretti».Sono passate poche ore dal tentativo di Giorgio Napolitano di distendere gli animi, con le sue parole ponderate, dopo la visita della delegazione pidiellina, e già il clima è nuovamente infuocato. Il Cavaliere non si aspettava tanto, specie in una fase in cui il dialogo è indispensabile e la situazione politica fluida. Anzi, il centrodestra sperava di riallacciare i rapporti, mentre Pd e Grillo valutano le possibilità di spartirsi le presidenze delle Camere e nello stesso Pd c’è chi continua a pensare che sia più opportuno coinvolgere anche il partito di Berlusconi. Di qui il nuovo attacco: «Ora, anche se i miei avvocati sono di contrario avviso, io non voglio credere che i miei giudici stiano correndo verso una condanna prestabilita. Nonostante tutto mi aspetto ancora giustizia, almeno da questa corte», commenta Berlusconi senza conoscere le indicazioni da Napoli. Il leader del Pdl si riferisce però al giudizio d’appello attualmente in corso a Milano sui diritti Mediaset. In quel procedimento, in primo grado, Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione più cinque di interdizione dai pubblici uffici. «Corre voce - dice l’ex premier a
Panorama – che nel palazzo di giustizia di Milano si parli espressamente e senza vergogna di una "Operazione Craxi 2". Non sono riusciti a eliminarmi con il mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano a provarci attraverso questo uso della giustizia a fini di lotta politica. Sanno che sono io il vero ostacolo sulla strada della sinistra». C’è poi il processo Ruby. L’idea di fissare quattro udienze consecutive per arrivare alla sentenza di primo grado il 25 marzo fa infuriare il Cavaliere, convinto del «pregiudizio politico» di una «parte della magistratura». Il problema agli occhi, prosegue, «non mi impedisce di vedere bene nel mio futuro: io so che a Milano non ho mai avuto giustizia». Berlusconi, dunque, è certo di dover «attendere la Cassazione». Intanto ripete di essere malato, per calcare su quello che considera un accanimento da parte di Ilda Boccassini. «Il mio stato – spiega – potrà anche suscitare l’ironia di qualche pubblico ministero» che ottiene una visita fiscale. «La magistratura si è trasformata – dice – da ordine dello Stato in un potere assoluto, onnipotente e irresponsabile». L’ex premier ha diversi fronti su cui parlare. E riguardo alla vicenda della compravendita del voto di De Gregorio, Berlusconi si stupisce del fatto che i giudici abbiano ascoltato la versione dell’ex senatore dell’Italia dei valori, senza fare «le opportune investigazioni, che avrebbero dimostrato subito l’assurdità delle dichiarazioni di De Gregorio». Insomma, il Cavaliere continua a difendersi e insieme attacca la magistratura, o almeno una sua parte. I suoi lo seguono. Il segretario del Pdl Angelino Alfano parla di «guerra dei 20 anni» da parte dei «magistratti di sinistra». E avverte: il partito «reagirà duramente al disegno di dichiarare ineleggibile Berlusconi per sollecitare quella parte di magistratura politicizzata ad avanzare l’assurda richiesta di provvedimenti restrittivi a carico del leader di 10 milioni d’italiani».Beppe Grillo, invece, attacca Napolitano. «Povero Paese dove un presidente della Repubblica invece di andare in prima serata in televisione a condannare un atto eversivo di portata enorme come la triste sfilata di parlamentari negli uffici giudiziari, riceve Alfano (ex ministro della Giustizia...) al Quirinale il giorno dopo», scrive sul suo blog il leader del Movimento 5 stelle.