«Ho già chiarito tutto: le veline non vero, le minorenni assolutamente non vero, Mills assolutamente non vero...». È ancora mattina quando Silvio Berlusconi dai microfoni di Radiodue manda in onda una difesa che, minuto dopo minuto, assomiglia sempre di più a un atto d’accusa. «Tutte calunnie pure che si ritorceranno contro chi le ha agitate... », va avanti a testa bassa il premier. Dieci ore più tardi il capo del governo lascia il Quirinale dove ha partecipato al ricevimento per la festa della Repubblica e 'regala' ai taccuini dei cronisti un ulteriore particolare sul caso Noemi: «Ora non credo che ci sia più bisogno di un mio intervento in Parlamento». Una pausa precede la spiegazione della sua scelta. «Vedete – dice rivolto ai cronisti – di queste vicende ne hanno parlato tanto gli altri». Per l’intera giornata Berlusconi passa da uno studio radiofonico a uno televisivo. Le interviste si accavallano e il j’accuse del premier è sempre più duro. «Oramai la carta dei valo- ri della sinistra è diventata Novella 2000 », attacca il premier che con l’occhio puntato al voto di questo fine settimana azzarda una previsione: «Sarà la prima e ultima volta perchè i risultati elettorali sanciranno una terribile sconfitta di questa sinistra che ha sostituito il programma che non ha con le calunnie...». Quando è quasi sera Berlusconi arriva al Quirinale. Qualcuno lo applaude, qualcun altro lo contesta. Le domanda arrivano comunque inevitabili. Sul caso Mills prima delle altre. «Una cosa indegna, vergognosa... Sono vicino a scoppiare», ripete il presidente del Consiglio. E, intanto, il sottosegretario Francesco Giro, da sempre ascoltato collaboratore del premier, azzarda un’ipotesi: «Di fronte al dilagare di questa operazione di demonizzazione di Berlusconi incomincio a chiedermi se non sia davvero opportuno andare al voto anticipato per lasciare finalmente agli italiani l’ultima decisione». Non c’è comunque tensione nel ricevimento al Colle. Berlusconi attraversa le sale del Quirinale a breve distanza dal presidente della Repubblica. Dietro di loro c’è Gianni Letta. I minuti scivolano leggeri: strette di mano, saluti, e una 'confessione' sullo stato di salute: «Un fastidiosissimo dolore al collo non mi lascia in pace da troppi giorni». Intanto sulle agenzie è Umberto Bossi ad affondare il colpo contro le toghe: «Mi auguro di non dover avere a che fare con i magistrati che sono una brutta razza». E il caso Noemi? La linea di Bossi è identica a quella del premier. «È tutta una montatura: sembra una cosa inventata, pompata ad arte... Spiace solo che rovina la famiglia. La politica si fa con cose serie non con le stupidate inventate sui giornali. Non credo a una parola». Parla Bossi, ma parla anche Berlusconi. Confermando che il 15 giugno a Washington avrà «un incontro di lavoro» con il presidente degli Stati Uniti. Spiegando che sarebbe «un voto non utile » quello dato alle europee ai piccoli partiti, che difficilmente raggiungeranno la soglia del 4 per cento e quello attribuito al Pd che in Europa «è un pesce fuor d’acqua». L’ultima riflessione è sulla crisi economica. «Sono d’accordo con chi dice che la crisi sta avviandosi ad essere meno grave. Noi abbiamo fatto tutto ciò che un governo poteva fare, l’abbiamo fatto meglio e prima degli altri governi europei. Ora – avverte intervistato dal Tg2 – sta agli italiani di avere fiducia, e di non farsi spaventare, di non avere paura della paura». E poi – rivela il premier nell’ennesima intervista del giorno – «tutti dobbiamo darci una mano sapendo che di questa crisi non è morto e non morirà nessuno, e che c’è un governo vicino a chi ha bisogno. Dobbiamo guardare al futuro con volontà ed ottimismo E con ottimismo, perchè senza ottimismo non si va da nessuna parte».