Attualità

TERREMOTO IN ABRUZZO. L'Aquila, Berlusconi promette: «Case vere entro l’autunno»

venerdì 17 aprile 2009
«Entro l’autunno tutti saranno fuo­ri dalle tende». Silvio Berlusconi torna in Abruzzo per inaugura­re la prima scuola che riprende le lezioni in tenda. Un piccolo segno di speranza, qui a Poggio Picenze, paesino semidistrutto a 15 chilometri dall’Aquila, che il premier sceglie per lanciare il solenne impegno. Accanto a una rassicurazione, altrettanto solenne: «So­no state individuate tutte le possibilità per reperire i fondi necessari. Su questo sono se­reno ». Quanto ai beni culturali, c’è l’idea di una «lista di nozze», la chiama così, di 38 «gioielli» da assegnare in base alla gara di so­lidarietà già in atto e secondo le prio­rità che saranno individuate di con­certo dal Ministero Beni Culturali e dal Comune dell’Aquila. Berlusconi arriva a Poggio Picenze intorno alle 13 - tutto il paese era ad attenderlo già da un paio d’ore - pre­ceduto dal ministro Maria Stella Gel­mini, giunta intorno a mezzogior­no. «Ho portato delle cose con me», sussurra appena arrivato. Si capirà solo a cerimonia finita a che cosa si riferisse. Quando, in compagnia del sindaco Nicola Manna e pochi addetti ai la­vori entra nel tendone, e lì dà il meglio di sè. Recita una poesia di Aldo Palazzeschi («Rio bò») e tira fuori gadget di ogni tipo con l’in­tento di restituire un sorriso ai bambini. Fir­ma autografi ai bambini macedoni. Nel pae­se c’è infatti una cospicua comunità inse­diata, un tempo addetta alla pastorizia, e che ora si è data al settore edile. Si ricorda­no anche i piccoli Alene e Loris, oggi, morti sotto le macerie. Alene, appunto, era una bimba macedone. Berlusconi ha parole di elogio per tutti, per i cittadini tenaci, per le forze dell’ordine, e «per i 13 mila volontari che hanno scritto una pa­gina straordinaria di generosità del nostro Paese di cui andare fieri». Ripete che non sa­ranno costituite «né baraccopoli né tendo­poli ». Anche se per la prima volta ammette che «per gli interventi nel centro storico ci vorrà tempo». Dunque si starebbe pensando a dei nuovi quartieri da allestire a tempo di record con moderne tecnologie, che servano da alloggio temporaneo ma non precario, da riconvertire poi, a ricsotruzione ultimata, ad uso turistico, residenziale o di campus uni­versitario. Su questo è d’accordo anche il Comune del­l’Aquila nonostante il diverso colore politico rispetto al governo centrale. Ma sull’entità del danno, dunque sulla portata delle misu­re da adottare, non si sbilancia. «Non c’è an­cora la mappa completa dei danni», spiega. «Abbiamo messo in campo diciassette mi­sure possibili, ma una, che era uscita nelle indiscrezioni e non avevo fatto io, l’ho cassata. Così sono 16». Il riferimento sembra proprio essere alla tassa sui redditi più alti. Anche perché l’altra misura che ha fatto discutere, quella del cinque per mille, non la esclude, «a patto che non tolga risorse alle onlus». «Vi stupiremo», dice ai giornalisti, un po’ anche per rompere l’assedio. Spiega che l’idea è quella di scatenare una gara fra istituzioni, «con tanti cantieri», per snellire i tempi di realizzazione. «Non è questo il momento si sterili polemi­che », dice anche, negando però di aver volu­to in questo modo attaccare Gian­franco Fini («mi riferivo all’opposi­zione ») per le polemiche sui rispar­mi che ci sarebbero stati con l’elec­tion day. Ma su questo è durissimo, invece, con la Lega, quando spiega di esser stato costretto a rinunciare a un obiettivo del Pdl, cioé il bipartiti­smo, preferendo rinunciare all’elec­tion day che avrebbe certamente fa­vorito una svolta in tal senso. Sulla questione c’era stato anche un deli­cato fuori programma che aveva co­stretto la Gelmini a chiudere brusca­mente il suo intervento, con un cit­tadino del posto che inveiva; «Ver­gognatevi, avete voluto fare un regalo alla Le­ga ». L’intervento discreto di agenti in bor­ghese, però, evitava il ripetersi dell’improv­visata anche dopo, al cospetto del premier. Che quindi può proseguire sereno e soddi­sfatto, in direzione della vicina Picenze. Qui visita il piccolo ospedale da campo messo in piedi dal battaglione San Marco, scherza col parroco «abbronzato» e torna a parlare di ri­costruzione con la gente di quest’altra ten­dopoli, illustrando un’altra misura allo studio per il decreto Abruzzo, che potrebbe essere varato la scorsa settimana, al quale sta atti­vamente collaborando il presidente della Re­gione Gianni Chiodi. Per alleggerire il carico gravante sulla mano pubblica si pensa a in­centivi a beneficio di chi sceglierà il fai-da-te. «Se volete rifarvi la casa da voi rico­strunedola o ristrutturandola, lo Sta­to vi sosterrà. L’aiuto - entra nei det­tagli - potrà arrivare a una cifra del 33 per cento, in più vi verrà concesso un mutuo al tasso del 4 per cento e pos­sibilmente fino al 50 per cento del va­lore dell’immobile. Insomma - con­clude - un terzo lo mettete voi, un terzo lo Stato». Poi parla anche dei sistemi edilizi allo studio. «Le nuove case saranno capaci di resistere a qualunque tipo di scossa» Parla di case «da 50 metri a 102-104, che saranno co­struite su una piastra che separa il tutto dal terreno», sul modello di una nuova tecnica costruttiva giapponese. Berlusconi, che ha avuto anche un incontro con il sottosegretario Guido Bertolaso (che l’ha accompgnato per l’intera giornata) per fare il punto della situazione, riserva l’ultima tappa al centro storico dell’Aquila, dove rag­giunge il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, al termine di un giro che fra i monu­menti danneggiati in compagnia del sinda­co Massimo Cialente. E’ qui che Berlusconi lancia l’idea della «lista di nozze», seduto sui gradini della Chiesa di san Bernardino, da Siena come l’istituto di credito cui l’aquila­no Bruno Vespa è già riuscito, in diretta tv, a strappare la promessa di restauro.