Attualità

LA MOSSA DEL CAVALIERE. Berlusconi: «Più poteri al premier e meno al Quirinale»

Arturo Celletti mercoledì 11 maggio 2011
«Dobbiamo cambiare la composizione della Corte Costizionale, dobbiamo cambiare i poteri del presidente della Repubblica...». Silvio Berlusconi per un attimo resta in silenzio. Poi, alza gli occhi sul popolo del Pdl, e chiude quel ragionamento destinato a trasformarsi nella vera notizia della giornata politica: «... Dobbiamo, come in tutto l’Occidente, dare più poteri al premier e all’esecutivo». I toni sono sereni, ma le ultime fibrillazioni tra palazzo Chigi e il Quirinale danno più forza a quelle parole. Le trasformano quasi in un j’accuse. In un’ultima sfida a Giorgio Napolitano. Non è una provocazione, non è una minaccia destinata a durare poche ore. Il premier ripete di voler fare sul serio e per dimostrarlo accelera sui tempi. «È una riforma indispensabile, la presenteremo presto in Consiglio dei ministri». Sono ancora ore di tensioni con il Colle. Berlusconi non ha digerito l’offensiva di Napolitano sul rimpasto e proprio su questo terreno rinnova la sfida. Anche in questo caso – avverte il premier – c’è una legge pronta per il prossimo vertice dell’esecutivo. L’obiettivo? Aumentare il numero dei componenti del governo. E già ipotizza un sottosegretario in più per ogni ministero.Mancano poco più di cento ore al momento della verità: il premier sa che l’esito delle amministrative può cambiare, forse stravolgere, le sorti della legislatura. E sa anche che le sfide che contano sono due: Milano e Napoli. «Ora che ci sono le elezioni i pm di Napoli hanno chiuso le discariche, io porterei i rifiuti da loro in Procura» attacca il Cavaliere, che continua a rivendicare i risultati e gli sforzi del suo governo: «Siamo intervenuti con l’esercito. Speriamo sia l’ultima volta e che con queste elezioni torni il buon governo». È un comizio e il premier sa come muoversi. Sa quali temi toccare. Le intercettazioni? «Non ci deve essere nessuna possibilità che vengano utilizzate come prove nei processi». I pm di sinistra? «Sono una malattia della democrazia, la sovranità non appartiene più al popolo. Questo non lo possiamo più tollerare». La riforma della Giustizia? «Serve una separazione delle carriere, solo così avremo un processo giusto». C’è entusiasmo a Crotone. Berlusconi accenna a smorzarlo: «Non esagerate perchè il presidente del Consiglio è vecchietto e potrebbe essergli fatale un’emozione troppo forte». Ma è solo una parentesi. La campagna elettorale scalda il clima e il Cavaliere non risparmia bordate alla sinistra e ai suoi leader. Anche attingendo a un repertorio quasi da varietà. «Sono costretti a venire in Parlamento e devono andare in bagno e sono costretti a farsi la barba, ma non è che si lavino molto...». Qualcuno ride, molti no. Fassino, da Torino, alza la voce: «Sono offese meschine, è alla frutta...». Bersani replica con un doppio senso: «Certo, ci laviamo poco, perché noi siamo puliti...». Berlusconi torna serio e affronta un’ultima questione: la riduzione del numero dei parlamentari. «Sono troppi e stanno male anche loro, perchè è alienante stare solo lì a votare con la Camera che si trasforma in un grande e continuativo gossip». E allora «subito dopo le amministrative partiremo con una grande legge di iniziativa popolare per portare il numero dei deputati a quattrocento e dei senatori a cento». Certo – ammette Berlusconi – «non saranno contenti e quindi immagino che bisognerà scaglionare l’iniziativa nel tempo».