Attualità

La «corsa» del Cavaliere dà la scossa. Che i partiti ascoltino e si sveglino

Marco Tarquinio sabato 15 gennaio 2022

Gentile direttore,​Berlusconi ha preteso «fedeltà» e gli alleati lo hanno candidato al Quirinale. Poiché la figura del Presidente della Repubblica è anche un faro che illumina la vita degli italiani, desidererei sottolineare – al di là di quanto previsto dalla Costituzione – principalmente due requisiti: i comportamenti morali della persona, nonché gli interessi materiali (se vi sono) che questi rappresenta. Conosciamo tutti i comportamenti morali e legislativi ad personam di Berlusconi. Una pur rapida riflessione su questi aspetti potrebbe fargli capire meglio l’inopportunità della sua "corsa", come pure offrire il terreno per scremare altre candidature.​
Giancarlo Pellegrini, Gubbio (Pg)

Caro direttore,
la determinazione del presidente Mattarella nel declinare l’invito a proseguire al Quirinale, è un messaggio che va oltre la sua posizione istituzionale. Ci ricorda che il percorso lavorativo, e il ruolo che ne deriva, è solo una fase della vita che bisogna saper lasciare con eleganza: non siamo indispensabili e bisogna aver fiducia nel dopo di noi. Sono vicino alla pensione, e so che, sbagliando, si può vivere la fine dell’"età fertile" come un lutto. Anche la nostra politica, povera di ideali e priva di grandi leader, ama lo status quo. Berlusconi che punta al Colle ne è rappresentante emblematico, e il suo non voler capire l’inopportunità della "corsa" umilia prima di tutto lui stesso.
Eugenio Sgarbi, Bologna

Gentile direttore,
non sono prevenuto nei confronti di Berlusconi, ma mi stranisce la tranquilla insistenza (mai smentita) delle cronache su un atteggiamento-strategia dello stesso ex Cavaliere, che fa pensare a un’autentica "campagna acquisti" tra i grandi elettori per conquistare la Presidenza della Repubblica. Tutto ciò è anti-democratico, scorretto e cozza contro i princìpi etico-morali di una società civile e di una politica degna, che non può mai diventare capriccio e pura ambizione personale. Mi chiedo anche se un condannato che ha scontato la pena possa diventare Capo dello Stato.
Franco Petraglia, Cervinara (Av)

Gentile direttore,
in questi giorni provo dolore per la scomparsa di un uomo, David Sassoli, sempre educato e corretto nei vari campi civili e politici in cui ha lavorato. Un cristiano autentico! Non sapendo nulla delle sue condizioni di salute, avevo pensato che sarebbe stato adatto a subentrare al nostro presidente Mattarella. Quanto invece sfigura al confronto la candidatura di Berlusconi! Basta il buon senso della gente comune per rendersi conto che ha "fatto il suo tempo" e che gli farebbe più onore mettersi da parte e lasciare a persone più giovani, e meno chiacchierate, di aspirare a una carica che rappresenti in modo corretto la nostra Patria.
Lucia Vezzaro, Vezzano (Pd)

Caro direttore,
la candidatura del centrodestra di Silvio Berlusconi, oltretutto ormai 85enne, alla Presidenza della Repubblica, suona come una provocazione. Il personaggio è in assoluto il più divisivo nel Paese, per le ragioni che tutti conosciamo. Una fetta significativa dello stesso elettorato di centrodestra si sente in imbarazzo su tale proposta, e non parliamo di quello orientato a centrosinistra. Da giorni sento affermazioni del tipo: "Io mi vergognerei di dirmi italiano". E non pochi aggiungono persino, certo forse esagerando un poco: "Io cambierei Paese". Qualunque sondaggista credo che potrebbe confermare questo diffuso disagio.
Vincenzo Ortolina, Carugate (Mi)

Caro direttore
per correttezza, premetto la mia sostanziale diffidenza nei confronti di Silvio Berlusconi e la conseguente difficoltà anche solo a pensarlo Capo dello Stato. Come dar credito a una persona, tralasciando vicende più o meno remote, che invece di commentare il messaggio di fine anno di Mattarella si permette, quasi, di "duplicarlo"? Certo, democrazia è accettare ciò che la maggioranza decide, e in realtà lo riconoscerei – se eletto – come mio eventuale Presidente, ma certi giochi di potere credo abbiano ben poco a che fare con i princìpi della Costituzione.
Maria Luisa M., Verona

Gentile direttore,
mi lascia molto perplesso la scelta del centrodestra di candidare Berlusconi al Quirinale. A prescindere da altri aspetti non certo trascurabili, ha 85 anni, una salute precaria, è ospite abituale dell’Ospedale San Raffaele e dovrebbe stare al vertice della nostra patria per 7 anni! Penso che ormai spetti soltanto a lui fermare questo balletto, che non giova all’Italia e neanche alla sua immagine, e spianare la strada a un’altra figura che raccolga il consenso più largo possibile.
Angelo Guzzon, Cernusco Lombardone (Lc)

Caro direttore,
molestie, violenza sessuale a danno delle donne... la notte di Capodanno a Milano... gli stupri di gruppo a Roma e altrove, Tutti (o quasi) d’accordo nell’affermare che la causa di questi fatti disgustosi risiede nella inaccettabile mentalità che riduce la donna a oggetto a disposizione del maschio e da ridurre al profilo fisico e sessuale. In questo contesto, da cittadina e da insegnante, mi chiedo come sia possibile anche solo pensare di proporre alla Presidenza della Repubblica una persona come Berlusconi che questa mentalità ha tanto contribuito a crearla: con lo stile di vita, le parole, le "barzellette" e le visioni che ha fatto circolare nella nostra società...
Marina Del Fabbro, Trieste

Caro direttore,
mi sembra fuori dalla logica parlare di una candidatura di Berlusconi al Quirinale. Se a rappresentare gli italiani e l’Italia nel mondo non sappiamo trovare di meglio significa che abbiamo sovvertito la scala dei valori morali. In tanti, all’inizio, abbiamo pensato a una boutade, ma poiché ora la candidatura è appesa solo al "sì" dello stesso candidato, la cosa non fa ridere più! Chi non ricorda le gravi espressioni nei confronti di Angela Merkel e il sorrisetto fra lei e Sarkozy? Chi ignora le "leggi ad personam" e le "compere" di parlamentari? Chi ha dimenticato la condanna per frode fiscale e gli attacchi al galantuomo Enzo Biagi?
Raffaele Pisani, napoletano a Catania

Gentile direttore,
mi chiedo come si possa candidare a Presidente un soggetto materialista e vanesio come Berlusconi. La considero un’offesa imperdonabile a tutti gli italiani seri, comunque la pensino e comunque votino.
Mariano Dellavedova, Nerviano (Mi)

Gentile direttore
vivo da oltre 50 anni in Germania. L’Italia si presenta all’estero principalmente nelle sue figure istituzionali e tale giudizio ricade poi su noi, cittadini italiani che viviamo fuori dai confini nazionali. La candidatura di Silvio Berlusconi a Presidente della Repubblica fa rumore. Tanti, quasi tutti, sanno che è stato condannato per evasione fiscale e che pesa su di lui il sospetto che lo abbia fatto più di una volta. Ora, nel caso tale persona fosse eletta, si direbbe a tutto il mondo in maniera ufficiale: "L’italiano doc è l’evasore"! Chi evade, chi non è solidale con i suoi concittadini, diventerebbe infatti il rappresentante di tutto il nostro popolo, con buona pace degli onesti. Vorrei invece esser fiero dell’Italia e dei suoi valori.
Piero Bartalesi, Francoforte (Germania)

Gentile direttore,
il rifiuto del centrodestra di qualunque veto rispetto al nome dei Silvio Berlusconi quale prossimo Presidente della Repubblica forse fa parte di quelle sottilissime manovre politiche, che alla gente comune non è dato di capire, che in realtà mirano ad altro. Me lo auguro. E spero che il divisivo Berlusconi non sia eletto (e neppure candidato). Vorrei tanto che fosse lui stesso a fare un passo indietro. C’è da riavvicinare la gente comune alla politica non da allontanarla di più.
Davide Bonetti, Milano

«Vox populi, vox Dei», si diceva un tempo. E mi verrebbe da ripeterlo, chiudendola qui: di un Silvio Berlusconi al vertice della Repubblica non se ne parli più. E questo perché l’ampiezza e l’allarmata coralità delle riflessioni di lettori e lettrici, colpiti e scossi dall’insistenza sulla candidatura di Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica, sono eloquentissime e in buona parte coincidono – guarda un po’ – con il parere che anch’io ho espresso in diversi interventi pubblici. Ma invece se ne parla, eccome. E sono anche consapevole, se non altro per lungo mestiere, delle ragioni politiche e dei giochi politicistici, delle debolezze e delle presunzioni, per cui questo accade e la vicenda quirinalizia continua a complicarsi. Vedo, insomma, l’impasse incombente e, persino, il rischio di un esito preterintenzionale dell’ormai prossima elezione del nuovo Capo dello Stato. Un esito cioè non voluto, ma dannosamente prodotto e subìto da una maggioranza istituzionale incapace di esprimersi in quanto tale, anche se essa è ben possibile e sarebbe ragionevole – nel difficile passaggio in cui l’Italia è impegnata – realizzarne una persino più ampia di quella che sostiene il governo Draghi. Ma francamente non so se oggi – in passato l’ho visto fare – ci siano la lucidità e la capacità di evitare errori e fare centro. Sarebbe il colmo se nonostante la salutare scossa di queste ore, il Cavaliere trovasse il suo, e solo suo, traguardo di rivincita per un mix di perizia, di malizia e di inerzia...
Constato, poi, l’effetto che fa veder rappresentata come un censurabile "teatrino" di commerci di voti e di ambizioni personali l’Assemblea chiamata a eleggere il Presidente. E sento anch’io l’eco di vecchi, mortificanti e insopportabili giudizi e pregiudizi che tornano a circolare sull’Italia e sugli italiani. Spero ancora che lo stesso Berlusconi, nello sciogliere la sua "riserva", faccia un passo di lato e aiuti a sciogliere con saggezza anche queste preoccupazioni. E che tutti i leader di partito si dimostrino all’altezza della prova.